di Carlos Rosas
Da Valencia e Firenze, il Ring firmato scenicamente da La Fura dels Baus approda a Houston, per la prima tetralogia wagneriana prodotta dal teatro statunitense, che sarà impegnato nell'impresa nell'arco di quattro stagioni. Das Rheingold, con un'ottima realizzazione musicale, convince, benché talvolta la scena risulti talora eccessivamente satura.
HOUSTON 26 aprile 2014 - Das Rheingold è la prima tappa del primo Ring che nella sua storia la Houston Grand Opera presenterà nello spazio di quattro stagioni. Per questa titanica impresa il teatro ha scelto l'avveniristico allestimento del gruppo teatrale catalano La Fura dels Baus, in coproduzione con il Palau Les Arts di Valencia e il Maggio Musicale Fiorentino. Uno spettacolo visivamente brillante, colorato e accattivante, che in Spagna ha ricevuto riconoscimenti come l'importante Premio Lírico Campoamor e in Italia il Premio Abbiati.
Carlos Padrissa, il regista, ha concepito uno spettacolo il cui scopo era di appagare e sorprendere il pubblico raccontando la vicenda dando libero sfogo alla componente magica e fantastica e curando ogni dettaglio, a detta dello stesso Padrissa ispirandosi a Star Wars. Per raggiungere questo obbiettivo ha mescolato differenti mezzi, come effetti luminosi, proiezioni di filmati, apparati meccanici. Tutto concorre a creare un futuro indefinito, con abiti ipermoderni, armature, un mondo tenebroso dove gli dei volano sulle scene issati da delle gru, le figlie del Reno nuotano in vasche d'acque trasparentei, i giganti sono parte di un apparato meccanico e, nel coup de théâtre finale, trenta agili artisti uniti creano il castello del Walhalla.
Padrissa certamente fa volare l'immaginazione del pubblico e lo cattura con piattaforme che si muovono a diversi livelli interagendo con i video, ma, nel suo affanno per offrire il più possibile alla sua narrazione, è giunto a tratti a saturare la scena sviando l'attenzione da quello che avveniva sul fondo. Il progetto delle scene era a cura di Roland Olbeter, i costumi di Chu Oroz e le proiezioni di Frank Aleu.
A capo di un'orchestra ampliata stava il direttore stabile Patrick Summers, ha dato risalto e vitalità alla ricca scrittura strumentale della partitura, traendo brillantezza e nitore da una compagine omogenea in ogni sezione, in particolare negli ottoni, con una lettura appassionata dei leitmotifs wagneriani. L'estesa locandina ha miscelato esperienza e gioventù ed era guidata dal Wotan del basso baritono Iaian Paterson, cantante dalla voce potente che ben conveniva alla sua autorità scenica. Come Fricka, il mezzosoprano Jamie Barton ha mostrato una calda vocalità di bel colore e qualche insicurezza nei movimenti. Il baritono Christopher Purves ha sorpreso per il timbro affascinante, la passione e il coinvolgimento con cui ha reso il personaggio di Alberich. Melody Moore ha cantato una Freia vigorosa e Stefan Margitaha dispiegato con chiarezza la sua tornita voce tenorile, quale comico e sinistro Loge. Imponenti e profunde le voci dei giganti Fasolt e Fafner, interpretati da Kristinn Sigmundsson e Andrea Silvestrelli. Corretti anche Meredith Arwady (Erda), Chad Shelton (Froh), Ryan McKinny (Donner), così come Andrea Carroll (Woglinde), Catherine Martin (Wellwunde) e Renée Tatum (Flosshilde).