Al principio del nuovo anno va in scena per la prima volta al Municipale l'opera più complessa di Jacques Offenbach, Les Contes d'Hoffmann. L'opera, che debutterà il 9 gennaio alle 20,30 e verrà replicata l'11 gennaio alle 15,30, è una coproduzione tra Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e in collaborazione con Opera di Toulon e Nancy Opéra Passion.
Al principio del nuovo anno va in scena per la prima volta al Municipale l'opera più complessa di Jacques Offenbach, Les Contes d'Hoffmann. L'opera, che debutterà il 9 gennaio alle 20,30 e verrà replicata l'11 gennaio alle 15,30 (in anteprima per il giovane pubblico delle scuole piacentine mercoledì 7 gennaio alle 15,30)è una coproduzione tra Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia ed è in collaborazione con Opera di Toulon e Nancy Opéra Passion.
Ultima opera di Offenbach, Les contes d'Hoffmann è un’«opera fantastica» dove abilmente i racconti di E.T.A. Hoffmann si mescolano in strutture comiche, drammatiche e metafisiche; automi prendono vita, morti resuscitano ed efferati omicidi avvengono sopra martellanti galop ed eleganti romanze. Come ha spiegato il regista Nicola Berloffa l'opera di Offenbach è “un'opera misteriosa fin dalla sua creazione: il compositore morì prima di terminare la composizione, la partitura autografa bruciò e da allora si sono setacciate cantine e vecchi solai in giro per la Francia e il Belgio alla ricerca di brandelli della geniale composizione originale; negli anni si sono moltiplicate le edizioni critiche con enormi differenze e varianti. Al Municipale – ha precisato il regista – eseguiremo, per la prima volta in Italia, la versione Kaye/Keck, quella che più si avvicina all'idea originale con deliziose perle musicali ancora sconosciute agli spettatori italiani. Sul palco ci troveremo a Norimberga, in una stanza che come gusto e stile ricorda un salotto Biedermeier; un grande camino, boiseries scure e pesanti tendaggi sveleranno nuovi elementi e personaggi”.
Il direttore d'orchestra Christopher Franklin ha invece definito l'opera “bizzarra”: “Si contendono il palco una bambola meccanica, un venditore di occhi umani, una cortigiana irresistibile che ruba il riflesso dei suoi amanti, e pure una visita dall’ oltretomba di una madre alla figlia morente, perché canta troppo… tutto raccontato da un poeta ubriaco. Non è mai chiaro in questi racconti cosa sia illusione e cosa realtà. Tutte queste storie sono basate su quelle di E.T.A. Hoffmann, autore tra le altre cose della storia Lo schiaccianoci, sulla quale si basa il famoso balletto di Čajkovskij. E.T.A. Hoffmann è considerato uno dei maggiori esponenti dello stile romantico tedesco, ma con un sapore decisamente fantastico, e leggermente macabro. Infatti Offenbach – ha aggiunto Franklin - quando decise di mettere in musica questi racconti, compose musica altrettanto singolare e quasi onomatopeica. Si sente il ticchettio meccanico della bambola nell’accompagnamento in orchestra dell’arpa, flauto e pizzicati, le intenzioni diaboliche ogni volta che appare una delle quattro manifestazioni del male del basso-baritono, il coro degli studenti che si ubriaca nella taverna di Luther, e anche il cuore fragile di Antonia che batte in orchestra nel terzo Atto”.
Secondo il direttore “il problema principale che si presenta a chiunque prepari una produzione de Les Contes d’Hoffmann sta nel fatto che esistono ben otto edizioni dell’opera, dal 1881 a 2009, ed inoltre la prima rappresentazione è avvenuta postuma, quindi non si potrà mai sapere quale versione ufficiale avrebbe preferito Offenbach. C’è anche da dire che l’orchestrazione dell’opera non era completa alla morte del compositore, quindi si propongono tante incertezze da risolvere. Pure il brano più famoso dell’opera, l’amatissima Barcarola, non faceva nemmeno parte della partitura originale, ma fu Ernest Guiraud, incaricato di terminare l’orchestrazione dopo la morte dell’autore, a decidere di inserire una barcarola all’inizio dell’Atto di Giulietta; questo brano «Belle nuit, o nuit d’amour» infatti fu composta da Offenbach come «Canzone degli Elfi» per la sua opera Die Rheinnixen nel 1864, ben 15 anni prima”.
Franklin ha quindi condiviso l'idea del regista Berloffa di basare la produzione piacentina di Les Contes d'Hoffmann sull’edizione critica della casa editrice Schott (curata da Michael Kaye e Christopher Keck) poiché “convoglia le ultimissime ricerche musicologiche su quest’opera, e quindi da un sapore autentico a questi Racconti. La nostra produzione, però - ha voluto rimarcare il direttore - cerca di rimanere nei parametri di uno spettacolo di tre ore per un pubblico di oggi. Per motivi di eccessiva quantità di musica abbiamo dovuto in un certo senso snellire la partitura per potervela proporre per la prima volta qui al Municipale”.
Protagonisti a Piacenza dell’ultima opera di Offenbach, per la regia di Nicola Berloffa, le scene di Fabio Cherstich, i costumi di Valeria Donata Bettella e le luci di Luca Antolini, saranno il tenore Giorgio Berrugi (Hoffmann), il basso Simone Alberghini (Lindorf/Coppelius/Dr Miracle/Dapertutto), il soprano Elisa Cenni (Olympia), il soprano Maria Katzarava (Antonia/Giulietta/Stella), il mezzosoprano Violette Polchi(La Muse/ Nicklausse), il tenore Florian Cafiero (Andrés/Spalanzani/Frantz/Pitichinaccio), il baritono Josef Skarka (Hermann/Peter Schlemil), il tenore Oreste Cosimo (Nathanael/Cochenille), il mezzosoprano Aline Martin(La Voix de la Tombe) e il basso Olivier Dejan (Maitre Luther/Crespel).
Cristopher Franklin dirigerà l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna, il maestro del coro Corrado Casati il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all'indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.