I due Foscari chiudono la stagione lirica 2014/15

 

A chiudere la Stagione Lirica 2014-2015 della Fondazione Teatri di Piacenza sarà un'opera di Giuseppe Verdi, I Due Foscari, rappresentata in forma di concerto.

Il debutto è previsto per venerdì 22 maggio alle 20,30 e in replica domenica 24 maggio alle 17,30.

Si chiude questo fine settimana con la rappresentazione in forma di concerto dell'opera verdiana I due Foscari la Stagione Lirica 2014-2015 della Fondazione Teatri di Piacenza.

L'opera, che debutterà venerdì 22 maggio alle 20,30 e in replica domenica 24 maggio alle 17,30, è una produzione della Fondazione Teatri di Piacenza e vedrà esibirsi sul palco del Municipale un cast “stellare”. Sono stati, infatti, coinvolti in questo progetto cantanti di fama mondiale e altri già affermati che per l'occasione saranno accompagnati dall'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna diretta Donato Renzetti e dal Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati.

Tornando al cast venerdì alle 20,30 e domenica alle 17,30 si potranno ascoltare le voci straordinarie del baritono Leo Nucci nel ruolo di Francesco Foscari, del tenore Fabio Sartori in quello di Jacopo Foscari, del soprano statunitense Kristin Lewis nei panni di Lucrezia Contarini e del basso Marco Spotti in quelli di Jacopo Loredano. Ad affiancarli ci saranno Fabrizio Paesano (Barbarigo) e Federica Gatta (Pisana).

Nel secondo dopoguerra la Verdi Renaissance ha recuperato la produzione verdiana, con la rivalutazione dei titoli, rimasti in ombra, rispetto ai più popolari. Tra le acquisizioni più significative vi è appunto quella de I due Foscari, opera ambientata in una delle antiche repubbliche marinare italiane, Venezia, e in cui centrale è la figura del doge che è padre e che misura il feroce contrasto tra affetti e dovere, tra amore e politica.

È proprio Francesco Foscari, il Doge di Venezia, ad occupare la scena dei Foscari. Verdi ce lo presenta nel III quadro del I Atto: solo nelle sue stanze private. Il dramma è già espresso nelle poche battute di un Recitativo essenziale e tormentato, là dove Francesco afferma di essere «prence e padre». Un ritratto che si compie nel grande finale del III Atto: di nuovo solo nelle sue stanze private, Francesco Foscari esprime il suo dolore in un Recitativo di forte rilievo drammatico, «Egli ora parte!.. Ed innocente»: esempio di quella “parola scenica” che diventerà l'asse portante della drammaturgia verdiana, fino a quando all'epoca della composizione di Aida il concetto verrà esplicitato da Verdi stesso. In questa vocalità così fortemente espressiva c'è posto per la disperata esclamazione, «Ed il cielo io placato sperai!»; per gli accenti fieri che acquistano una nobiltà oratoria, segnata dal mi e dal fa acuti di «Da me non l'otterrà forza mortale!» e che traducono in musica la didascalia del libretto, alzandosi impetuoso; per il declamato, «Due volte...», che trova il suo apice nel fortissimo previsto da Verdi su «morirei».

Gli altri personaggi sono attratti nel vortice delle passioni, attorno alla figura centrale di Francesco Foscari. Al padre si contrappone il figlio, logicamente tenore. La personalità di Jacopo si evidenzia nel Duetto con Lucrezia, nel Terzetto con Lucrezia e il Doge e nel Quartetto, che si genera con l'arrivo di Loredano, dove le voci si uniscono e si contrappongono in un incalzare drammatico.

A Lucrezia, invece, Verdi chiede declamazione ed impeto, per sottolinearne l’indomita passione in difesa del marito e in aperta ribellione al Consiglio dei Dieci. Tuttavia il canto di Lucrezia conosce anche momenti di nobile raccoglimento, per esempio nella Preghiera del I Atto, «Tu al cui sguardo onnipossente». Qui, come in tutta la parte di Lucrezia, la tessitura trascorre dal grave all'acuto, chiamando continuamente in causa il canto fiorito. Nella vocalità di Lucrezia le agilità hanno anche la funzione di fare da trampolino verso l'acuto il si bemolle e il do che vengono chiamati in causa per sottolineare il vortice della passione.

Fondamentale nello svolgimento dell'azione, Loredano, che non trova una definizione paragonabile a quella di Jacopo e Lucrezia. Pure sarebbe errato sottovalutare questa parte, dove la voce di basso è chiamata, ancora una volta, dopo il Silva dell'Ernani ad incarnare un'implacabile sete di vendetta, un rancore ed un'invidia senza pace.

Fondamentale poi in quest'opera la funzione cui Verdi chiama il Coro: personaggio che vede, che agisce, che ascolta. Che contribuisce a creare l'atmosfera, meglio ancora la patina, romantica, che dà il tono al quadro. Che dà voce al popolo nella Barcarola del III Atto, «Tace il vento» o che nel Finale dell'opera chiama gli aristocratici consiglieri a compatire l'infelice vecchio con un’intensità degna del Coro di una tragedia greca.

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all'indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.

(Parti del comunicato sono tratti dal saggio di Giancarlo Landini “Qualche osservazione sulla vocalità dei Due Foscari”)