di Antonio Caroccia
Pagine sparse
Il carteggio di Giuseppe Martucci nei documenti d’Archivio del Royal College of Music
a cura di Federica Nardacci
pagine XL+176 pp. con 8 tavv. bn f.t.
Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2019
Historiae Musicae Cultores, vol. 137
ISBN: 9788822266934
Epistolari e carteggi rappresentano ancora oggi fonti principali per lo studio di personaggi, epoche e contesti culturali. Strumenti essenziali per ricostruire, spesso, vicende biografiche e artistiche nell’ambito di ricerche comparatistiche e interdisciplinari. Ciò rende ancor più succulento questo banchetto se parliamo di raccolte epistolari. È il caso del corpus di 170 lettere indirizzate a Giuseppe Martucci conservate presso la Biblioteca del Royal College of Music di Londra.
La curatrice del volume, bibliotecaria della storica istituzione, nell’introduzione pone subito un interrogativo: come questo materiale sia finito nel collegio musicale inglese? Come spesso accade, raccolte simili o corpus documentari sono frutto di acquisti o donazioni. In questo caso nel 1975, Oliver Davies, responsabile della Biblioteca, acquistò questa raccolta dal collezionista inglese Richard Macnutt il quale a sua volta li aveva acquistati negli anni Settanta dall’antiquario milanese Natale Gallini. Macnutt decise poi di dividere questo lotto in due parti: l’una destinata alla Northwestern University e l’altra al Royal College of Music. Pertanto, la pubblicazione di questo carteggio riguarda solo una parte della ‘Macnutt collection’, ossia quella londinese, costituita da 512 documenti di compositori, musicisti, cantanti e critici musicali dalla fine del Settecento all’inizio del Novecento e, nella fattispecie, della sezione dedicata a Giuseppe Martucci; per lo più la più estesa e organica della collezione.
Le lettere sono ordinate cronologicamente e per corrispondente. In questo modo è possibile percorrere biograficamente una sorta di itinerario martucciano attraverso le relazioni intrattenute dal compositore con gli artisti del tempo. La curatrice fornisce al lettore utili strumenti per orientarsi nella lettura e nella ricerca delle missive: vi sono chiari criteri editoriali, corrispondenze e personalia, con una serie di notizie biografiche dei corrispondenti. Duole, invece, constatare la mancanza di indici specifici – a parte l’indice dei nomi finale – che di certo sarebbero stati utili per uno strumento di ricerca qual è un carteggio. Il ‘corpus epistolare’ martucciano copre un arco temporale che va dal 1877 al 1909, abbracciando gli esordi della carriera e arrivando, poi, agli ultimi giorni dell’artista. Il carteggio, poi, prosegue fino al 1919, con alcune missive indirizzate alla vedova e alla figlia per onorare la memoria dell’artista anche dopo la sua morte. Le lettere senza data sono state collocate alla fine del volume. Molteplici e eterogenei sono gli argomenti di queste epistole che ci restituiscono un “quadro” pressoché fedele della vita dell’artista. Insigni letterati e critici del tempo (Filippo Filippi, Aldo Noseda, Enrico Panzacchi), musicisti (Antonio Bazzini, Marco Enrico Bossi, Ettore Pinelli, Cesare Pollini ecc.) esponenti politici e culturali, nobili, come la Principessa Adele del Balzo Strongoli, ci restituiscono uno spaccato di storia e di vite che ci tramandano un passato e un’epoca di cui Martucci rappresenta il degno pensiero musicale italiano che travalicò le Alpi.
Il carteggio si apre con l’immagine del giovane Martucci, che riesce a conquistarsi la fiducia di uno dei più influenti critici musicali del tempo, come Filippo Filippi. Il rapporto di amicizia e di reciproca stima è qui documentato attraverso sei lettere che coprono un decennio (1877-1887), nel quale l’artista dedicherà al critico il secondo concerto per pianoforte e orchestra.
Aldo Noseda e Cesare Pollini sono le due personalità che meglio sono rappresentate nel volume grazie alle molteplici lettere che spedirono a Martucci: 22 e 34 missive. Tra le tante esecuzioni della Prima Sinfonia martucciana giova ricordare quella avvenuta a Londra il 18 marzo 1898 sotto la direzione di Charles Villiers Standford con l’orchestra del Royal College of Music. La lettera di C. Hubert H. Parry ben descrive questa esecuzione. Lo stesso Martucci, l’11 giugno 1899, scrivendo a Pollini elogiò l’orchestra e la direzione: «La esecuzione della mia sinfonia a Londra è stata una delle migliori soddisfazioni della mia vita artistica». Senza dubbio questo evento significò una tappa importante nella vita artistica del compositore. Il carteggio con Pollini è uno scambio fraterno, umano, tra due grandi artisti che contribuirono al recupero della tradizione strumentale italiana. Anche l’ultima parte della vita di Martucci è contraddistinta da una serie di missive che mettono ben in luce l’azione intrapresa dalla Principessa Adele Del Balzo Strongoli che, insieme a suo marito Francesco Pignatelli, si era impegnata a persuadere l’artista per il grande ritorno napoletano, non senza l’aiuto di Rocco Pagliara. Nell’ultima parte del volume vengono trascritte una serie di missive che testimoniano l’eredità spirituale dell’artista. La scomparsa di Martucci a soli cinquantatre anni lascerà un gran vuoto nel mondo musicale italiano dell’epoca. La vedova Maria Martucci continuerà ad onorare la memoria del marito con una serie di concerti e commemorazioni che si svolsero a Bologna, Napoli e Capua.
Non vi è dubbio che la pubblicazione di questo carteggio in edizione moderna testimonia – semmai ancora ce ne fosse bisogno – l’importanza di questo artista che seppe tenere testa ai grandi modelli sinfonici d’oltralpe e nel contempo traghettò l’Italia musicale verso il nuovo secolo, ossia il Novecento. Le azioni di renaissance martucciana di questi ultimi anni tendono proprio a “riabilitare” una figura che di certo non fu assolutamente secondaria nel panorama storico-musicale italiano e questo carteggio aggiunge un altro prezioso tassello a questa “riabilitazione”.