di Andrea R. G. Pedrotti
Il Circolo Verona lirica premia Marco Berti, presenza fissa della stagione areniana da tre lustri e protagonista della storica "Aida del Centenario". Con lui si esibiscono Susanna Branchini, Tamta Tarieli e Alberto Mastromarino.
VERONA, 14 marzo 2015 - Marzo di successi al teatro Filarmonico; negli stessi giorni in cui abbiamo avuto il privilegio di assistere all'indimenticabile dittico El amor brujo\Cavalleria rusticana, abbiamo avuto il piacere di partecipare a un bellissimo concerto, organizzato dal meritorio circolo di Verona lirica, vanto della città scaligera. Lo spostamento dalla domenica al sabato e la vicinanza con il precedente appuntamento, non hanno scoraggiato gli affezionati associati, pronti a gremire la bella platea. Il pomeriggio è iniziato nel nome di Marco Berti, da quindici anni ininterrotti interprete di varii capolavori nell'anfiteatro veronese. Il tenore italiano è stato accolto sul palco, accompagnato dalle immagini del filmato dell'Aida del 2013, nello storico allestimento nato esattamente cento anni prima che in questa occasione lo vide protagonista. A evidenziare il suo essere Radames di riferimento per il pubblico delle estati venete - che si spera siano più calde e meno umide dello scorso anno -, la presenza simbolica della spada che fu impugnata da Zenatello il 10 agosto 1913, quarant'anni dopo da Mario del Monaco e, per ultimo, dallo stesso Marco Berti, proprio nell'edizione che veniva frammetariamente proiettata.
Dopo la premiazione, è stata la volta delle voci, come sempre accompagnate dalla eterea abilità pianistica di Patrizia Quarta, e di Giacomo Puccini. Subito un momento di commozione e struggimento estremi, con lo splendido e straziante duetto “In un coupé” fra Marcello e Rodolfo. Un duetto estatico, durante il quale nemmeno il cuore più arido e freddo può fare a meno di sciogliersi in un caldo pianto. A far compagnia al tenore, idolo del pomeriggio, è stato un altro storico ospite della Fondazione, come Alberto Mastromarino. Dalla Toscana alle valli bergamasche, con La Favorita e l'aria “O mio Fernando”, affidata alla calda voce, come si addice a ogni mezzosoprano che si rispetti, di Tamta Tarieli. Nemmeno un istante di indugio ed è nuovamente la volta di Marco Berti e del suo “Vesti la giubba” da I Pagliacci, durante la quale egli ha messo in luce, come sempre, la notevole bellezza del timbro e l'impressionante potenza vocale.
Aria, scena e duetto, con tanto di lettura della lettera -invero declamata a memoria- dal Macbeth di Giuseppe Verdi, per la raffinata Susanna Branchini e il baritono Alberto Mastromarino.
Ancora spazio alle elegantissime presenze muliebri, con il ritorno sul palco della giovane Tamta Tarieli, a interpretare un'opera che tanto vorremmo rivedere in Arena (vista anche la qualità del corpo di ballo della Fondazione): La Gioconda, la cui partitura fu impreziosita dai sempre arguti e originali versi di un genio assoluto, come Arrigo Boito. L'unione dei magistrali versi del maestro padovano con le note Amilcare Ponchielli ci consente oggi di ascoltare la bella aria “Voce di donna".
Il festeggiato del pomeriggio, Marco Berti, e Alberto Mastromarino aprono e chiudono la prima parte del concerto, con un estremamente partecipato “O mostruosa colpa colpa”, dall'Otello di Giuseppe Verdi, in un'esecuzione di tale successo da scatenare l'entusiasmo dei presenti, con numerosissime richieste di bis.
È la volta di Susanna Branchini, che apre la seconda parte del concerto con la bella interpretazione di “Senza mamma”, dalla Suor Angelica di Giacomo Puccini.
Di seguito l'unica aria del pomeriggio affidata alla voce del baritono Alberto Mastromarino, ovvero “O vino, scaccia la tristezza” dall'Hamlet di Thomas, nella versione italiana cara a tanti baritoni storici, Tutta Ruffo in testa. Instancabile Marco Berti porta sul palco del Filarmonico un altro ruolo che gli ha regalato il successo in Arena: Don José e “La fleur”, quasi una supplica e una preghiera alla spietata Carmencita.
Non stanca mai la sensualità di Dalila e del suo “Mon coeur s'ouvre à ta voix”, ovviamente affidato alla voce di Tamta Tarieli: brano di sicuro pathos ed effetto, eseguito già tre volte durante questa stagione di Verona lirica.
Fittizia chiusura del concerto, con buona parte del terzo atto di Aida, a partire da “Cielo, mio padre!”, affidato alle voci di Marco Berti, Alberto Mastromarino e Susanna Branchini, con un piccolo intervento di Tamta Tarieli. Il brano è stato chiuso con l'iconografico gesto, tipicamente tenorile, di Marco Berti, pronto a impugnare la daga che fu sua e di altri illustri predecessori, mentre si accingeva a intonare con invidiabile squillo un potente acuto.
Dicevamo chiusura fittizia, perché Berti ha deciso un piccolo fuori-programma, con un brano non propriamente lirico, quel “Oh sole mio”, che molti altri grandi cantanti lirici del passato hanno eseguito.
Come sempre ogni brano è stato presentato dalle precise, nonché sapientemente ironiche, esegesi dell'impareggiabile verve di Davide da Como.
Al termine applausi entusiastici per tutti, senza distinzione alcuna. L'appuntamento per l'ultimo concerto di Verona lirica sarà sabato 11 aprile. Non possiamo invitare il pubblico ad accorrere numeroso più di quanto già non faccia, ma possiamo convintamente invitare tutti, veronesi e non, a sottoscrivere una tessera per la prossima stagione, pronti a gremire la sala del Filarmonico e assistere a un'altra serie di bei concerti, oltre che a essere di sostegno per questo meritorio circolo lirico.