di Andrea R. G. Pedrotti
Ian Bostridge
Il viaggio d'inverno di Schubert - Anatomia di un'ossesione
Il Saggiatore
Milano, 2015; br., pp. 320. (La Cultura).
collana: La Cultura.
ISBN: 88-428-2165-9 - EAN: 9788842821656
Quello che Ian Bostridge compie nel suo libro Il Viaggio d'inverno di Schubert, Anatomia di un'ossessione è un autentico percorso di ordinata analisi dei tormenti del musicista austriaco. Il testo si divide in ventiquattro parti, esattamente quanti i Lieder musicati da Schubert sui testi del poeta tedesco Wilhelm Müller, parimenti al suo altro celebre ciclo, Die schöne Müllerin. La Winterreise è un canto di amore, dolore e sentimento. La lingua tedesca, con le sue durezze, ma anche con la molteplicità di sfumature, tanto differenti dal sentire latino, porta a noi il dolore di un autentico viaggiatore romantico che è prodotto e proiezione di un poeta romantico (di note, non di versi) affine al protagonista del celebre romanzo di Wolfgang von Goethe, Die Leiden des jungen Werthers. Die Leiden: non solo dolori, come nella comune traduzione italiana, ma molto altro. In tedesco, infatti, il tormento è figlio di una parola la cui radice amplia notevolmente l'ambito semantico: leider (sfortunatamente), leidenschaft (la passione) ne sono fratelli di significato, inscindibili dal malessere interiore.
Il testo di Müller e la musica di Schubert vengono analizzata di Ian Bostridge con perizia sopraffina in tutti gli aspetti più intimi, attraverso una contestualizzazione storica vista attraverso l'estrema sensibilità dell'autore.
L'aspetto interessante del libro è proprio questo: Bostridge conferma il suo non essere un semplice esecutore, ma un fine intellettuale. Ed è bene definirlo tale, perché questo è un testo che va ben oltre la semplice musicologia.
Ogni capitolo è titolato esattamente come il Lied che si va minuziosamente a esaminare; il canto viene proposto il testo in lingua originale con testo a fronte, dopodiché l'autore procede con un'analisi precisa e minuziosa, non solo attraverso esempi musicali, ma anche contestualizzazioni storiche e parallelismi letterari. I riferimenti temporali non si rifanno alla sola contemporaneità, ma spaziano lungo un'ampio arco cronologico. Viene citato Carlo V, i grandi conflitti internazionali, la cinematografia e la pittura o grandi autori del passato quali Goethe o Esopo.
È impressionante riscontrare quanto Bostridge riesca a sviscerare dai versi di Müller e dalle note di Schubert.
Il compositore tedesco, così come numerose menti geniali del passato, fu cosciente della durezza della vita con le sue delusioni e i suoi drammi, tuttavia, e la sua biografia ce lo racconta inesorabile, non seppe accettare tutto questo e la sua esistenza ebbe fine ancor in giovane età.
Non è facile sintetizzare quanto dell'animo del musicista austriaco fosse contenuto nei suoi lavori, sebbene ogni elemento sia nitidamente percepibile. Ascoltando Schubert - tutto Schubert - il pensiero corre a uno strano senso di gelo, di infinito, di morte...
Se Schubert può esser definito un autentico Wanderer, lo stesso può dirsi per Bostridge, ma quest'ultimo non è vagabondo alla ricerca della serenità, bensì un viaggiatore consapevole, animato dalla passione (questa volta positiva) di raccontare un uomo con esempi mirati agli ambiti semantici che caratterizzano ognuno dei ventiquattro Lieder della Winterreise.
Ogni immagine riportata sul testo richiama morte e solitudine, ma ci sono presenze sfuggenti che Bostridge coglie in maniera mirabile. La morte viene evocata, aleggia nell'aria, ma non si trova mai. Lo sterminata natura dei boschi della Sassonia, le montagne dell'Austria, le spettrali foreste della Transilvania: tutti luoghi che facevano parte, o erano in prossimità, della patria di Franz Schubert. Un panismo angosciante ed esasperato nel gelo della neve. Il ristoro d'un focolare immerso nel freddo. La natura gelida e gli animali nominati celano anch'essi il sentore della morte: lupi, corvi e cornacchie.
L'ultimo Lied, Der Leiermann (l'uomo con l'organetto), non racconta di una salvezza, eppure lo strumento avrebbe potuto far pensare a un ritorno all'infanzia e a un nuovo inizio. Schubert non pensa alla solitudine nella senilità: è vero, un breve momento di ebbrezza aveva fatto capolino nel grande sogno di dolore.
Veder concatenati i titoli dei Lieder della Winterreise già nel sommario del libro ci fa scorgere quale sarà il grande sogno di morte di Schubert e alcuni di questi non possono che restar fissi al nostro sguardo e rendere chiara la sequenzialità dell'analisi di Bostridge: Gute Nacht (Buona notte); Gefrorne Tränen (Lacrime di ghiaccio, lo sconforto); Erstarrung (Il congelamento); Auf dem Flusse (Sul fiume); Rückblick (Uno sguardo indietro); Irrlicht (Fuoco fatuo); Frühlingstraum (Sogno di primavera); Einsamkeit (Solitudine); Letzte Hoffnung (Ultima speranza); Täuschung (Illusione).
Nei titoli di questi Lieder si sintetizza il tormento di Schubert e Bostridge è capace di illustrare il senso di infinito, senza scadere mai nel retorico o nell'esistenziale; sa rendere tutta l'intensità del dramma della vita terrena di Schubert da acuto osservatore.
Al termine, nel capitolo conclusivo, l'autore narra le sue sensazioni nel lavorare a questo volume ed è giusto citarne un breve passo, l'ultimo: “Questo libro […] non è altro che la piccola parte di un'esplorazione tuttora in corso della complessa e splendida rete di significati -musicali e letterari, testuali e metatestuali- all'interno della quale questo Viaggio d'inverno realizza il suo incantesimo”.
Nel consigliare l'acquisto di questo volume, edito da “Il saggiatore”, crediamo sia bene citare anche l'oggetto della ricerca, ossia Franz Schubert, con una parte d'una frase vergata da egli stesso e riportata nella quarta di copertina: “[...] Vissi e cantai per tanti, tanti anni. Se volevo cantare l'amore, cantavo il dolore e viceversa.”