di Roberta Pedrotti
E. Rescigno
Verdi
238 pagine
Mind Edizioni, Milano, 2017
ISBN: 978-88-6939-182-8
Mentre ci si affonda in poltrona con questo libro fra le mani, se ne scorrono rapidamente le pagine, l'indice scandito per paragrafi brevi e incalzanti, si ha subito la sensazione che le ore passate in sua compagnia saranno leggere ma non infruttuose, come un dialogo colto e spiritoso con un gentiluomo di squisita cultura.
Eduardo Rescigno è esattamente un narratore gentiluomo, che fa sentire a suo agio ogni lettore, fornendo tutti gli elementi utili per orientarsi senza che nessuno debba sentirsi inadeguato, ma nemmeno tediando l'interlocutore più smaliziato con un eccesso didascalico. Anzi, il suo fare è esattamente affabulatorio, regge il filo del discorso senza temere anticipazioni, richiami, anche qualche ripetizione con valore retorico, dove serva. Si attiene con scrupolo ai fatti, ben ancorato ai documenti che sa citare con scioltezza e proprietà, ma offre anche un punto di vista personale ben riconoscibile, sicché val la pena, anche quando si conosca a menadito la vita di Verdi, di leggere questa biografia, per ascoltare la versione di Rescigno e confrontarsi con la sua prospettiva. Una prospettiva sensibile e galante, che sfiora con grande grazia anche le vicende legate ad Angelo Mariani e Teresa Stolz, oggetto di tante supposizioni e di tanti pettegolezzi che l'autore non ignora, ma lascia garbatamente ai margini, dipingendo l'umanità di Verdi e di ogni figura entrata nella sua orbita con abili pennellate. Così è per Giuseppina Strepponi, per la quale Rescigno sembra nutrire un affetto speciale, coinvolgendoci in un'empatia con la seconda signora Verdi che non sfocia mai nel patetismo, ma segue le orme dell'elegantissima e intelligente prosa di lei. A Verdi stesso, vien da pensare, sarebbe certo piaciuto il ritmo di questo racconto che incalza scorrendo i fatti rapidissimi degli "anni di galera" e sa dosare poi opportune riflessioni senza languire, senza diventare melodrammatico. Sintetico, sentito, efficace.
Quel che ne emerge non è, dunque, né un santino né un monumento, ma l'immagine sincera di un uomo autentico, con le sue malattie psicosomatiche, le sue ansie, le sue ambizioni, la sua figura esile e ossuta che man mano si irrobustisce, con gli occhi vivi e penetranti che svelano anche una profonda bontà, la bontà di un uomo anche ombroso, anche burbero e scorbitico, ma soprattutto per un'innata avversione alla "réclame", alle affettazioni e alle apparenze. Un uomo che sa amare e che conosce l'amicizia, ma che sa pure infuriarsi, nutrire schiette avversioni, che non guarda in faccia a nessuno, ma si emoziona profondamente di fronte a Cavour e a Manzoni. Tutti aspetti che, magari, già conoscevamo della vita di Verdi, ma che è sempre un piacere rileggere, specie se queste poco più di duecento pagine (il volume comprende anche la cronologia e uno specchietto schematico delle opere) sono scritte con amabilità e competenza e scivolano via leggere e accattivanti.
Val la pena di leggere questo libro e, posatolo, si spera che capiti presto un'altra occasione per sentire cosa Rescigno vorrà raccontarci di un altro grande della musica.