Enigma risolto!

 di Giuseppe Guggino

 

Convince quasi completamente l’ultimo titolo del Luglio Musicale Trapanese che, con un notevole sforzo produttivo, mette in scena Turandot di Puccini senza il completamento di Alfano. Numeroso il pubblico presente che premia i principali artefici della serata con palpabile e meritato entusiasmo.

Trapani, 1 agosto 2015 -La frequenza con cui si può assistere ad una buona Turandot è forse paragonabile a quella con la quale i pretendenti della “Principessa di gelo” superano la prova degli enigmi, tante e mutuamente dipendenti sono le richieste di una partitura estremamente complessa sia per le masse che per almeno due dei protagonisti; sicché concedersi il lusso di allestirla velleitariamente sovente è occasione per talune istituzioni musicali d’incorrere nel patibolo del malcontento di pubblico e critica. Doppiamente ammirevole, quindi, è l’impegno del Luglio Musicale che, nonostante temperature serali molto poco adatte al gelo del ruolo eponimo, assicura alla serata innanzi tutto un Coro e delle Voci bianche (istruiti da Fabio Modica e Roberta Caly) dalle prestazioni tali da mettere in imbarazzo complessi ben più blasonati; anche la prova dell’Orchestra dell’Ente si segnala per la precisione e la compattezza di insieme, in netta crescita rispetto all’inizio della stagione, sebbene sul podio Matteo Beltrami paia più attento ad assicurare correttezza di insieme che non a mettere in luce i numerosi legami tra la partitura pucciniana e quelle di alcuni tra i maggiori compositori di inizio novecento, da Debussy a Bartók e Zemlinsky (per quello, citofonare Chailly).

Ma la sorpresa della serata risiede nelle scelte di cast tali da assicurare un Calaf di assoluto rilievo e una Turandot più che convincente, che quasi spiace si sia scelto di non terminare l’opera con il finale di Franco Alfano, arrestandosi al coro seguente la morte di Liù. Dario Prola è un tenore dai mezzi generosissimi per qualità di timbro, ampiezza e brillantezza di suono, amministrati anche con ragguardevole consapevolezza, cui manca forse ancora il lenocinio tecnico per gestire meglio le smorzature e la saldatura del registro grave (di volume meno straordinario), ma che comunque garantisce al ruolo quell’assoluta solidità che gli vale anche la richiesta del bis di prammatica al terzo atto (concesso senza problemi). Se la vocalità di Gabrielle Mouhlen non ha nel tonnellaggio uno dei suoi punti di forza, può però contare nell’estensione necessaria per affrontare da leonessa le sciabolate vocali della Principessa nel secondo atto con ammirevole precisione: chapeau!

Analogamente convincenti le tre maschere con il Ping di Francesco Paolo Vultaggio e il Pang di Saverio Pugliese (già artefici di recenti buone prove a Trapani in Cendrillon della Viardot) situabili un gradino sopra il Pong di Marcello Nardis. Con uno schieramento di solisti così assortito, una corretta ma molto poco convincente Francesca Sassu (sia per ampiezza dello strumento sia per espressività di fraseggio) poco o nulla aggiunge alla riuscita del cast, completato dal Timur di Antonio De Gobbi, del Principe Altoum di Nicola Pisaniello e del Mandarino di Giovanni La Commare.

La parte visiva dello spettacolo (in coproduzione con il Teatro Coccia di Novara), anch'essa apprezzata dal pubblico per il taglio estremamente tradizionale, è forse la cosa meno convincente della serata in quanto, a parte le coreografie di Antonio Aguilla e una certa azzeccata esteriorità ottenuta con giocolieri di palle di fuoco, il regista Renato Bonajuto incorre in troppe ingenuità nella gestione delle masse (si sa da Pier’Alli che la didascalica coreutica ritmata inflitta al coro rasenta sistematicamente il comico involontario) e, tra troppi ombrellini di washi (buoni per altra opera pucciniana, in quanto ambientata in Giappone), pare abbandonare la recitazione dei solisti alle capacità individuali; una parte visiva non del tutto convincente, quindi, ma certamente non sufficiente a scoraggiare l’afflusso di pubblico all’unica replica di lunedì 3 che, anzi, ci si augura ugualmente numeroso rispetto a questa bella prima.

 

 Foto Mario Finotti dalle recite di Novara, stesso allestimento scenico ma regia differente [leggi la recensione]