There's a Place for Us
musiche di Bernstein, Villa-Lobos, Gordon, Theofanidis, Golijov
Nadine Sierra, soprano
Robert Spano, direttore
Royal Philharmonic Orchestra
CD Deutsche Grammophon 483 5004, 2018
L'album d'esordio di Nadine Sierra è una dichiarazione politica. In senso assoluto. Il programma intelligentemente assortito suona come un manifesto d'arte impegnata, con un messaggio quantomai attuale e importante.
Statunitense di radici portoricane per parte di padre, lusitane per va materna, canta in inglese, spagnolo, portoghese; tutti i brani in programma hanno a che fare con il Nuovo mondo, dagli States al Brasile e all'Argentina, molti hanno radici, o autori, del Vecchio Mondo, come lo Stravinskij che compone The Rake's Progress quando ormai risiede a Los Angeles. E, in un panorama tutto novecentesco, se i songs, i cicli vocali e il musical la fanno da padrone, la gustosa restaurazione settecentesca del grande russo è l'unico brano schiettamente operistico, quasi un corpo estraneo. Tuttavia proprio la ricorrenza testuale del richiamo alla luna in diverse pagine del programma e il viaggio dell'autore attraverso l'Atlantico costituiscono un legame che si rafforza nel confronto con lo splendore ibrido del Candide, dove a Cunegonde è richiesta né più né meno una tecnica belcantistica di prim'ordine, e dove l'Illuminismo rievocato anche a satira del maccartismo fa il paio con la ripresa moderna del mito faustiano iscritto fra le incisioni di Hogarth, fra costume del XVIII e del XX secolo. Le filosofie e lo spirito da cui nacquero anche gli Stati Uniti restano attualissimi, si animano anche delle voci di nuovi migranti, di nuovi popoli e parlano con forza al mondo del XXI secolo.
Con il bel contributo della Royal Philharmonic Orchestra diretta da Robert Spano, Nadine Sierra canta e, soprattutto, interpreta assai bene: ha versatile padronanza linguistica, ma soprattutto stilistica. La sua musicalità si adatta perfettamente allo swing più cullante e scattante, la voce ben educata si muove con disinvoltura e leggerezza nelle linee melodiche e valorizza il testo, lo spirito di ogni brano. La celeberrima Somewhere da West Side Story, un cui verso dà il titolo all'intera raccolta, è resa con dolcezza e spontaneità e, sempre di Bernstein, anche nel suo “Glitter and be Gay” si apprezza per la franchezza da attrice, più che da cantante, che ci risparmia tutte le leziosaggini prodotte in serie dalla schiera di giovani soprani di coloratura che utilizzano Cunegonde come biglietto da visita insieme con l'Olympia di Offenbach e la Regina della notte. Tuttavia, per un'artista che calca anche i palcoscenici nei panni di Gilda e Lucia, il coté virtuosistico non è lucente come si potrebbe sperare: paradossalmente i limiti di Nadine Sierra si notano proprio là dove la sua formazione lirica la dovrebbe imporre, alcuni passaggi belcantistici, gli acuti sicuri ma un po' aciduli. Il finale con la grande scena di Ann Trulove, tuttavia, riesce assai bene e compensa eventuali riserve. Anche se là dove Nadine Sierra ci conquista, le vere perle del Cd, sono i brani di Villa-Lobos, le pagine meno note tratte dal mondo del musical e dei songs di Bernstein, Gordon, Theofanidis, Foster, Golijov.