di Roberta Pedrotti
A. Corghi
Tra la carne e il cielo - Filigrane bachiane - D'après cinq chansons d'élite
Silvia Chiesa - violoncello
Maurizio Baglini - pianoforte
Valentina Coladonato - soprano
Omero Antonutti - voce recitante
Tito Ceccherini - direttore
Orchestra Filarmonica di Torino
registrazione dal vivo al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, 2 novembre 2015
CD DECCA 481 2763, 2016
Maurizio Baglini, ispiratore e interprete del programma di questo concerto, nelle note di copertina riflette sul concetto di musica classica per Pier Paolo Pasolini quale musica, più che colta, sublime e trascendente nella sua bellezza il contingente per parlare all'universale. Così si parte, per celebrare i quarant'anni dalla morte del poeta, da Bach, eletto a compositore ideale, a riferimento artistico e intellettuale, amato di un amore devoto, come testimoniano le pagine lucide e appassionate che Maddalena Mazzocut-Mis riassembla nella sua "drammaturgia poetica" e rimbalzano dalla recitazione di Omero Antonutti - così pacata e bonaria - al canto sempre duttile e limpido di Valentina Coladonato sulle note di Azio Corghi, il quale, per questo Tra la carne e il cielo, fa parimenti cantare anche il piano di Baglini e il violoncello di Silvia Chiesa in un gioco di riverberi bachiani al solito giocati magistralmente fra rigore strutturale e lirismo ispirato.
Bach nel tempo e al di sopra nel tempo, attraverso lo sguardo di un collega di oggi, la sensibilità di un intellettuale teso "tra la carne e il cielo" incarna esattamente il senso di un'umanità che è insieme passione e raziocinio, speculazione intellettuale e sentimento cantato. Lo riconosciamo anche nelle seducenti Filigrane bachiane di cui avevamo già scritto in un'esecuzione bolognese sempre con Baglini solista, ma organico d'archi più snello (leggi la recensione).
Al di là della citazione della celeberrima Toccata e fuga in Re minore, la suite D'après cinq chansons d'élite per pianofote e violoncello completa la continuità concettuale rifacendosi a testi preesistenti, canti rivoluzionari come La carmagnole e Ça ira, ma anche, in efficace contrasto politico, all'inno monarchico Vive Henri IV, il medesimo che Čajkovskij inserirà nella Bella addormentata ma che soprattutto Rossini citerà nel Viaggio a Reims celebrando il restaurato Carlo X. Proprio alla luce del più celebre e significante utilizzo operistico (se opera in senso stretto la cantata scenica rossiniana si può definire) assume un valore particolare l'inserimento da parte di Corghi in apertura della Suite del Ranz de vaches utilizzato nel Guillaume Tell. Rivoluzione e Restaurazione si guardano da vicino, stanno fianco a fianco, come innovazione e tradizione, passato e presente, ragione e passione, carne e cielo in un cd che ribadisce, pasolinianamente, come lo spessore intellettuale non sia in antitesi con la fruibilità e con elementi popolari. Tutta l'esecuzione diretta da uno specialista come Tito Ceccherini, d'altra parte, è d'altissimo livello, corroborata per di più dal calore della registrazione dal vivo.