di Roberta Pedrotti
Dittersdorf, Vaňhal, Haydn
Divertimenti viennesi
Musica Elegentia
Matteo Cicchitti (direttore e violone), Gian Andrea Guerra (violino I), Mauro Righini (violino II e viola)
registrazione effettuata a Selle (PE) nell'agosto 2017,
2 CD Brilliant Classics, 96127, 2020
Non solo di geni e capolavori è popolata la storia della musica. Ciò non vuol dire che non valga la pena conoscere chi non era geniale e non ha scritto capi d’opera, anzi: ogni tassello del contesto storico è prezioso per chi lo sappia guardare con spirito critico senza forzarlo ad ogni costo esaltando oltremisura ciò che è minore. Ché minore senz’altro lo è rispetto ad altri, ma non per questo indegno, anzi, parte di quell’humus in cui i grandi si sono formati e hanno operato. Più che ovvio, insomma, che i programmi dei concerti, i repertori, gli studi mettano in primo piano i capolavori di Haydn, Mozart e Beethoven, ma è opportuno anche ricordarsi che Franz Joseph Haydn aveva un validissimo fratello minore, Johann Michael, nato nel 1737, o che a Vienna negli stessi anni si trovavano anche i coetanei (classe 1739) Karl Ditters von Dittersdorf e Jan Křtitel Vaňhal, violinista e violoncellista che con Mozart alla viola e Franz Joseph Haydn al primo violino si esibirono anche in quartetto. Musicisti, insomma, non disprezzabili, che si trovarono gomito a gomito con i più grandi e lasciarono una loro traccia anche compositori nella Vienna degli ultimi decenni del XVIII secolo. Al di là dei lavori più ambiziosi (Dittersdorf scrisse un centinaio di sinfonie ispirandosi anche alle Metamorfosi di Ovidio), qui saggiamo proprio la quotidianità di quella Vienna musicale, un repertorio che oggi potremmo definire “di consumo”, pensato per deliziare saloni e parchi nobiliari, magari anche come sottofondo, senza particolare impegno formale. È il genere del Divertimento, trii in stile per lo più galante in cui le strutture della sonata, la dottrina del contrappunto si vedono preferire scritture agili, melodiche, rapporti armonici non troppo arditi e articolati, senza schemi rigorosi. Pagine brevi, che Dittersdorf costruisce in due movimenti, un tendenzialmente mosso seguito da un minuetto, Vaňhal in cinque (Allegro, Minuetto, Adagio, Minuetto, Allegro), Johann Michael Haydn in quattro, in un modello che ricorda da vicino quello più impegnato della Sonata, del Quartetto, della Sinfonia (Allegro, Adagio, Minuetto, Finale presto). Naturalmente il fatto che si tratti di un genere, per così dire, leggero, di poche pretese e sorprese, non significa che sia musica di scarsa qualità. I tre compositori sono ben preparati, hanno un’ottima conoscenza tecnica degli strumenti, un saldo vocabolario espressivo, talora dimostrano anche finezze nella condotta delle parti, a dimostrazione che intuizioni e soluzioni erano già nell'aria, in attesa che qualcuno di genio sapesse coglierle e portarle verso nuovi orizzonti, oltre quel garbo prudente che permea la normalità del Divertimento.
Il trio diretto da Matteo Cicchitti, violone, e composto da Gian Andrea Guerra, primo violino, e Mauro Righini, secondo violino o viola, punta proprio a rendere questa dimensione cordiale e galante di conversazione strumentale disimpegnata senza adagiarsi nella confortevole banalità della piacevolezza. Gli strumenti d’epoca suonano ben distinti, ma in un dizionario comune segnato da sonorità agrodolci, fraseggio serrato fra scambi, botta e risposta, eleganti suggestioni di danze, sofisticati intrattenimenti, dialoghi magari frivoli, rispettosi di moduli e formalità, ma non privi d’arguzia ed equilibrio. Da citare, infine, le note di copertina di Giorgio Pagannone.