di Andrea R. G. Pedrotti
A. Dvořák
A bohèmian Rhapsody
direttore Nicola Guerini
violino Ilya Gringolts
Orchestra Prague Philharmonia
Registrato nel gennaio 2016 al Forum Karlín di Praga
CD Deutsche Grammophon 481466, 2016
Già lo scorso anno avemmo occasione di notare dal vivo la qualità dell'Orchestra Prague Philharmonia [leggi la recensione] e, sebbene una registrazione impoverisca per ovvi motivi taluni armonici, specialmente degli ottoni, ascoltando la recente uscita della Deutsche Grammophon non possiamo che riscontrare, ancora una volta, l'eccellente qualità tecnica e la pienezza del suono del complesso boemo.
Ci troviamo a riscontrare nuovamente come le aree che vennero culturalmente influenzate dall'Impero austro-ungarico mantengano, al momento, un predominio tecnico-qualitativo non solo per preparazione musicale, ma anche per passionalità e, non scordiamolo, per la totale assenza di individualismo dei suoi professori. Ascoltando orchestre di una provenienza geografica ascrivibile a quella della PKF si ha la sensazione di udire un organico coeso che si proietta verso l'obbiettivo in completo unisono d'intenti.
Il CD è intermante dedicato ad Antonin Dvořák, probabilmente il compositore che più di tutti seppe imprimere sul pentagramma le tipiche melodie della sua terra, senza una gran vena d'originalità, ma con una capacità descrittiva incredibile delle atmosfere di Praga e dei luoghi limitrofi; infatti il titolo di quest'incisione è Raspodia boema e proprio le note di Dvořák sono, o dovrebbero essere, quelle maggiormente capaci di risvegliare nell'immaginario dello spettatore la natura e l'architettura dell'odierna Repubblica Ceca.
Alla guida dell'orchestra boema ritroviamo, come fu dal vivo nel settembre 2015 a Verona, il m° Nicola Guerini. Allora si pensò all'esecuzione di un programma che comprendeva Wagner, oltre a Čajkovskij e, ovviamente, Antonin Dvořák: in questo disco la scelta di Othello, ouverture da concerto, op. 93 (B. 174), richiama la memoria di quell'evento, poiché Othello, ultima parte del trittico Priroda, zivota làska (Natura, vita e amore) racchiude in sé numerose eco wagneriane nella sua struttura musicale e semantica. A Verona la serata era dedicata alle vicende letterarie Paolo e Francesca, mentre qui si va a raccontare un altro dramma che porta a compimento la sua tragedia sotto l'egida di Eros e Thanatos, con la differenza che a Cipro non è l'animo vilipeso di un uomo rifiutato dalla donna a lui promessa, come Giangiotto, bensì l'insinuante pulsione della gelosia a portare il Moro di Venezia a porre fine all'esistenza della sposa, ingiustamente accusata di adulterio. Di gran qualità le ultime battute, quando la smania di vendetta di Otello diviene pentimento, disperazione e suicidio: una strana conclusione, una sorta di speranza. D'altra parte, secondo un pensiero quasi ascrivibile a Empedocle, la felicità per l'uomo potrà essere raggiunta solo dopo la morte. La vita non è altro che una ciclicità di imperfezioni e pulsioni più o meno controllabili o controllate con sforzo, forza d'animo, autocontrollo e ragionamento.
Il brano successivo è il Concerto per violino in la minore, op. 53 (B. 108), durante il quale tutti e tre i movimenti sono eseguiti con cura doviziosa e precisione scientifica, ma senza scadere nell'algido. Ottimale l'intesa fra il m° Guerini e il bravo violinista Ilya Gringolts, uniti nella fedeltà allo stile del compositore. Particolarmente pregevole l'esecuzione dell'iniziale Allegro, ma non troppo, così come l'Adagio ma non troppo del secondo movimento, dove la melodia espressiva del violino viene accompagnata dagli archi dell'orchestra con la grandiosità dell'impeto dell'organico della PKF. Dopo i primi due movimenti d'abbandono romantico, con il terzo e il passaggio di tonalità di Fa maggiore al La minore ci troviamo innanzi all'intensità incalzante del folklore boemo, trascinati verso la conclusione. Molto bravo il violinista nell'espressione, quanto nel virtuosismo e nella ricerca di colori adeguati.
La Mazurek, op. 49 (B 90) vede, ancora una volta, la partecipazione di Gringolts, che ribadisce il suo valore e l'intesa con il direttore, sia per le dinamiche, sia per le intenzioni espressive.
A parere personale di chi scrive, comunque, il brano più affascinante dell'intero CD è la Romanza per violino e orchestra, in fa minore, op. 11 (B 39). Ilya Gringolts lega il suo fraseggio passionale a quello degli eccellenti archi della PKF-Prague Philarmonia, trovando in legni e ottoni compagni ideali alla sua espressione eterea e struggente, senza mai esser priva d'intensità. L'indicazione del tempo Andante con moto non viene mai tradita e così come il carattere riflessivo della tonalità.
L'incisione si chiude con l'ipertrofia romantica, tipica delle terre slave, subliamata dal Karneval, ouverture da concerto, op. 92, (B. 169), un brano quasi festoso, intriso di letizia, non a caso concepito in un unico movimento al tempo di Allegro. Non scordiamoci che fu composto e dedicato all’Università di Praga da Antonín Dvořák per la laurea onoraria conferitagli. Dopo le prime battute vorticose e vibranti, il m° Guerini è abile a rendere i passaggi di stupore maggiormente elegiaco, quasi dubbioso, alla ricerca di una soluzione di felicità che non è possibile raggiungere nella sua completezza dall'uomo, se non con la morte: la pace dei sensi e il termine delle passioni. È per questo che il tema di spensierata frenesia vitale ha suo compimento nel finale, in cui ottoni e percussioni salgono con prepotenza in cattedra a ribadire la schiacciante superiorità qualitativa tecnica ed esecutiva delle orchestre della lontana, ma, evidentemente, non troppo, Austro-Ungheria.
Il saggio d'accompagnamento è a cura di Antonio Rostagno.