di Gustavo Gabriel Otero
Debutto americano per Caligula di Detlev Glanert, opera tratta da Camus e già vista in Europa a Francoforte (2006) e a Londra (2012). Un allestimento di qualità, interpretato con ogni cura scenica e musicale, per una partitura articolata ed eclettica.
BUENOS AIRES, 1 aprile 2014 - Il Teatro Colón di Buenos Aires ha inaugurato la sua stagione 2014 con il debutto americano di Caligula di Detlev Glanert (nato ad Amburgo nel 1960). L'opera è andata in scena la prima volta all'Opernhaus di Frankfurt il 10 luglio 2006 ed è basata su un libretto di Hans-Ulrich Treichel, tratto dal dramma omonimo di Albert Camus.
Il primo atto ci mostra la disperazione di Caligula per la morte della sua sorella-amante Drusilla, la scomparsa dell'imperatore per tre giorni, il suo cambio di personalità di fronte a ciò che definisce l'assurdità della vita e il suo nuovo volto di governante crudele, brutale e privo di logica. Nel secondo atto Caligula gioca con la vita e la morte dei suoi sudditi continuando il suo delirio di potere e mostrando il disprezzo che sente verso gli altri. Costringe i nobili romani a servirlo a tavola, stupra Livia e avvelena Mereia. Caligula, nel terzo atto, si crede Venere e si fa adorare come un dio, brucia i documenti che accusano Cherea di congiurare contro di lui per il piacere di condannarlo senza prove e termina con una danza rituale alla quale obbliga tutti a partecipare. Infine, nell'ultimo atto, assistiamo alla morte del sovrano. Tenta nuovamente l'impossibile chiedendo a Helicon di portargli la luna, quindi tenta di lenire la sua noia ordinando ai poeti fi cantare la morte e poiché non lo soddisfano decreta la loro condanna capitale, finge a sua volta la propria dipartita per mettere alla prova le reazioni di chi lo circonda, fa uccidere Mucius, assassina sua moglie Cesonia e alla fine, di fronte a tanta crudeltà e assurdità esistenziale, il popolo uccide il dittatore, il quale con un urlo animalesco proclama che è ancora in vita. La partitura comincia e finisce proprio con un grido lacerante che demarca le due morti di Caligula: quella interiore per la morte di Drusilla, al principio, e quella completa, fisica, nel finale, quando è pugnalato dalla moltitudine. L'orchestrazione è ricca ed esuberante. Detlev Glanert non rinuncia né a momenti lirici né al necessario espressionismo. La partitura è variegata, moderna ed eclettica. Si incontrano cori e importanti monologhi senza trascurare duetti, terzetti, scene d'assieme e due interludi orchestrali, il primo dei quali corrisponde al sogno di Caligula fra il primo e il secondo atto, mentre l'altro è chiamato Danza di Caligula e collega il terzo e il quarto atto.
Il Teatro Colón ha proposto l'allestimento realizzato nel maggio 2012 per la English National Opera. L'idea di ambientare l'opera sulle gradinate di uno stadio di calcio - moderno circo romano - è più che interessante e di certo assai attuale. Tuttavia, quattro atti collocati nel medesimo spazio possono causare un certo qual tedio, nonostante l'efficacia della scenografia di Ralph Myers. La visione teatrale di Benedict Andrews è parsa molto curata e rispettosa, con un'ottima gestione degli interpreti principali e una distribuzione ben precisa delle masse. I costumi di Alice Babidge sono eclettici e contemporanei, con alcuni guizzi ironici, come i personaggi dei fumetti che appaiono mescolati al popolo, e le luci di Jon Clark sono eccellenti per concezione e realizzazione. Ira Levin, a capo dell'orchestra del Colòn, ha sviluppato una lettura di primissimo ordine di una partitura estremamente esigente per ogni distinta sezione. Il baritono Peter Coleman-Wright ha brillato come attore nei panni del protagonista e ha saputo rispondere vocalmente alle difficoltà della sua parte. Yvonne Howard è stata una Cesonia lirica e intensa, il controtenore Martin Wölfel (Helicon) ha messo in luce il suo canto preciso e il mezzosoprano Jurgita Adamonyté ha interpretato un credibile Scipion. Héctor Guedes ha creato un solido Cherea, mentre i locali Fernando Chalabe (Mucius); Víctor Torres, nel doppio ruolo di Mereia e di Lepido, e Marisú Pavón (Livia) sono stati irreprensibili. Notevole l'impegno del coro del Colon e precisi i quattro coreuti che incarnavano i poeti: Nazareth Aufe, Marcelo Monzani, Cristian Maldonado e Cristian De Marco.
Buenos Aires, 01/04/2014. Teatro Colón. Detlev Glanert: Caligula, opera in quattro atti. Libretto di Hans-Ulrich Treichel, basato sul dramma omonimo di Albert Camus. Debutto americano. Benedict Andrews, regia. Ralph Myers, scene. Alice Babidge, costumi. Jon Clark, luci. Allestimento della English National Opera (ENO). Peter Coleman-Wright (Caligula, imperatore); Yvonne Howard (Cesonia, sua sposa); Martin Wölfel (Helicón, schiavo); Héctor Guedes (Cherea, procuratore); Jurgita Adamonytė (Scipión, giovane patrizio); Fernando Chalabe (Mucius, senatore); Víctor Torres (Mereia/ Lepido); Marisú Pavón (Livia, sposa di Mucius); Lara Tressens (Drusilla), Nazareth Aufe, Marcelo Monzani, Cristian Maldonado e Cristian De Marco (quattro poeti). Orchestra e coro stabili del Teatro Colón. Maestro del coro: Miguel Martínez. Direttore e concertatore: Ira Levin.