di Ramon Jacques
Il giovane soprano francese Julie Fuchs sta conquistando pubblico e critica con la sua voce calda, rotonda e piena, una presenza scenica intensa e un talento d'attrice notevole, abbinato a un carattere, fuori scena, sincero e modesto. Aggiudicatasi nel 2012 la Victoire de la Musique nella categoria "Révélation lyrique de l'année", Julie ha ottenuto numerosi altri riconoscimenti: secondo premio al concorso Operalia Placido Domingo 2013, Artiste lyrique de l’année per la Victoire de la Musique 2014, "Révélation Musicale'' 2012-2013 del Syndicat Professionnel de la critique de théâtre, musique et danse.
Collabora con maestri come: Christophe Rousset, Louis Langrée, Fabio Luisi, Adam Fischer, Giovanni Antonini, Ivor Bolton, Jérémie Rhorer, William Christie, Marc Minkowski, Daniele Rustioni, Teodor Currentzis… così come con registi fra cui Andreas Homoki, Christof Loy, Willy Decker, Saburo Teshigawara, Emilio Sagi, Michel Fau, Christoph Marthaler.
Fra i suoi impegni recenti e imminenti citiamo Musetta (La bohème) alla Bayerische Staatsoper di Monaco, La Folie (Platée) all'Opéra de Paris, la Contessa Folleville (Il viaggio a Reims) alla Zurich Opernhaus, Marie (La fille du régiment) alla Wiener Staatsopee, Lucia di Lammermoor all'Opéra d'Avignon, Zerlina (Don Giovanni) al Festival d'Aix-en -Provence, e la Messa di do minore di Mozart al Festival di Salisburgo.
Le abbiamo posto qualche domanda.
Ha sempre sognato di cantare?
Assolutamente no. Ho prima sognato di essere ballerina, pastorella, poetessa, stilista, giornalista, infermiera… Avendo intrapreso presto gli studi musicali con il violino, ho frequentato l'ambiente della musica classica da questa prospettiva prima di dedicarmi al canto e al teatro verso i diciotto, diciannove anni. All'epoca non immaginavo che avrei fatto la cantante. Volevo, tutt'al più, indirizzarmi alla direzione di coro. L'espressione vocale mi piaceva già molto, certo, ma quello di cantante non mi sembrava un avvenire reale e realistico.
Ci può parlare della sua voce? Ha dei modelli?
È la questione più difficile da sottoporre a un cantante. Tanto più che alla mia età la voce di evolve rapidamente. Mi è difficile parlare della mia voce isolandola dal resto di ciò che io sono. È come me, ama esplorare, curiosare dappertutto. A livello di tessitura, di stili, di colori… Ma per rispondere concretamente alla sua domanda, diciamo che al momento sono un soprano lirico leggere con una predisposizione alla coloratura. Da qui, è evidente che Diana Damrau è un esempio vocale, ma molte altre cantanti offrono dei modelli. Devo confessare che non ho proprio l'attitudine della fan e non amo passare il tempo su youtube. In compenso, ammiro, per esempio, quel che ha fatto Natalie Dessay per rendere l'opera accessibile. E amo molto la mescolanza di freschezza e profondità del timbro della Cotrubas.
Ha un repertorio d'elezione? Quali sono i compositori che più l'attraggono?
Sono ancora troppo giovane e troppo curiosa per aver già scelto il mio repertorio prediletto. Ho già fatto discretamente barocco e Mozart ed è vero che con Mozart mi sento a casa. Ma comincio ad approcciare anche il Belcanto con grande gioia, una gioia differente, forse più fisica, meno spirituale… Mi piace ugualmente cantare nella mia lingua.. I cantanti francesi non approfittano abbastanza della fortuna che abbiamo di poter interpretare e rendere la nostra lingua madre con agio e fedeltà. Mi piacciono anche Strauss, il musical, Poulenc, ma quest'estate è stata consacrata a Debussy e Mahler, di cui ho registrato i Lieder giovanili con il pianista Alphonse Cemin. Dunque, in questo momento, assaporo e riscopro questo magnifico repertorio.
Quali sono stati gli incontri più determinanti per la sua carriera?
Davvero io devo molto ad alcune persone. Citerò il mio primo insegnante di canto, Pierre Guiral, che mi ha regalato, oltre a numerose ore supplementari, tutta la comprensione di cui avevo bisogno e che continua a essere un sostegno prezioso per me. La maggior parte dei miei insegnanti, d'altra parte, sono stati veramente di stimolo e incoraggiamento, dandomi molto di loro stessi. Sono molto fortunata. Alain Buet, Susan Manoff, Olivier Reboul... splendide persone, prima di tutto. Ho anche avuto la fortuna di trovare rapidamente direttori d'orchestra che mi dessero fiducia: Hervé Niquet, Jean-Claude Malgoire, Jérémie Rhorer, Christophe Rousset.
Quali ruoli sogna di avvicinare?
Ce ne sono troppi! Oltre ai ruoli che non interpreterò mai (Carmen, Tosca), ci sono Violetta, Lucia, Cleopatra, Lulu, Mélisande, Illia, Ophélie… Sono impaziente di gustare tutti questi personaggi favolosi!
Come vive il suo ruolo d'artista nel mondo di oggi?
Serenamente, con una fede autentica in questa gioia condivisa. Ogni giorno di lavoro mi sento sostenuta da un qualcosa più grande di me. Mi auguro che ciascuno possa vivere quest'esperienza almeno una volta. La nostra società non ha bisogno di uomini ricchi, ha bisogno di uomini felici. Per quel che concerne il ruolo della musica classica e dell'opera nella nostra epoca, credo di essere come ormai quasi tutta la mia generazione: desiderosa di agire in questa meravigliosa eredità con tutta la modernità che ci anima.