L'11 giugno 2015, alle ore 12, in Largo Respighi 1 davanti al vecchio ingresso degli artisti del Teatro Comunale di Bologna, si svolgerà la cerimonia di scopertura di una lapide in memoria del cosiddetto “schiaffo a Toscanini” in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione.
SARANNO PRESENTI:
Virginio Merola Sindaco di Bologna e Presidente della Fondazione Teatro Comunale
Alberto Ronchi Assessore alla Cultura del Comune di Bologna
Milena Naldi Presidente del Quartiere San Vitale
Nicola Sani Sovrintendente del Teatro Comunale
Piero Mioli Prof. di Storia della Musica
Il fatto risale al maggio 1931 quando Arturo Toscanini si trovava a Bologna per le celebrazioni dedicate a Giuseppe Martucci, suo grande amico, morto nel 1909, compositore e direttore d’orchestra che fu anche direttore del Liceo Musicale di Bologna oltre ad essere tra i primi a dirigere Wagner a Bologna (Tristano e Isotta) e a dirigere concerti di musica sinfonica in un’Italia del tutto (o quasi) operistica.
La mattina del 14 maggio Toscanini diresse l’ultima prova prima del concerto annunciato per la sera; quel giorno a Bologna erano presenti alcune personalità politiche tra cui Leandro Arpinati, capo del fascismo bolognese, e il Conte Costanzo Ciano. Era stato deciso che, data l’importante occasione artistica, i due gerarchi fossero presenti al concerto. Tale presenza implicava nel cerimoniale che fossero eseguiti l’inno Reale e “Giovinezza”.
Toscanini dichiarò subito che lui era al Comunale per dirigere le composizioni di Martucci, nient’altro. Di tale rifiuto si sparse la voce per la città e la sera, davanti all’ingresso degli artisti, si era radunata una folla di fascisti che volevano imporre al Maestro la direzione dei due inni. Appena sceso dall’autovettura fu aggredito dai più violenti che, al suo confermato rifiuto, lo presero a schiaffi e a spintoni. L’autista, proteggendolo personalmente, spinse in fretta il Maestro in auto e lo riportò all’Hotel Brun. Da qui, di notte, Toscanini tornò a Milano; qualche giorno dopo si recò in Svizzera e poi negli Stati Uniti. Non tornò più in Italia fino al 1946, anno in cui diresse il concerto di riapertura della Scala.
IL SOVRINTENDENTE NICOLA SANI