di Giuseppe Guggino
Ennio Porrino
I Shardana
Marrocu, Villari, Signorini, Ruggeri, Balzani, Palomba, Mangione
direttore Anthony Bramall
Cagliari, Teatro Lirico, settembre 2013
2CD Dynamic/CDS 7683/1-2, 2015
Già sulle prime battute si sente aleggiare lo stile di Ottorino Respighi, di cui Ennio Porrino – oggi quasi del tutto misconosciuto – fu allievo; ed in effetti la scrittura orchestrale e l’abilità mutuata dal maestro bolognese di fondere motivi arcaici desunti da un passato musicale – quandanche immaginario – in un discorso musicale moderno sono le frecce all’arco del compositore sardo vissuto tra il 1910 e il 1959, appena qualche mese oltre il battesimo al San Carlo di Napoli dell’opera della sua vita. Tolti gli elementi di principale fascino, cui si potrebbero aggiungere una danza fauvista e la scena cruciale del secondo atto, scritta con una certa efficacia nel centrare l’effetto teatrale, poco rimane di indimenticabile in questi “uomini dei nuraghi” se non un declamato per la verità non molto incline ad assecondare i versi (dello stesso Porrino) e qualche oasi melodica che strizza l’occhio a certe frasi di Turandot; quindi probabilmente un po’ poco per consentire l’affermazione negli anni ’60 di un linguaggio musicale orientato agli anni ’30, ma certamente abbastanza per stimolare la curiosità della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari per il repêchage del titolo che, composto da un sardo su argomenti di storia (romanzata) sarda, beneficia dello specifico contributo da parte della Regione Autonoma.
La vicenda è abbastanza lineare. In una Sardegna primitiva l’anziano ma ancor valevole guerriero Gonnario (interpretato da un parimenti anziano per senescenza del mezzo ma non altrettanto valevole Manrico Signorini), nonostante la contrarietà nei lamenti della moglie Nibatta (resi letteralmente da Alessandra Palomba), inizia alla carriera militare i figli Torbeno e Orzocco il primo dei quali però intrattiene una relazione segreta con la straniera Bèrbera Jonia. I due amanti duettano chiudendo il primo atto e si ritrovano a duettare (sia la ben calata Paoletta Marrocu che la voce di Angelo Villari, tutta natura e poco più) nell’atto successivo, nel bel mezzo di un assedio, quando decidono di fuggire facendosi immediatamente scoprire e condannare a morte da Gonnario. Sarà lo stesso padre a giustiziare il figlio nel terzo atto, in ossequio alle leggi di tribù e contro i legami di sangue, mentre la concubina sarà giustiziata dal cognato Orzocco (cantato da Gianpiero Ruggeri), tra nenie, cori e un’interpunzione in lingua sarda (affidata alla vocalista Elena Ledda). Nel primo atto s’era trovata a passare in maniera drammaturgicamente abbastanza slegata anche la figura di Norace (beneficiato da un arioso ben eseguito da Domenico Balzani), che nell’ultimo quadro eredita il comando dei Shardana da Gonnario, prima della chiusura affidata, come altre volte negli atti, al canto del pastore Perdu (nel qual ruolo si segnala l’interessante Gabriele Mangione).
I complessi del Lirico di Cagliari (maestro del coro Marco Faelli) eseguono con precisione talvolta non impeccabile le due ore scarse di musica sotto la guida di Anthony Bramall. Buona la presa del suono live, ma si tratta dell’unico elemento di preferenza per questa incisione in cd rispetto all’altra esistente (integralmente disponibile su youtube) con i complessi della RAI di Roma guidati da Armando La Rosa Parodi e Martha Pender, Gastone Limarilli e Ferruccio Mazzoni, anche perché il booklet accluso non presenta neanche il libretto, disponibile in pdf sul sito web della Dynamic che lancia in commercio anche il dvd dello spettacolo da cui è mutuato il cd live, con la regia di Davide Livermoore.