Juraj Valčuha dirige Nono, Schubert e Šostakovič

 

 

Mattin

No No Nono No NO!

Prima assoluta

con Gianluca Albertazzi, Isabella Mongelli, Filippo Pagotto, Andrea Ruggeri, Davide Tidoni

Una commissione di Xing in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna

 

Luigi Nono

A Carlo Scarpa, architetto, ai suoi infiniti possibili

Per orchestra a microintervalli

Franz Schubert

Sinfonia n. 3 in re maggiore D200

Dmitrij Šostakovič

Sinfonia n. 8 in do minore, op. 65

Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

 

Venerdì 30 gennaio 2015, alle ore 20.15, all’Auditorium Teatro Manzoni, la performance dell’artista basco Mattin, in prima assoluta, farà da preludio al secondo concerto della Stagione Sinfonica 2015.

Il concerto, diretto dal Maestro Juraj Valčuha, è anche la seconda tappadel progetto RESISTENZA ILLUMINATA. Omaggio a Luigi Nono nel settantesimo anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione 1945-2015.

Nato in occasione del settantesimo anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione, il progetto RESISTENZA ILLUMINATA vuole anche essere un omaggio alla figura di Luigi Nono, musicista, compositore e intellettuale emblematico di quel processo culturale innescato dalla Resistenza, che ha caratterizzato una straordinaria stagione non solo per la musica, ma per tutta la cultura italiana del dopoguerra.

Patrocinato dalla Regione Emilia Romagna e dall’A.N.P.I. – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, il progetto RESISTENZA ILLUMINATA si sviluppa nel corso di tutto il 2015 su gran parte del territorio regionale (da Bologna a Ferrara, da Marzabotto a Modena sino a Reggio Emilia) e vede coinvolte moltissime tra le realtà culturali (musicali ma non solo) presenti e attive nella Regione (info su http://www.tcbo.it/index.php?id=resistenzailluminata).


No No Nono No NO! è il titolo della nuova composizione del musicista e compositore basco Mattin, commissionata da Xing in occasione del progetto RESISTENZA ILLUMINATA. Omaggio a Luigi Nono nel Settantesimo anniversario della Resistenza e della guerra di Liberazione 1945 – 2015.

Cinque persone di diversa età ed estrazione prestano la propria voce per un’azione lanciata dalla platea del Teatro Manzoni, come preludio al programma della serata. L’opera di Luigi Nono, il suo impegno estetico e politico, forniscono lo spunto per questa nuova composizione di Mattin, un polemos corale che assembla frammenti testuali a discorsivi, brevi asserzioni e statements, che hanno caratterizzato la cultura del novecento nel dibattito tra realismo e formalismo, infuriando negli anni ‘30 nella discussione tra Ernst Block, Georg Lukàcs, Bertolt Brecht, Walter Benjamin e Theodor Adorno. Buona parte dell’esplorazione sonora di Mattin è radicata nel contrasto sonoro (rumore/silenzio) e contestuale (attenzione/distrazione), e trova in questa evocazione proattiva un impiego ambiguo delle nozioni di alienazione/straniamento, polarismo che ha contraddistinto quel dibattito lasciando una lunga scia problematica che, anche attraverso l’opera di Nono, si prolunga mal dissimulata fino ai nostri giorni.

Mattin è un artista basco che lavora con l’improvvisazione ed il noise, nel senso più aperto del termine. Attraverso un approccio concettuale, indaga la natura ed i parametri dell’improvvisazione  ed il rapporto tra l’idea di ‘libertà’ e la costante innovazione che vi è implicata. Tradisce in questo modo ogni aspettativa di fruizione per ridefinire le architetture sociali dello spazio, mettendo in discussione la relazione stereotipata tra un performer ‘attivo’ e un pubblico ‘passivo’, introducendo l’energia di una presenza dal vivo che non presuppone alcun limite. Agendo con diversi media e formati, Mattin mira a rivelare le strutture economiche e sociali della produzione sonora sperimentale in ambito live (concerti e performance), discografico (creando la label w.m-o/r), e saggistico. E’ autore dei libri Noise & Capitalism e Unconstituted Praxis e conduce attualmente una ricerca di dottorato per l’Università dei Paesi Baschi sotto la supervisione di Ray Brassier e Josu Rekald. www.mattin.org

Alle ore 20.30, al termine della performance, avrà luogo il concerto sinfonico, che inizierà con un altro omaggio alla figura di Luigi Nono.A Carlo Scarpa architetto, ai suoi infiniti possibiliappartiene all’ultimo periodo compositivo di Luigi Nono (1924-1990). Veneziano, cresciuto alla scuola di Gianfrancesco Malipiero e Bruno Maderna, Nono fu una delle figure centrali nel contesto del Novecento musicale italiano. La sua produzione artistica è indissolubilmente legata al suo impegno politico e civile. Dopo l’esperienza dei primi anni ottanta nel campo del live electronics presso l’Experimentalstudio della Fondazione Heinrich Strobel di Friburgo, Nono scrisse nel 1984 A Carlo Scarpa architetto, ai suoi infiniti possibili, un brano per orchestra a microintervalli, dove tentò di trasferire i risultati ottenuti con le nuove tecnologie nella scrittura orchestrale. Commissionata da Hans Zender ed eseguita per la prima volta ad Amburgo il 10 marzo del 1985, la composizione è dedicata alla memoria dell’architetto Carlo Scarpa, amico fraterno tragicamente scomparso in Giappone nel 1978, al quale lo legava una consonanza di pensiero e di ideali. Gli infiniti possibili sono gli «infiniti spazi racchiusi nelle lentissime trasformazioni sonore di un’orchestra che si muove per microintervalli». La composizione, settantuno battute della durata di dieci minuti circa, è costruita attorno a due sole note, il Do e il Mi bemolle (che nella notazione alfabetica tedesca – C ed Es – coincidono con le iniziali di Carlo Scarpa), e alla loro oscillazione in microintervalli tra il quarto e il sedicesimo di tono, richiamando i lavori di Giacinto Scelsi della fine degli anni cinquanta. Nono indagò la ricchezza delle combinazioni possibili offerte dallo spazio compreso tra le due note strutturali del brano e dalla loro trasformazione derivante dalla scomposizione in microintervalli. Il termine microintervallo non allude soltanto alle altezze dei suoni ma anche alla serie dei valori dinamici, ai rapporti di intensità tra i suoni.[…]”

“Tra la fine del 1813 e l’estate del 1815, quando il Congresso di Vienna si avviava alla conclusione e all’Europa veniva dato un nuovo assetto politico, Franz Schubert (1797-1828) compose le sue prime tre sinfonie. Per il giovane musicista viennese fu un periodo di grandi cambiamenti ma anche di intensa creatività. Tra le opere scritte in questo breve arco di tempo si annoverano, oltre alle tre sinfonie, due messe, due Singspiele e una Zauberoper, innumerevoli composizioni vocali sacre e profane, un quartetto d’archi, varie composizioni per pianoforte e un numero straordinario di Lieder. […] Nella sua breve vita Schubert compose sette sinfonie, alle quali va aggiunta l’Incompiuta annoverata ormai tra le opere complete. Le prime sei furono scritte negli anni giovanili (1813-1818) e appaiono influenzate dai modelli classici precedenti (Haydn e Mozart), mentre l’ultima, la Grande, venne composta tra il 1825 e il 1826.

Il primo abbozzo della Terza sinfonia in Re maggiore,la più breve delle prime tre, risale alla fine di maggio del 1815, quando Schubert compose l’Adagio maestoso e poche pagine del primo movimento. In seguito, messa da parte per qualche settimana la sinfonia, si dedicò tra l’altro alla composizione di numerosi Lieder e del Fernando, un singspiel su libretto di Albert Stadler. Riesumata l’11 luglio successivo, la sinfonia venne portata a termine in pochi giorni. […] Nessuna sinfonia fu eseguita in pubblico mentre Schubert era ancora in vita. Si può solo congetturare che vi siano state esecuzioni da parte dell’orchestra degli allievi del Convitto o in qualche circolo o casa privata. La Terza sinfonia venne eseguita per la prima volta a Londra al Crystal Palace, il 19 febbraio del 1881, cinquantatré anni dopo la morte del compositore”.

“L’Ottava sinfonia appartiene alla cosiddetta «trilogia bellica» di Dmitrij Šostakovič (1906-1975). Collocata tra la settima, una cronaca della guerra, e la nona, un inno trionfale della vittoria sui nazisti, l’ottava, in do minore, rappresenta i drammatici conflitti interiori dell’uomo. Scartato per questioni fisiche dall’Armata Rossa, Šostakovič dovette accontentarsi di prestare il suo contributo alla causa nazionale entrando nel corpo dei vigili del fuoco di Leningrado, ma soprattutto continuando a comporre e a far eseguire alla radio e nelle sale da concerto la sua musica. All’indomani dell’invasione dell’Unione Sovietica da parte delle truppe naziste, Šostakovič compose la sua settima sinfonia, la cosiddetta Sinfonia di Leningrado. Il successo fu immediato. La Leningrado divenne il simbolo della resistenza sovietica all’invasione nazista e la notorietà di Šostakovi si diffuse in modo planetario. L’opera venne subito richiesta anche in Occidente e nel luglio del 1942, dopo un avventuroso viaggio attraverso Persia, Egitto e Brasile, la partitura microfilmata arrivò negli Stati Uniti dove venne eseguita per la prima volta dalla NBC Orchestra guidata da Arturo Toscanini. Šostakovič ricordava gli anni della guerra come un periodo proficuo per le arti: «Il dolore non risparmiò più nessuno. Potevamo parlarne, potevamo piangere apertamente, piangere per i nostri cari scomparsi. La vita intellettuale, che era stata quasi completamente ridotta al silenzio prima della guerra, divenne ricca e intensa, ognuno divenne più acuto, più sensibile». Nell’estate del 1943, a metà della guerra, abbandonata l’idea di scrivere un brano sinfonico-corale, l’oratorio Gli eroici difensori di Mosca, Šostakovič si dedicò alla composizione dell’Ottava sinfonia. L’opera venne composta con una rapidità unica. Ritiratosi nella Casa dei compositori, una grande villa nella cittadina di Ivanovo, Šostakovič compose il lavoro in poco più di un mese. L’Ottava fu la sua prima sinfonia in cinque movimenti.[…]”

Dal programma di sala (testo di Silvia Urbani).


Juraj Valčuha è Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai dal 2009.

Nato nel 1976 a Bratislava vi studia composizione e direzione e prosegue gli studi a San Pietroburgo con Ilya Musin e a Parigi.

Nel 2006 debutta con l´Orchestre National de France e al Comunale di Bologna con La bohème.

Viene regolarmente invitato dalle maggiori compagini internazionali quali i Münchner Philharmoniker, Philharmonia di Londra, Filarmonica di Oslo, DSO di Berlino, Gewandhaus di Lipsia, Orchestra della Radio Svedese, Staatskapelle di Dresda, Pittsburgh Symphony, Los Angeles Philharmonic, National Symphony di Washington, Filarmonica di Berlino, Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, Boston Symphony.

Nella stagione 2012/2013 ha debuttato con la New York Philharmonic, la Filarmonica della Scala e la San Francisco Symphony. Ha ritrovato i Münchner Philharmoniker, l’Orchestre de Paris, le Orchestre del Comunale di Bologna e di Firenze, l´Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la National Symphony e la Philharmonia di Londra. Nel 2013/2014 è stato impegnato sul podio dei Münchner Philharmoniker, la Philharmonia di Londra, la Pittsburgh Symphony, le Orchestre delle Radio NDR di Amburgo, WDR di Colonia, Radio Svedese di Stoccolma e NHK a Tokyo. In Italia ha diretto concerti con le Orchestre dell´Accademia Nazionale di Santa Cecilia, del Comunale di Bologna e di Firenze, del San Carlo di Napoli e con l´Orchestra Toscanini a Parma, nonché produzioni operistiche quali Madama Butterfly e L’amore delle tre melarance di Prokof’ev a Firenze. Con l´OSN Rai ha effettuato diverse tournée, al Musikverein di Vienna, alla Philharmonie di Berlino, nella stagione di Abu Dhabi Classics con Yo-Yo Ma, al Festival Enescu di Bucarest e nel novembre scorso a Monaco, Colonia, Zurigo, Basilea e Düsseldorf con il pianista Arcadi Volodos. La stagione 2014/2015 lo impegna con le orchestre americane di San Francisco, Pittsburgh, Washington, Los Angeles, Montréal e sul podio della Konzerthaus di Berlino, della Philharmonia a Londra (tra l´altro in un concerto in omaggio a Lorin Maazel), dei Wiener Symphoniker, dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’Orchestre National de France. Nella primavera del 2015 dirigerà due produzioni liriche: Turandot a Napoli e Jenufa a Bologna.