di Gustavo Gabriel Otero
In occasione del centenario della nascita di Benjamin Britten, il Teatro Colón di Buenos Aires programma il War Requiem del musicista inglese, accorata e commossa perorazione pacifista fra testi liturgici e versi di Wilfred Owen. Nel cast s'impone il soprano Tamara Wilson, una grata sorpresa che si auspica possa tornare presto a esibirsi nella capitale argentina.
BUENOS AIRES, 1 ottobre 2013 - Il Teatro Colón di Buenos Aires ha programmat,o come omaggio al centenario della nascita di Benjamin Britten, il suo War Requiem, basato sui testi della Messa per i defunti, passaggi della liturgia funebre e poesie di Wilfred Owen, che si traduce con originalità in una commossa invocazione di pace per vivi e morti, in un potente manifesto contro ogni guerra. Forse sarebbe stato più interessante far conoscere a Buenos Aires Billy Budd, o riproporre il potente Peter Grimes, però almeno si è celebrato uno dei più grandi operisti dell'ultimo secolo. In generale l'esecuzione è risultata ordinata e corretta; non sono mancate la potenza, la forza, la carica drammatica o la sottigliezza, quando necessarie, e Guillermo Scarabino ha dimostrato il giusto nerbo per condurre in porto l'opera. L'orchestra stabile del teatro ha assolto al suo compito con un risultato generalmente molto buono, pur senza evitare qualche squilibrio, qualche attacco erratico e gli ormai tradizionali errori degli ottoni. Corretto il coro di voci bianche diretto da César Bustamante (impegnato anche all'organo) e ha fatto il suo dovere il coro stabile agli ordini di Miguel Martínez. Fra i tre solisti si è imposto il soprano Tamara Wilson, che ha sorpreso per la sua qualità vocale, piacevole, emessa in modo eccellente e con un'ottima linea di canto. Una presenza che sarà davvero benvenuta in futuro al Colón. Il solido baritono Víctor Torres si è disimpegnato come sempre a un buon livello; il tenore Enrique Folger ha dato ampiamente prova della sua preparazione e della sua professionalità. Forse all'inizio l'interpretazione è parsa troppo veemente rispetto al carattere dell'opera, ma è cresciuto e si è affermato nel corso dell'interpretazione.