di Mario Tedeschi Turco
Alban Berg
Suite lirica. Scritti musicali e letterari
a cura di Anna Maria Morazzoni
prefazione di Michele Girardi
il Saggiatore, Milano 2020
pp. XV-613, Euro 55
ISBN-13: 978-8842825791
Era attesa da lungo tempo la riedizione italiana degli scritti di Alban Berg, intitolata Suite lirica. Scritti musicali e letterari. Uscito presso il Saggiatore nel 1995 per la cura di Anna Maria Morazzoni (allora il titolo era Suite lirica. Tutti gli scritti), e da anni fuori catalogo, il volume costituisce una lettura indispensabile non solo per la conoscenza di uno dei maggiori compositori di sempre, ma anche per tracciare il quadro generale della cultura musicale mitteleuropea degli inizi del Ventesimo secolo. Il libro è tornato ora in una nuova edizione accresciuta, sempre con la curatela della grande studiosa purtroppo prematuramente scomparsa nel febbraio del 2019, nonché con una prefazione di Michele Girardi, il quale non manca di sottolineare come il lavoro di Morazzoni sia tra i pochissimi contributi italiani su Berg regolarmente citato nella letteratura scientifica internazionale.
Veniamo innanzitutto a una comparazione tra il nuovo volume e la prima edizione: oltre ad aver ampliato diversi commenti critici e aver rivisto le traduzioni, Anna Maria Morazzoni ha provveduto ad integrare il libro con scritti di Berg per un’ottantina di pagine. Segnatamente:
1. Un addendum ai Nove fogli sulla Lyrische Suite, titolato Composizione con 12 note.
2. Una breve nota Per la riapertura della Volksoper, del 1929.
3. Una nota Su Willem Mengelberg e l’orchestra del Concertgebouw, 1928.
4. Un estratto da una lettera Su Winfried Zillig, 1933.
5. La sezione «Interviste» (pp. 455-492) consta di 5 colloqui prima inediti, una Conversazione con Alban Berg e Clemens Krauss di Otto König in versione ampliata, più la già edita Intervista su Lulu.
6. L’intera sezione «Scritti letterari» viene presentata per la prima volta. Contiene il poemetto narrativo giovanile Hanna, del 1902-03; l’incompiuto Dramma della miniera, che risale al periodo 1904-1907; lo schizzo drammatico Notte, steso tra il 1915 e il 1916.
Il materiale complessivo proposto dal volume è di tale ampiezza e densità che risulta impossibile disegnarne qui un’analisi completa. Procediamo dunque in estrema sintesi: basandoci sul nuovo materiale offerto, vediamo la chiarezza autoptica con la quale Berg, in Composizione con 12 note, delinea la derivazione di quarte e quinte dalla serie, annotata con divisione illustrativa di due misure simmetriche, in cui la seconda è speculare alla prima abbassata di una quinta diminuita. Berg nota come la particolare struttura porti nella sovrapposizione accordale a una gravitazione doppia verso La minore e Mi bemolle minore, ovvero Fa e Si maggiore. Il rilievo è significativo di come l’architettura seriale interpreti le funzioni armoniche in modo organico rispetto alla scrittura orizzontale e alle permutazioni conseguenti, in modo da costruire quella «intensificazione espressiva» come evoluzione interna dell’opera basata su nuclei tematici ricorrenti, in fondo non diversi dai Leitmotive. Dal punto di vista dell’armonia funzionale, di massimo rilievo estetico e storico risulta anche la serie di appunti stesi per una Replica ad Alfredo Casella a proposito di Scarlattiana. Berg annota alcune critiche a partire dal saggio dell’autore italiano, inviato nel 1928 alla rivista «Anbruch», nel quale si sosteneva tra l’altro che, in Italia, la reviviscenza di forme compositive antiche ridondava a favore della liquidazione dell’atonalità e della sua azione distruttiva del senso tonale. Notando di sfuggita come anche in Germania le forme severe della passacaglia, delle variazioni, delle fughe e dei canoni, a titolo di esempio, continuarono ad essere praticate regolarmente anche se non comparivano nelle titolazioni dei brani, è soprattutto sul concetto di «distruzione del senso tonale» che Berg indica nella Harmonielehre del suo maestro Schönberg precisamente il fondamento d’un tentativo di «salvare la tonalità». L’argomentazione migliore di questo punto fondamentale sta proprio negli esempi analitici copiosi contenuti in altre pagine, tra le quali la stessa Composizione con 12 note di commento alla Lyrische Suite citata più sopra. E in generale, deriva da queste pur rapsodiche annotazioni l’idea che lo Schönberg-Kreis aveva di se stesso, quale apice di una parabola evolutiva/progressiva perfettamente consequenziale all’interno della tradizione germanica post-romantica, i cui autori Berg stesso enumera all’inizio della sua Replica: Brahms, Wagner, Strauss, Mahler, Schönberg. Cosa che tutta la migliore musicologia contemporanea ha abbondantemente confermato.
Di grandissimo interesse sono i tre testi letterari. Il Berg ancora giovane di Hanna è notevole per capacità di evocazione del paesaggio, del tutto incontrollato nell’esplicitazione drammatica del triangolo amoroso (che alla lontana può richiamare La lupa di Verga, nell’ossessione erotica di una donna per il genero, e da vicino la Walküre wagneriana – nota Morazzoni - «dove il vento apre le porte e lascia entrare l’amore»). Da notare comunque l’esasperazione ultra-passionale del tutto, che compone un certo naturalismo d’ambientazione e di psicologia erotica con un gusto espressionista per il dettaglio distruttivo/autodistruttivo.
Con il Dramma della miniera ci avviciniamo senz’altro a «Ibsen sia per i caratteri dei personaggi sia per i temi affrontati» (Morazzoni), mentre con il frammentario Notte la modernità della scrittura, esaltata dall’incompiutezza dello scritto, ci fa riconoscere senz’altro la temperie espressiva d’area germanica agli inizi del ‘900, quasi si trattasse d’un film weimariano ante litteram. Si veda questo fulminante estratto, titolato Cinema IV: «Fase I – Le montagne in relazione alla terra – Rumori della terra (campanacci di mucche) – Salendo a velocità di sogno (oppure con interruzioni causate dai rumori della terra) ǀ Fase II – le montagne sotto di sé – Si vaga in piano, ad alta quota – Nessuna vista più della pianura, ma in mezzo all’altopiano alte montagne non pittoresche – Poi, il “Grido della Notte”, ma non come all’inizio, grande distanza. Interruzione, oscurità improvvisa e quando lo schermo è di nuovo visibile: Fase III – Le montagne in relazione al cielo […]». Non stupisce questa capacità di previsione visiva, del resto, da parte del musicista che aveva progettato per Lulu un Interludio filmico al centro del II atto, a costituire divisione tra le due fasi esistenziali della protagonista.
Ma si può dire che ad ogni pagina questo Suite lirica proponga materiale da conoscere e su cui riflettere: possiamo per esempio gustare le polemiche senza esclusione di colpi con l’erudito ma ottuso Julius Korngold, oppure vedere come si fa dell’analisi stilistica di una partitura (si veda la precisione con la quale Berg dimostra la presenza della forma-sonata nel Pelleas und Melisande di Schönberg, oppure come demolisca i tentativi di Hans Pfitzner di verbalizzare il contenuto della musica desumendo immagini da «tutti i campi, tranne quello musicale»), oppure ancora ammirare un saggio di critica della cultura nella commemorazione dell’editore Emil Hertzka.
Su tutto, l’acribia filologico-critica di Anna Maria Morazzoni può fungere da paradigma, sia per il reperimento e il dispositivo dei materiali, sia per il commento analitico e culturale. Si veda anche solo la complessità delle citazioni intertestuali posta a conclusione della dedica berghiana Per il sessantesimo compleanno di Karl Kraus, dove la studiosa pone a confronto la cultura musicale dello scrittore con le testimonianze di Elias Canetti, Adolf Loos, Walter Benjamin e, in più ampia prospettiva, la forma della dedica musicale come «stile telegrafico dell’anima» in numerosi casi noti e puntualmente citati con dovizia di dettaglio archivistico e storico. Insomma, un libro da leggere e rileggere; da studiare come testimonianza diretta d’un sommo musicista; da indicare, per la curatela, come modello assoluto di musicologia storica.