di Roberta Pedrotti
T. Geringas
In viaggio. Impressioni
100 pagine
ISBN 978-88-6540291-7
Zecchini editore, Varese 2020
Impressioni: il sottotitolo dice tutto, ché In viaggio non può dirsi un’autobiografia, né organizzarsi in una forma rigorosa, o preoccuparsi troppo dello stile. Sono, invece, frammenti di memoria e questa struttura rapsodica costituisce il fascino maggiore del racconto di Tatjana Geringas, che di mestiere non fa la scrittrice, ma la pianista. Pianista immersa totalmente nella musica, dato che suo marito è il violoncellista allievo di Rostropovič David Geringas e che il figlio Sasha, o Alex, ha raccolto premi su premi nell’ambito del pop.
Pagina dopo pagina, si entra nella quotidianità di ricordi condivisi con Rostropovič, appunto, o Karajan, o Richter, o Lupu, vecchio amico dei tempi del conservatorio di Mosca. Soprattutto si entra nel mondo precario e confuso degli artisti ai tempi della cortina di ferro, l’emigrazione in Occidente, la caduta del muro, i viaggi interminabili in alloggi di fortuna, condizioni anche miserabili, ma sempre con il violoncello fra i bagagli più preziosi, sempre con la possibilità di esercitarsi al piano, di incontrare un collega e riallacciare rapporti. Oppure fare brutti incontri, come quello con l’impresario di Karajan che lo stesso maestro provvederà a defenestrare per le sue scorrettezze.
C’è tanta storia, non solo della musica, senza pretendere di fare storiografia, ma solo di far emergere impressioni, esperienze personali, anche con piccoli aneddoti apparentemente insignificanti. Al lettore italiano non potrà non strappare un sorriso quasi incredulo il racconto del ristorante romano dove Tatjana assaggia per la prima volta la pasta al pesto e, non conoscendo il sapore del basilico, ne rimane disorientata, perplessa come di fronte a uno scherzo di fronte a quello che “soprattutto allora, negli anni ‘70, era considerato una prelibatezza assoluta”. Non solo i liguri trasaliranno di fronte a questa frase, ma è anche questo il bello di In viaggio: mettersi nei panni altrui. Non solo di grandi musicisti che in ogni avversità,in patria come migranti, riescono a mantenere l’arte al centro della propria vita, ma anche di una famiglia, di esseri umani travolti dai grandi meccanismi della storia, eppure capaci di resistere con le loro piccole storie, i loro desideri e i loro affetti. Qui si parla di grandi artisti e di nomi scritti a lettere d’oro negli annali della discografia, dei teatri e delle sale da concerto, ma dovrebbe valere per ciascuno, nella sua unicità, umano come noi, con il suo bagaglio e il suo cammino.