di Giuseppe Guggino
È davvero aperto a tutti il Massimo del nuovo corso che in corrispondenza delle festività natalizie propone un fitto carnet di ben 67 appuntamenti tra i generi più disparati (nonché dai contenuti artistici molto altalenanti) e a prezzi estremamente abbordabili; abbiamo scelto di raccontare questo “It’s in progress” spettacolo – sulla carta certamente tra i più interessanti – davvero “completo”, che sarebbe riduttivo definire concerto, nato dalla mente poliedrica di Ruggiero Mascellino, perfettamente capace di confermare le aspettative e riscuotere un convintissimo successo dal numerosissimo pubblico presente.
PALERMO, 27 dicembre 2014 - Metti una sera d’inverno nel relax delle festività natalizie, una band affiatata con elementi adusi a ben altro rigore musicale cui viene lasciato spazio per scatenarsi oltre i confini dei generi musicali, un fisarmonicista-pianista collaudatissimo, una componente visiva incantevole, la magica cornice del Teatro Massimo… e il successo è garantito.
La maggior parte dei brani che compongono “It’s in progress”, prevalentemente dello stesso Ruggiero Mascellino impegnato ora alla fisarmonica (dove è strepitoso) ora al pianoforte, ma anche di Astor Piazzolla, hanno un “programma”, un tema narrativo: da qui l’idea di affiancare alle suggestioni acustiche una componente video perfettamente sinergica, costituita da filmati o ancora da un’originalissima sand animation ossia una live performace in retroproiezione di disegni realizzati su un tavolo translucido in ribalta solamente con le mani e la sabbia; e quelle della sand artist Stefania Bruno sono mani che sanno fare miracoli indescrivibili tanto rapidamente riesce a creare quadri che nulla però hanno di statico, anzi costituiscono un racconto animato in un continuo farsi e disfarsi di forme, in cui paesaggio, scene di mattanza e bozzettismo ritrattistico rapiscono e ammaliano inevitabilmente lo spettatore. Analogamente ispirati sono i filmati montati dall’abile videomaker Antonio Prestigiacomo che ricorre a numerosi preziosi scatti fotografici di Domenico Guddo, peraltro impegnato come violoncellista nella band della serata.
E la colonna sonora è lussuosa, sia quando si ascoltano le Cuatro estaciones porteñas di Piazzolla – perfettamente eseguite da Mascellino alla fisarmonica e da un quintetto d’archi – sia quando Mascellino si propone anche in veste di compositore; la sua musica, volutamente facile e non impegnata (sebbene, in fin dei conti, non molto distante per stile, tecnica ed esiti rispetto a quella di compositori “importanti”, buoni per le inaugurazioni di stagioni concertistiche), ricorre a piccole cellule melodiche articolate su scale anche orientali o comunque ricercate, per suggerire seducenti rimandi etnici che si ripetono continuamente senza però mai annoiare, anche grazie anche a un mestiere di arrangiatore estremamente solido ed efficace; è in questa “salsa”, oscillante tra l'etno-pop e il jazz, che si ritagliano ampi margini per l’improvvisazione virtuosistica, cifra stilistica più apprezzabile della serata.
Oltre all’affiatato gruppo di strumentisti (con alcuni elementi provenienti dall’orchestra della fondazione ospitante, altri dalla Sinfonica Siciliana e ancora qualche giovane allievo del Conservatorio), si segnala la prova della vocalist Anita Vitale, dall’emissione ariosa nei centri ma via via più pregevole man mano che si scala il pentagramma.
Doppio bis concesso al pubblico festante con “Il sipario” di Simone Cristicchi – a ricordare l’importanza di teatri aperti e produttivi – e “Arabian Jazz” ancora di Mascellino, ribalta perfetta per l’assolo al sax di Gaspare Palazzolo, nonché per quelli dei giovani e strepitosi Giacomo Tantillo alla tromba, Gabriele Palumbo alla batteria e Marco Spinella al basso.
Un plauso quindi all’organizzazione dello spettacolo (piuttosto autonoma e autogestita, va detto) che in nulla ha difettato se non forse in qualche eccesso di decibel nell’amplificazione in sala; viceversa non altrettanto adeguata è parsa l’ospitalità della Fondazione, che attualmente pare soffrire di un ingolfamento organizzativo tanto da distribuire dei flyer in bianco/nero e senza testi illustrativi sui brani. Altra nota di merito va al successo dell’iniziativa al botteghino, giacché per il resto – annunci pubblicitari a parte – la chiusura della vendita di abbonamenti alla stagione istituzionale di opere e balletti del Massimo (una campagna iniziata il 14 giugno!) pare sia stata a lungo procrastinata in virtù di esiti ancora oggi poco esaltanti. Che il crossover ci salvi!