di José Noé Mercado
Uno straordinario Chris Merritt e una conturbante Elizabeth Blancke-Biggs capeggiano un cast di tutto rispetto per una salome semiscenica che scuote felicemente la capitale messicana dal letargo di un repertorio scontato e non sempre appagante nella realizzazione.
CITTA' del MESSICO, 26 giugno 2015 - La Orquesta Sinfónica Nacional, per il quindicesimo concerto della sua stagione 2015, ha offerto un paio di recite di Salome (1905), opera in un atto, Op. 54, di Richard Strauss (1864-1949), che utilizza la traduzione tedesca realizzata da Hedwig Lachmann della versione inglese del dramma omonimo in versi che Oscar Wilde stese originariamente in francese.
Salome è un'opera scenicamente potente che, se ben rievoca un celebre episodio biblico, nel contesto attuale mantiene una straordinaria efficacia per la sua crudezza; per il profumo sanguigno della passione umana; per i desideri più morbosi e profondi; per l'imposizione ad ogni costo di volontà insane e stridenti.
Pertanto, sulla carta, la versione oratoriale presentata dalla OSN sembrava richiedere e reclamare una messa in scena che narrasse le truculente vicende della principessa capace di danzare con debordante sensualità di fronte al suo patrigno, non per compiacere la sua lussuria incestuosa, bensì per ottenere la testa di un uomo che desidera e che rifiuta di cedere con le buone all'amore e alla sensualità, senza stancarsi, invece, di denunciare la perversione di chi lo tiene prigioniero.
Tuttavia, e con fortunato stupore dei presenti, la produzione è risultata semiscenica nella zona destra del palco, mentre l'orchestra ne occupava il resto e sul fondo la luna splendeva su uno schermo. E questa felice accoglienza del pubblico si è unita all'apprezzamento per la programmazione da parte dell'appassionato di Città del Messico, ogni volta che la Ópera de Bellas Artes sembra voler superare una fase di letargo causata, da qualche anno, da titoli scontati e di realizzazione non troppo convincente.
Salome, in questo senso, è giunta a rimediare un po' la noia e a innalzare la qualità dell'offerta interpretativa al pubblico della capitale. Di fatto, la recita di venerdì 26 si sarebbe ben potuta intitolare La notte del Tetrarca, data l'imponenza dell'Herodes del tenore Chris Merritt.
In una locandina di tutto rispetto, capeggiata dal soprano Elizabeth Blancke-Biggs, Merritt, con i suoi 62 anni di età, ha mostrato un'enorme personalità vocale — un'emissione ferma, opulenta, di gran volume e sempre efficace nel tenere sotto controllo un vibrato che avrebbe potuto prendere il sopravvento se non gestito con maestria come in questo caso. Parlare del tenore dell'Oklahoma, però, non significa solo render conto di come emerga la sua voce. È la sua eccellenza musicale, il coinvolgimento interpretativo, il dominio della scena e di ogni movimento, cui conferisce un significato preciso. Un grande, un mito senza dubbio.
Blancke-Biggs ha offerto una principessa che, nel canto e nella recitazione, ha saputo intrecciare la sensualità superficiale, visibile, con una concezione profonda del desiderio, sì da sommergere, con la sua deliziosa interpretazione, lo spettatore nelle sue più intime passioni, fino a fargli perdere la testa.
Molto avrebbe giovato al soprano statunitense un maggior controllo della OSN da parte del suo direttore principale, Carlos Miguel Prieto. Il complesso ha avuto alti e bassi nel corso della recita. E sebbene in alcuni passaggi si sia cercato di avvicinarsi alla tinta della partitura e alla nevrosi sonora necessaria alla vicenda, hanno anche abbondato i momenti di squilibrio nel rapporto con il respiro del canto e sviste nell'equilibrio minimo per non appesantire il suono in un'orchestrazione così ricca e rigogliosa, che varie volte ha perso il controllo del volume.
Il barítono parigino Peter Castaldi ha proposto uno Jochanaan con buona presenza nell'emissione, confermata anche nei momenti di canto fuori scena. Il mezzosoprano Nieves Navarro, come Herodias, e il tenore Cameron Schutza, come Narraboth, hanno contribuito parimenti con prove notevoli, a cui si è aggiunta quella del giovane contralto Dolores Menéndez — il Paggio — con voce timbrata e di un bel colore, che a sua volta ha messo in luce la sua freschezza.
Come giudei, nazareni, soldati, uomo di Cappadocia e Schiavo, Francisco Martínez, Luis Alberto Sánchez, Gilberto Amaro, Hugo Colín, Isaac Pérez, Arturo López Castillo, José Luis Reynoso, Édgar Gutiérrez, Octavio Pérez, David Echeverría e Juan Pablo Sandoval, molti dei quali membri del Coro del Teatro de Bellas Artes, hanno confermato chiaramente come si possa confidare in loro per interpretare i piccoli ruoli della stagione lirica con efficacia e professionalità.
Le ovazioni sono state, naturalmente, per para Merritt e Blancke-Biggs. Il pubblico li ha investiti con parecchi minuti di applausi. Ma è stata in generale una Salome con molti punti di forza nel cast, sì che i primi ad essere applauditi avrebbero dovuto essere gli organizzatori, e poi il pubblico che ha deciso di non perdersela.
foto © Ana Lourdes Herrera (prove)