di Luis Gutierrez
Un cast maschile eccellente (Mattei, Pisaroni, Korchak, Plachetka e Morris) e la splendida prova di Kate Lindsey come Zerlina garantiscono, con la complicità della bacchetta di Alan Gilbert, l'ottimo esito di una produzione penalizzata dall'insufficienza delle due primedonne "nobili" e da una messa in scena spettacolare ma senza personalità.
New York, 27 febbraio 2015 - L'allestimento di Don Giovanni con la regia di Michael Grandage ha debuttato nell'ottobre del 2011 e già sente il peso degli anni. Fin dal principio fu recepita con indifferenza dalla maggior parte del pubblico e negativamente dalla critica. Il fatto che fino ad ora questa produzione della “opera delle opere” (E.T.A. Hoffmann dixit) non sia stato trasmesso in LIVEHD e non se ne sia realizzato un DVD, ci suggerisce che non deve essere piaciuta nemmeno a Peter Gelb, dirigente del Met. La radice del problema consiste nel suo porsi a metà fra una produzione tradizionale e una concettualmente contemporanea; di fatto quest'opera è stata crudelmente abusata da registi che ne hanno approfittato per sfogare tutte le loro frustrazioni sessuali e, principalmente, intellettuali. Molti si arenano sulla definizione di Dramma giocoso del libretto senza leggere lo Zingarelli, o un altro dizionario, che chiarisce il significato del termine come “opera buffa del secolo XVIII”. Perciò già temevo dove si sarebbe andati a finire.
Lo spettacolo in questione divide la scena in due aree, una assai piccina delimitata da una fila parallela al proscenio di quattro case su tre livelli (simili a palchi teatrali), e un'altra molto ampia che appare all'indietreggiare delle case. Christopher Oram è l'autore della scenografia e di costumi coerenti con il concetto di Grandage. A mio parere l'idea non è malvagia, benché l'azione nell'area più piccola arrivi ad essere soffocante. La scena del cimitero si svolge in una cripta in cui la tomba del Commendatore si distingue unicamente per la diversa dimensione delle statue. Confesso di preferire che Don Giovanni uccida il Commendatore in un duello da cavalieri, il che evita che appaia come un assassino a tradimento. Don Giovanni è libertino, blasfemo, seduttore, probabilmente stupratore – benché non si abbia nessuna prova di ciò –, però è sicuramente affascinante. Direi che Mozart e Da Ponte hanno delineato un personaggio contraddittorio, per di più, giacché ce lo mostrano in una giornata in cui tutti i suoi intenti galanti falliscono; di fatto è il giorno peggiore della sua vita e termina quando intraprende un viaggio lungo e senza ritorno (“lontano andò”). Bisogna ammettere che la scena della dannazione di Don Giovanni è molto spettacolare, anche se scontata, con il suo precipitare all'inferno circondato da fiamme, così da suscitare l'applauso del pubblico. Per fortuna il direttore d'orchestra non si è preoccupato dell'interruzione inopportuna della sala entusiasta del Met e non ha fermato la musica fino al termine del sestetto.
Leporello direbbe di questa produzione “Certo timore, certo accidente, di fuori chiaro, di dentro oscuro… “, cioè, né carne né pesce.
La qualità della recita è stata comunque assai alta, benché Elza van den Heever come Donna Anna ed Emma Bell come Donna Elvira si siano trovate fuori dal loro elemento. Se io fossi stato responsabile del cast, non avrei mai messo sotto contratto queste signore per questi ruoli, sia per il loro cantare solamente fra il f e il fff, sia per la loro recitazione esagerata. La terza donna, Zerlina, è stata interpretata meravigliosamente da Kate Lindsey, tanto vocalmente quanto come attrice. Trovo che abbia realizzato ciò che Mozart richiede per questo ruolo, canto sensuale e un'audacia sessuale dissimulata da una lieve timidezza. È stata la primadonna che nella mente di Mozart doveva essere Caterina Bondini, la prima Zerlina e la favorita del pubblico di Praga che le dedicava poesie, una delle quali iniziava lodando un canto che immediatamente riempiva d'allegria il cuore più triste.
I quattro uomini sono stati formidabili: Peter Mattei, probabilmente il Don Giovanni dei nostri giorni, ha offerto una lectio magistralis, con la complicità del concertatore, di quel che deve essere il rubato in Mozart nella serenata del secodo atto. Luca Pisaroni è un gran Leporello ed è possibile che in un prossimo futuro passi a Don Giovanni: e pensare che lo vidi nei panni di Masetto a inizio carriera! Tra l'altro, Masetto è stato interpretato molto bene da Adam Plachetka, cantante che si è presentato di recente al Met dopo esperienze importanti in Europa. A chiudere il cerchio il veterano James Morris ha cantato un Commendatore assai solido. Dmitry Korchak è stato un eccellente Don Ottavio, specialmente "Il mio tesoro", rendendo adeguatamente sulla scena la psicologia del personaggio; in definitiva, Zerlina e gli uomini - suona come il titolo di un film degli anni '60 - hanno fatto sì che la recita fosse assai buona, nonostante Anna ed Elvira
Alan Gilbert ha offerto un'ottima performance a capo di orchestra e coro e specialmente nella sua interazione con i cantanti, come nel caso di Mattei nella serenata. Nel caso delle due Donne, però, non ha potuto far miracoli.
foto Marty Sohl