di Roberta Pedrotti
La tredicesima edizione del concorso Flaviano Labò di Piacenza laurea il giovane tenore Marco Ciaponi.
PIACENZA, 1 febbraio 2015 - L'obbiettivo è quello di scoprire un grande artista di domani, ma in fondo il sogno proibito di ogni concorso si figura questo grande artista con una voce rara, ricercata, magari di tenore. O, se la manifestazione è dedicata a un cantante del passato, si spera che il vincitore ne possa ereditare se non virtù e repertorio, almeno il registro. Quale soddisfazione maggiore, dunque, per gli organizzatori del XIII concorso Flaviano Labò di Piacenza di laureare un giovane tenore?
Già gli applausi ricevuti da Marco Ciaponi al termine del Lamento di Federico (una di quelle arie abusate nelle audizioni, a torto ritenute da taluni poco impegnative ma in realtà ricche d'insidie) lasciavano immaginare un ottimo piazzamento per una delle voci più interessanti ascoltate in questa finale. Un cantante che ci piacerebbe risentire in teatro, anche perché l'acustica della Sala dei Teatini di Piacenza non è delle più favorevoli alla valutazione al primo ascolto di una voce lirica, per di più ancora (si suppone) inesperta nel calibrare e controllare l'emissione anche in condizioni non ottimali, oltre che in un momento di indubbia tensione.
L'ex chiesa di Sant'Agostino è veramente molto bella, una ricchezza per la città grazie all'ottimo restauro che ne valorizza l'impianto e gli affreschi barocchi e agli accorgimenti acustici che le permettono di ospitare molti eventi musicali. Tuttavia il riverbero e la risposta generale all'orchestra e al canto nel repertorio lirico ottocentesco rendono sicuramente più impegnativo giudicare le voci e discernerne nel dettaglio le caratteristiche per il pubblico nelle navate laterali, che si affollava con attenzione ed entusiasmo veraci quanto eterogenei.
La giuria presieduta da Gianni Tangucci comprendeva anche Alejandro Abrante Intendente e Coordinatore Artistico, Opera de Tenerife (Spagna), Vincenzo De Vivo Direttore Artistico, Teatro San Carlo di Napoli, Giovanni Di Stefano Direttore Artistico, Teatro dell'Opera Giocosa di Savona, Cristina Ferrari, Direttore Artistico, Teatro Municipale di Piacenza, Sergio Buonocore Presidente, Amici della Lirica di Piacenza, Alessandro Bertolotti Direttore Artistico, Amici della Lirica di Piacenza. A loro la responsabilità del giudizio, ma anche l'ovvio vantaggio della posizione favorevole nel mezzo della navata centrale e, soprattutto, di una valutazione maturata dalla una conoscenza dei candidati approfondita attraverso tutte le audizioni eliminatorie.
Si è così decretato, oltre all'evidente superiorità di Ciaponi (cui si ricorderà comunque sempre che il cammino di un artista è fatto di un continuo affinamento della musicalità e dell'emissione), il secondo posto per il soprano Clarissa Costanzo, alle prese con l'arduo cimento della scena di Leonora dal IV atto del Trovatore: orbata per ovvie ragioni pratiche del Miserere, si è confrontata anche con la cabaletta “Tu vedrai che amore in terra”. Per quel che abbiamo potuto sentire le si potrebbe consigliare di prestare particolare attenzione alla morbidezza e alla posizione di acuti e suoni a piena voce, ma certo lo slancio non le manca. Terza classificata, la spagnola Leonor Bonilla ha proposto “Una voce poco fa” in chiave sopranile. La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha offerto 5.000 euro al tenore vincitore, dal Comune di Piacenza sono stati stanziati 3.000 euro per il secondo premio, mentre il terzo consisteva in 2.000 euro.
Fra gli altri finalisti ricordiamo la promettente Musetta di Rosanna Lo Greco, la dizione chiara e il buon timbro del Leporello di Davide Giangregorio (forse penalizzato da qualche imprecisione musicale), la grinta controllata di Ji Won Yeo nella sortita di Elvira dall'Ernani.
Gli altri erano: Byongick Cho ("Largo al Factotum"), Benedetta Torre ("Sì, mi chiamano Mimì"), Moon Seokhoon ("Il lacerato spirito"), David Astorga ("Una furtiva lagrima"), Chiara Tirotta ("Una voce poco fa" nella tessitura mezzosopranile originale), Boyd Owen ("Cercherò lontana terra"), Marta Mari ("Non so le tetre immagini), Giuliana Gianfaldoni ("Je veux vivre").
Ad accompagnare tutte le prove e intrattenere il pubblico durante la riunione della giuria con la sinfonia di Norma e l'intermezzo da Guglielmo Ratcliff, l'Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Fabrizio Cassi.
Nel salutare finalisti e pubblico con una cerimonia di premiazione di cui abbiamo apprezzato immensamente la sobrietà e la rapidità, Gianni Tangucci ha comunque avuto modo di rivolgere saggi inviti allo studio e al confronto ai giovani cantanti, spendendo anche lodi sincere verso l'organizzazione e ricordando l'evoluzione della scuola internazionale di canto, che vede sorgere una generazione sempre più matura nell'ampio (anche per ovvie ragioni demografiche) bacino orientale. Ciò non si traduce matematicamente nella supremazia di un'area geografica, ma nella ricchezza di un mondo artistico rappresentato in questo caso da quattordici ragazzi, fra i quali, oltre agli italiani, un australiano, una spagnola e tre coreani.