di Roberta Pedrotti
Il prossimo 18 luglio L'Ange de Nisida di Donizetti verrà eseguita per in prima assoluta a Londra. La riscoperta dell'opera, che si credeva incompiuta e che l'autore non vide mai rappresentata, si deve a una giovane musicologa italiana, Candida Mantica. Le abbiamo posto qualche domanda sul suo lavoro e sulla partitura ritrovata.
L'Ange de Nisida veniva finora ricordata per lo più come un'opera incompiuta la cui musica sarebbe poi confluita nella Favorite. Oggi invece se ne annuncia l'esecuzione, in forma oratoriale, a Londra: come si è arrivati a questa riscoperta? Quali documenti hanno messo sulle tracce dei manoscritti? Quanto ha contato (se ha contato) la fortuna?
La mia fortuna è stata quella di essere selezionata, nel 2008, per un dottorato di ricerca alla University of Southampton, parte del progetto FICTOS (Franco-Italian Cultural Transfer Opera and Song), finanziato da Arts & Humanities Research Council e ideato e co-diretto dai professori Mark Everist e Francesco Izzo. Loro, per primi, hanno creduto che una ricostruzione dell’Ange de Nisida fosse possibile e necessaria e, per questo, ne avevano proposta la realizzazione. Si era, infatti, a conoscenza dell’esistenza e della collocazione della partitura smembrata dell’Ange de Nisida, sebbene essa fosse stata studiata solo tangenzialmente e soprattutto in relazione al processo creativo della Favorite. In passato si era temuto, tuttavia, che una sua ricostruzione fosse un’impresa editoriale troppo dispendiosa e dall’esito incerto, in considerazione del suo stato – ritenuto frammentario – e della difficoltà di leggere le parti confluite nella Favorite. Queste ultime riportano infatti numerose e pesanti cancellature e sostituzioni al di sotto delle quali, come in un palinsesto, si sarebbe dovuto decifrare lo strato risalente all’Ange de Nisida. Forse è bene fare un passo indietro e dare qualche informazione in più sulla storia dell’opera.
Donizetti compose L’Ange de Nisida nel 1839 per il Théâtre de la Renaissance, che però chiuse nel maggio del 1840, prima che l’opera potesse essere rappresentata. Quando, qualche mese dopo, reimpiegò parte della musica precedentemente composta per L’Ange de Nisida nella Favorite, Donizetti ne inserì fisicamente alcune pagine nella nuova partitura, il che ha contribuito a complicarne il quadro testimoniale. Le pagine non confluite nella Favorite (e che costituiscono più di metà dell’opera), sono conservate alla Bibliothèque Nationale de France (Parigi), in diciotto cartelle differenti, il cui ordine non rispecchia la struttura dell’opera. Al momento non si conosce invece la collocazione della partitura autografa della Favorite. Ne ho potuta però consultare una sua riproduzione in microfilm – in bianco e nero – alla New York Public Library. Quest’ultima circostanza ha aggiunto un ulteriore grado di difficoltà alla decifrazione.
Mi è stato possibile ripristinare l’ordine delle pagine dell’opera grazie ad una bozza di lavoro del libretto (di mano di uno dei due librettisti, Gustave Vaëz), che si conserva alle Archives Nationales di Parigi. Il testo di questa bozza presenta diverse cancellature e si possono distinguere almeno tre diversi strati d’intervento. Donizetti ha accolto le varianti risalenti al secondo strato, ma non tutte quelle risalenti a quello più recente. Nel 2002 era stata curata una trascrizione del testo verbale dell’Ange de Nisida, che però si basava su due belle copie del libretto consegnate alla censura nel gennaio del 1840 (anch’esse conservata a Parigi), divergenti in molti punti dal testo presente in partitura.
Entro la fine del dottorato a Southampton avevo trascritto la bozza di lavoro del libretto, ricostruito l’ordine della partitura e edito tutte le sezioni non confluite nella Favorite (quelle, cioè, conservate a Parigi). È stato allora che Opera Rara, celebre casa discografica londinese del settore, mi ha commissionato una partitura dell’intera opera, dandomi così la possibilità di portare a termine il mio progetto di ricerca. Dal 2014 al 2016 (ma ancora in questi giorni sto correggendo le ultime bozze) ho dunque completato la mia edizione, con la supervisione di Roger Parker, consulente di Opera Rara oltre che condirettore dell’Edizione nazionale delle opere di Gaetano Donizetti. Il prossimo 18 luglio l’opera sarà eseguita per la prima volta – in forma di concerto – al Royal Opera House (Londra) e in quell’occasione Opera Rara ne curerà un’incisione discografica, che sarà lanciata sul mercato nel 2019.
Rispetto a quel che conosciamo attraverso La favorite, c'è della musica che potremmo definire inedita nell'Ange de Nisida? O musica che poi Donizetti ha rielaborato anche per altri lavori? L'opera è effettivamente completa o si sono dovuti effettuare degli interventi di raccordo per renderla rappresentabile (come per Le duc d'Albe)?
Assolutamente sì, più di metà dell’Ange de Nisida non è stata poi riutilizzata nella Favorite. Nelle sezioni in comune, inoltre, si riscontrano divergenze significative tra le due versioni, che possono interessare la tonalità d’impianto, i personaggi coinvolti, l’equilibrio tra le diverse voci o il contesto drammatico. Si potranno riconoscere altri due casi di autoimprestito: il tema della cavatina di Don Gaspar (che nell’Ange de Nisida è un basso buffo) sarebbe stato ripreso nel Don Pasquale, dove divenne «Un foco insolito» (cabaletta dell’Introduzione) anche se alterato nella sua fisionomia e all’interno di una struttura formale differente. La cabaletta del duetto tra Sylvia e re Fernand d’Aragona sarebbe stata poi riutilizzata in Maria Padilla, nel duetto tra la protagonista e Ines. Nell’Ange de Nisida, tuttavia, Fernand presenta una diversa linea melodica e solo alla fine della cabaletta si unisce a quella di Sylvia. In Maria Padilla, invece, le due sorelle condividono la medesima linea melodica, che espongono insieme, in terze, sin dalla prima esposizione della cabaletta.
Il caso dell’Ange de Nisida è differente da quello di Le duc d’Albe, la cui partitura Donizetti non aveva completato. L’Ange de Nisida è stata interamente messa in musica da Donizetti dalla prima all’ultima scena entro il 27 dicembre 1839, data annotata sull’ultima pagina della partitura autografa. L’opera è anche andata in prova al Théâtre de la Renaissance, tra il febbraio e il maggio del 1840, e pare si stesse già lavorando alla sua mise-en-scène, come ho avuto modo di leggere sulla stampa coeva. Come spesso accadeva, Donizetti si era riservato di completare l’orchestrazione di quattro numeri in prossimità della prima dell’opera. Uno di questi, il duetto tra Sylvia e Leone, sarebbe poi stato riutilizzato nella Favorite, anche se trasposto un tono sotto e con delle sezioni di raccordo modificate. Dunque, si è potuto attingere all’opera più tarda per gran parte dell’orchestrazione del duetto. Per le altre parti del duetto e per gli altri tre numeri, Opera Raraha richiesto l’aiuto del compositore Martin Fitzpatrick. Fitzpatrick ha anche composto qualche passaggio di recitativo (non più di qualche pagina) che non ci è pervenuto, evidentemente andato perso durante il processo di smembramento della partitura dell’Ange.
I brani che oggi ci sono familiari attraverso La favorite hanno nell'Ange un significato, un affetto, una collocazione drammaturgica simile o differente?
Sì, in più di un caso, come negli esempi già accennati, si riscontrano divergenze significative tra le due versioni, che possono interessare la tonalità d’impianto, i personaggi coinvolti o il contesto drammatico.
Ci può illustrare brevemente la trama, il tipo di vocalità e personaggi, le caratteristiche salienti dell'Ange de Nisida?
Chi ha familiarità con la trama della Favorite troverà senz’altro delle analogie con quella dell’Ange de Nisida. Il triangolo amoroso che regola le dinamiche interpersonali (prima donna – tenore – baritono) è comune a entrambe le opere, ma con alcune differenze rilevanti che si rispecchiano anche nello slittamento semantico tra i due titoli. La contessa Sylvia de Linarès, l’angelo di Nisida, è stata attratta alla corte di Napoli con una promessa di matrimonio – mai mantenuta – da parte del re Fernand d’Aragona, che ne ha fatto poi la sua favorita. Di lei s’innamora Leone, un giovane soldato appena condannato a morte per essersi battuto in duello (dunque non un novizio, elemento che nella Favorite rende ancor più torbida la relazione tra Léonor e Fernand). Diverso è anche il ruolo di Don Gaspar, che ha una parte di maggior rilievo nell’Ange de Nisida. In quest’ultima, è proprio il ciambellano del re a proporre un matrimonio di comodo tra Sylvia e Leone, così da aggirare la minaccia di anatema lanciata dalla Chiesa sul re d’Aragona. Leone, ignaro della vera identità di Sylvia, accetta, con profonda delusione di quest’ultima, che crede egli abbia acconsentito a sposarla solo per interessi. Il finale delle due opere è simile, ma presenta alcune divergenze musicali significative. La più interessante riguarda la romanza del tenore, la cui versione risalente all’Ange de Nisida è del tutto inedita. Sebbene possa classificarsi come opera seria per il soggetto, il finale tragico e il tono generale, L’Ange de Nisida presenta anche degli elementi comici, legati al personaggio di Don Gaspar, che sarebbero stati eliminati nella Favorite. Per quanto le trame siano affini, la drammaturgia è diversa, perché si tratta di due opere distinte, pensate per due teatri differenti con differenti orizzonti d’attesa.
Le divergenze drammatiche si riflettono anche sul tipo di vocalità di alcuni dei personaggi. Donizetti scrisse la parte di Sylvia per il soprano Anna Thillon, che aveva da poco rivestito i panni di Lucie de Lammermoor (parte composta, in italiano, per Fanny Tacchinardi-Persiani). Il ruolo di Léonor fu invece plasmato sulle capacità vocali del celebre mezzosoprano Rosine Stoltz, amante del nuovo direttore dell’Académie royale de musique, Léon Pillet. Nel passaggio da un’opera all’altra, la parte della prima donna non fu la sola a subire un cambio di registro. Nell’Ange de Nisida, Don Gaspar è un basso buffo (laddove nella Favorite è un tenore comprimario), cui Donizetti affida una cavatina autoencomiastica nel primo atto e un duetto col re Fernand d’Aragona in apertura del terzo. Entrambi i cambi di registro ovviamente incidono in maniera profonda su rapporti ed equilibri tra le diverse voci, che sono diversi anche in quei numeri che le due opere condividono.
La composizione dell'Ange si colloca in un periodo piuttosto turbolento nella biografia e nella produzione donizettiana. Questa riscoperta getta nuova luce sul lavoro del Bergamasco? C'è la speranza di ritrovare altri suoi lavori creduti perduti o incompiuti?
È un periodo cruciale per la carriera di Donizetti, in cui si emancipa dai circuiti operistici italiani per approdare finalmente nella capitale francese. Già nel 1835 aveva composto Marino Faliero per il Théâtre-Italien, opera seria in italiano che non aveva però portato ad altri incarichi. Tra il 1838 e il 1840 Donizetti ottenne invece commissioni dai maggiori teatri parigini, questa volta chiamato a scrivere in lingua francese. L’Ange de Nisida sarebbe stata tra le sue prime opere francesi ed è evidente lo sforzo di Donizetti di appropriarsi di elementi teatrali e musicali delle consuetudini d’Oltralpe. La libertà che gli fu concessa dal Théâtre de la Renaissance – il cui repertorio non era rigidamente definito, al contrario di quelli dell’Académie royale de musique o dell’Opéra comique – gli consentì di sperimentare soluzioni formali che si distaccano da quelle consuete italiane, sostituite da strutture più snelle, che accompagnano più flessibilmente l’azione (in parte abbandonate nella Favorite). E che, di lì a un paio d’anni, Donizetti avrebbe poi adottato anche nelle due opere scritte per Vienna, Linda di Chamounix e Maria di Rohan.
Temo non ci siano le condizioni per sperare che un caso analogo all’Ange de Nisida si ripresenti. Dovesse succedere, sarò ben lieta di ascoltarne i risultati!
Il suo lavoro sul materiale dell'Ange de Nisida si è protratto per diversi anni: può raccontarci come si arriva a un'edizione critica eseguibile a partire dal ritrovamento dei materiali in un archivio?
Quando il Théâtre de la Renaissance chiuse, non era stata ancora predisposta una stampa della sua partitura. Non esiste, dunque, alcuna edizione coeva che abbia fissato il testo dell’opera così come inizialmente concepita da Donizetti, né ci è pervenuta alcuna copia manoscritta (ammesso sia mai esistita). La musica dell’Ange de Nisida si poteva leggere solo sulle pagine autografe di Donizetti. Durante il dottorato, ho dovuto trascrivere io stessa ogni nota con un apposito programma di scrittura musicale. (Avviata la collaborazione con Opera Rara, ho potuto contare sulla professionalità di Ian Schofield, che ha curato gli aspetti grafici della partitura). Una volta ricostruito l’ordine delle pagine dell’Ange de Nisida e allestito un testo base, è stato poi necessario un approfondito lavoro editoriale teso a restituire una partitura il più possibile vicina alle intenzioni dell’autore e al tempo stesso eseguibile, tramite integrazioni e interventi di diversa natura.
Scorrendo il suo curriculum vediamo gli studi di canto nel conservatorio di Reggio Calabria, la laurea in musicologia a Cremona e poi una carriera accademica fra Germania e Gran Bretagna/Irlanda, la collaborazione con Opera Rara. Ci racconta qualcosa della sua esperienza? Com'è la vita di una giovane musicologa oggi, quali le prospettive e le difficoltà? Com'è l'ambiente della ricerca all'estero rispetto all'Italia?
Ritengo che proprio la preparazione acquisita in Italia, a Cremona (dove ho studiato con Fabrizio Della Seta), mi abbia dato gli strumenti per affrontare le esperienze professionali successive.In questo momento storico ci sono alcuni paesi europei in cui si fatica di più a ottenere fondi per la ricerca a livello nazionale, il che è riflesso delle loro condizioni economiche e della loro possibilità o volontà di investire nella cultura, più che della qualità della ricerca. Dopo la fine del dottorato, ho imparato che bisogna abbracciare le occasioni professionali che man mano si presentano e che, in questo settore, non sono molte. Volendo fare principalmente attività di ricerca, si va a caccia di fondi che la possano promuovere, consapevoli di dover essere disposti a spostarsi. In questo momento sto completando un post-dottorato in Irlanda (finanziato dall’Irish Research Council) alla Maynooth University, ma proprio da qualche settimana ho saputo che il prossimo anno accademico ritornerò alla University of Southampton. In questo caso sarà un progetto europeo – una Marie Curie Individual Fellowship – che prevede la collaborazione con The Works of Giuseppe Verdi (edizione degli opera omnia diretta da Francesco Izzo), Casa Ricordi e l’università di Paderborn, in Germania. Vorrei sviluppare un modello applicato di edizione critica digitale curando la versione francese di Macbeth. Nel lungo periodo, vorrei continuare a lavorare con le tecnologie digitali applicate alle discipline umanistiche, in specie nel campo delle edizioni critiche di opera dell’Ottocento.