Il mondo di Britten

di Sergio Mora

Alessandro Macchia: Benjamin Britten, l’uomo, il compositore, l’interprete
pp.566
EDT, Torino 2024
ISBN: 8859293022

Giunge estremamente opportuno questo fondamentale studio biografico della figura, in Italia negletta e a lungo sottovalutata, di Benjamin Britten(1913-1976).

La critica ufficiale aveva bollato il musicista inglese di “passatismo”, ossia di non essere informato dell’evoluzione modernista del Novecento. Nulla di più falso: alla luce di una concezione critica fortunatamente mutata, Britten rappresenta l’alfiere di un nuovo modo di costruire il mondo sonoro, tenendo assieme la tonalità con l’atonalità.

L’autore del saggio mostra alcune assomiglianze fra Mozart e Britten: entrambi bambini prodigio ed entrambi capaci di rinnovare dall’interno il concetto di armonia, senza scalfire il senso comune della comunicazione.

Britten mostra una sorprendente affinità con gli ideali di Schoenberg quando quest’ultimo afferma il ritorno di un nuovo concetto di tonalità.

Nell’armonia di Britten coesiste il collante tematico ottocentesco, sottoposto alle alterazione ritmiche e armoniche subentrate nel corso del nuovo secolo.

Pur non avendo frequentato i corsi di Alban Berg a Vienna, Britten adotta i modelli formali classici che il musicista austriaco adottava per compattare emotivamente il suo linguaggio lirico.

Britten è un compositore inglese per la fierezza con cui si rivolge alle fonti sorgive della sua cultura: la religiosità comunitaria, l’aspetto folkloristico della melodia, il tocco bandistico come estro naturale.

Le tematiche adottate dal compositore sono quelle che predominano nel mondo odierno: il senso di comunità come unico modo per allontanare la catastrofe bellica, il rispetto per l’ambiente, il mondo dei bambini come idealità attiva da preservare per il futuro.

Nel testo di Alessandro Macchia viene mostrata l’evoluzione artistica e umana di Britten con una notevole documentazione di supporto. Le stesse opere di Britten sono analizzate con profonda attenzione, mediante un linguaggio preciso ed accessibile.

Unica osservazione: peccato che accanto ad una corposa bibliografia e discografia venga a mancare il riferimento filmico di alcuni importanti documentari realizzati su Britten, primo fra tutti il bellissimo film di Tony Palmer.

Sergio Mora