di Roberta Pedrotti
Giulio Odero
Le copertine di 111 LP
riti e cerimonie fra colori, profumi e suoni dei long playing
125 pagine
ISBN 978-88-6540-130-9
Zecchini editore, 2015
Sarebbe sicuramente un errore considerare l'LP superato con l'avvento del CD prima, dell'mp3 e dei suoi fratelli a miglior definizione poi. Ma è altrettanto errato l'atteggiamento nostalgico che vuole decretare a ogni costo la superiorità del vinile e dell'analogico. Si tratta semplicemente di supporti differenti, con differenti peculiarità (se vogliamo, in maniera assai grossier, un suono più caldo e plastico da una parte, più analitico dall'altra, benché sia la modalità di registrazione alla base a determinare soprattutto la differenza) ma che possono entrambi veicolare incisioni fatte a regola d'arte e altre tecnicamente meno riuscite, che possono entrambi essere riprodotti su ottimi impianti, in acustiche acconce o, viceversa, con strumentazioni precarie e in ambienti inadatti. Un LP ben conservato, con lo stereo giusto, nella sala giusta difficilmente darà problemi di fruscii o scatti e suonerà in tutto il suo splendore, ma lo stesso si può dire di un buon CD inserito non nel lettore di un computer portatile, ma in un apparecchio all'altezza.
Bando, dunque, alle idiosincrasie o alle nostalgie personali, bando alla necessità di decretare per forza un sistema migliore.
L'autore di questo volumetto, una vita consacrata agli archivi musicali e una musicofilia che si sposa a tratti con l'audiofilia (che è cosa affatto differente), invece sembra propendere assolutamente per il mondo del vinile - elencandone tuttavia tutti quei difetti che, invece, sarebbero ben ovviabili come abbiamo detto - soprattutto per una sorta di feticismo dell'oggetto.
Scagliarsi, però, contro l'aspetto “sconfortante” della “brutta scatoletta di plastica” è una presa di posizione parziale. Non si può negare che, anche per la concorrenza del semplice file immateriale, il leggero dischetto di plastica si sia prestato a diversi esperimenti di packaging. Un esempio preclaro è quello offerto dalla britannica Opera Rara, che permette ai clienti di acquistare on line i semplici files audio (in diverse possibilità quanto a definizione) ma anche, per chi cerchi anche la concretezza del cofanetto, confezioni di pregio, sia per i contenuti musicologici dei libretti, sia per la ricerca iconografica e la qualità dei materiali. A fronte delle “brutte scatolette di plastica” abbiamo anche molti altri esempi di custodie in forma di libro, di vari assemblaggi di cartone, agili, ecologici, spesso creativi. E se un tempo, ricorda Odero, si poteva allegare una partitura all'LP, oggi potremmo allegare il leggero CD a qualunque volume.
Espresse le perplessità sulle premesse, poco resta da dire sul vero cuore del libro, che sono le centoundici riproduzioni di copertine discografiche commentate dall'autore. Sarebbe stato interessante proporre una disanima ragionata sulla storia grafica del vinile, sulle diverse tendenze, sull'evoluzione di tecnica, gusto, estetica. Ci sarebbero, per esempio, perle magnifiche fra le registrazioni della sovietica Melodya. Invece, nella raccolta di Odero, l'impressione è di una galleria fotografica rapsodica, imbastita secondo criteri personalissimi o l'estro del momento, commentata con impressioni e aneddoti tanto vari ed estemporanei da sembrare più chiacchiere fra amici (alle quali, in effetti, dichiara di ispirarsi) che frutto di un qualche ragionamento organico.
La prima idea del libro nacque una ventina d'anni fa. Oggi siamo abituati a scorrere quotidianamente gallerie fotografiche proposte dai nostri contatti sui social network, dai blog, dai forum, da siti e testate on line. Tutte regolarmente commentate con lo stesso spirito informale, fra il serio e il faceto.
Cosa ci dà di più questo libro? Francamente ci è sfuggito, ma ci sarebbe piaciuto (si faccia avanti qualche amante della musica, della grafica e delle arti visive!) invece seguire un bel percorso ragionato alla scoperta della storia delle immagini legate alla discografia.