di Ramón Jacques
Il soprano francese Véronique Gens si è fatto conoscere come interprete di spicco del repertorio barocco e da qualche anno anche come una delle migliori cantanti mozartiane del suo registro. Grazie al successo come Donna Elvira al Festival de Aix-en-Provence, sotto la direzione di Claudio Abbado e di Peter Brook, ha cominciato a ricevere inviti da importanti teatr d'opera, orchestre e festival, fra cui: la Filarmonica di Berlino, Age of Enlightenment, Orchestre National de France, Orchestre de Paris, Théâtre des Champs-Elysées de Paris, Baden Baden Festival, Liceu de Barcelona, Teatro Real de Madrid, Theatre de la Monnaie de Bruselas, Nederlandse Opera di Amsterdam, Accademia di Santa Cecilia di Roma, Boston Symphony Orchestra, Les Arts Florissants, Les Talens Lyriques, Festival di Salisburgo. È stata diretta, fra gli altri, da Charles Dutoit, Frans Brüggen, Louis Langrée, William Christie, Marc Minkowski, John Neschling, Wyung-Whun Chung, Ivor Bolton, Jean-Claude Malgoire, Jean-Claude Casadesus, Christophe Rousset, Trevor Pinnock, Sir Neville Marriner, Marek Janowski, Marcello Viotti, Thomas Hengelbrock, Serge Baudo e Sebastian Weigle. Véronique, che ha inciso più di sessanta dischi e diversi riconoscimenti internazionali fra cui la nomina a Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres in Francia, ci parla della sua carriera.
Come è nata la tua passione per il canto?
In realtà è stato il canto che è venuto da me dall'inizio: ho sempre cantato, prima in un coro di bambini, poi in un coro di adulti.
Dal punto di vista vocale, attualmente a che punto ti senti del tuo cammino?
Penso che la mia voce abbia raggiunto la maturità e di essere nel pieno delle mie possibilità. La mia “vera voce” è ora dove deve stare e non avrà ulteriori modifiche.
Che incisione, personaggio o aria raccomanderesti a chi volesse scoprire per la prima volta la tua voce?
Sono molto soddisfatta del mio disco Tragédiennes 3 perché credo che rifletta assai bene l'evoluzione della mia voce in questo momento e ormai non la riconoscevo più nelle registrazioni meno recenti. Credo anche che l'incisione delle Nuits d'eté di Berlioz, da poco uscite per Ondine, sia molto migliore di quella che realizzai per la EMI un decennio fa.
Si può dire che compositori come Mozart, Gluck, Lully, Rameau, Berlioz siano quelli che più ti appagano per voce e temperamento?
Certo che sì, coincidono con la mia maniera di affrontare la musica, mentre mi sento distante da compositori come Rossini, la cui estetica non mi dice nulla.
Recentemente hai affrontato il ruolo di Eva in Die Meistersinger von Nürnberg al Liceu de Barcelona, la tua prima incursione nel repertorio wagneriano. Cosa ha significato per te questa esperienza?
Questa Eva è stata una bella avventura per me, e spero possa ripetersi. Io consideravo, infatti, Wagner un territorio esclusivo per “altri” e proibito per me. Il ruolo richiede una voce di soprano lirico un po' carnoso e mi sono resa conto che Mozart e Wagner si devono cantare nella stessa maniera, giacché non esistono più modi di cantare bene e, se la voce riesce a passare l'orchestra wagneriana, perché privarsi di una così bella esperienza?
Quali soprani ammiri e consideri un punto di riferimento?
Io adoro Kiri te Kanawa e Felicity Lott, due voci inmediatamente riconoscibili, di qualità eccezionale.
Quali sono le figure che più hanno nfluito sulla tua carriera?
Senza dubbio William Christie, che incontrai al Conservatorio di Parigi, comepure Jean-Claude Malgoire, Claudio Abbado e Thomas Hengelbrock.
In base alla tua esperienza, come deve essere un buo direttore?
Il cantante deve sentirsi a proprio agio con il direttore perche da questo dipende il buon esito del concerto o della recita. Il direttore deve respirare con il cantante, deve sentirlo, guidarlo, ma anche seguirlo. È sempre più tranquillizzante e piacevole per un cantante lavorare con chi già si conosce.
A proposito, da dove viene la serenità che esprimi sempre sulle scene?
Che bello se si può dire che io esprima sempre serenità sulla scena! Ma, credimi, timore de emozione non mancano mai. La respirazione è quasi primordiale quando si canta e può essere che da qui derivi questa imrpessione di calma. Anche quando dentro ci si sente in ebollizione bisogna gestire lo stress per poter cantare correttamente e toccare le persone con la voce, cosa che, come saprai, richiede un grande impegno.
Il momento della tua carriera che più ricordi?
Cantare Donna Elvira ad Aix-en-Provence con la messa in scena Peter Brook e la direzione di Claudio Abbado, un'occasione importantissima che mi ha fatta conoscere in tutto il mondo in questo ruolo.
Per concludere, quali ruoli ti piacerebbe affrontare in futuro?
Ho sognato a lungo di interpretare la Marescialla nel Rosenkavalier, e anche, perché no?, a Desdemona di Otello. Poi, chiaramente, mi piacerebbe moltissimo canttare qualche altra parte wagneriana adatta alla mia voce.