di Roberta Pedrotti
Belcanto rarities
arie di Mozart, Rossini, Bellini e Donizetti
Dmitry Korchak, tenore
Evelino Pidò, direttore
con la partecipazione di Venera Gimadieva, Annalisa Stroppa, Roberto Tagliavini, Miklos Sebestyen
Coro e Orchestra del Teatro Real di Madrid
maestro del coro Andrès Maspero
CD DECCA, 4816847, 2018
Mozart, Rossini, Bellini, Donizetti gli autori. "Una furtiva lagrima", "A te o cara", "Tutto è sciolto", "Cercherò lontana terra" fra le arie in programma. Riesce davvero difficile capire perché questo CD si intitoli Belcanto rarities là dove il Mozart di Mitridate e il Rossini dell'Otello, se anche non frequenti in tutti i cartelloni, sono conoscenze ben assodate nel panorama odierno e l'unica, relativa, rarità sarebbe l'aria alternativa per Gennaro in Lucrezia Borgia, “T'amo qual s'ama un angelo”, che però già Kraus cantava e dopo di lui è stata affrontata, pure in teatro, da molti tenori (fra i più noti, forse l'ultimo in ordine di tempo Juan Diego Florez a Salisburgo nel 2017).
Leggendo le note di copertina, per fortuna, nessuno fa riferimento alla pretesa di offrire una raccolta di rarità tenorili e quindi si presume sia una scelta editoriale piuttosto maldestra, se non controproducente, apposta a un progetto artistico di altro segno. Perché, anzi, la presentazione di Ernesto Palacio pone l'accento proprio sul fatto che oggi questo repertorio non sia più raro e, anzi, “oramai da diversi anni, regna il belcanto”.
Proprio il regno del belcanto costituisce, in realtà, il cuore concettuale di questo album, più che un biglietto da visita (superfluo, data la carriera già consolidata) un autoritratto del tenore Dmitry Korchak. Un autoritratto sulla scia del principio tanto caro ad Alberto Zedda della non specializzazione del cantante rossiniano, ma di una formazione che consenta all'artista di spaziare nel repertorio con consapevolezza e adeguate competenze tecniche e stilistiche. Korchak, difatti, affronta regolarmente Mozart, il repertorio francese (Nadir, Werther, Hoffman), Bellini, Donizetti, il Rossini buffo e serio, dall'opera napoletana al Guillaume Tell. Lo fa con voce di sostanza tendenzialmente lirica, ricercando timbratura omogenea e morbidezza. Talora l'emissione può assumere qualche inflessione nasaleggiante, ma il disco permette di apprezzare l'attenzione a un equilibrio fra la virilità del canto e un'elegia che tende a toni angelicati. L'intenzione stilistica è, insomma, pregevole, moderna nel senso migliore del termine e sorretta dalla disinvoltura nella gestione di tessiture anche scomode, delle mezzevoci, dei passi di coloratura (senza confondere Mozart con Rossini e Rossini con Bellini o Donizetti), delle variazioni. Insomma, il ritratto di un artista che ha ben recepito e fatto propria la lezione della post-Belcanto Renaissance, l'idea, cioè, che il Belcanto sia un tesoro prezioso per l'artista anche al di là del repertorio che affronta, un arricchimento anche per l'approccio a parti più liriche, per inoltrarsi nell'Ottocento o procedere a ritroso nel Settecento. La specializzazione che ponga rigidi paletti stilistici e, soprattutto, tecnici non ha ragion d'essere: al repertorio possono indirizzare il temperamento e la qualità individuale della voce (estensione e spessore in primis), ma fondamentale è la consapevolezza stilistica nelle parti che si affrontano, né la base tecnica dovrebbe mutare. La perfezione, poi, non sarà di questo mondo nell'emissione di ogni singola nota, ma il principio è quel che più conta, il fine cui si tende. E non v'è dubbio che questo sia l'elemento più interessante di questo CD, non una raccolta di rarità (di fatto, non ve n'è nemmeno una), ma una panoramica sull'attuale “regno tenorile” del belcanto. Semmai, sulla base di questo ascolto, potremmo auspicare in Korchak un lavoro più ficcante sulla parola, sì da sbalzare con più efficacia i caratteri differenti di ogni singolo personaggio, tanto più che la qualità della voce, giovane e versatile di timbro, glielo consente pienamente, così come la cura musicale che dimostra in questa occasione e che vorremmo sempre riconoscergli anche in teatro, come la scorsa estate in Torvaldo e Dorliska (leggi la recensione - forse che la sua recente attenzione anche alla direzione d'orchestra sia di stimolo da questo punto di vista?).
La bacchetta di Evelino Pidò è una garanzia d'esperienza ed eleganza, anche se magari non di brividi, Venera Gimadieva, Annalisa Stroppa e Roberto Tagliavini sono pertichini di lusso per La sonnambula e I puritani, nei quali ascoltiamo anche Miklòs Sebestyen.