di Andrea R. G. Pedrotti
Nonostante la defezione dell'infortunata pianista Patrizia Quarta e, per un imminente lieto evento, del baritono Alessandro Luongo, l'ultimo concerto della stagione 2014/2015 del circolo Veronalirica è un grande successo. Brillano il soprano Francesca Dotto e il tenore Piero Pretti, ma mette in luce doti promettenti anche il giovane basso Antonio Di Matteo e convince il debutto dell'ensemble i Fiati di Verona.
VERONA, 11 aprile 2015 - Settimo e ultimo concerto della stagione 2014\2015 del circolo Veronalirica, nella cornice di un teatro particolarmente gremito - sono stati aperti tutti e tre gli ordini di palchi -, per la presenza di numerosi invitati, fra cui molti giovani, il sindaco Flavio Tosi, l'ex sovrintendente dell'Arena Francesco Ernani, il basso Francesco Ellero d'Artegna, il soprano Cecilia Gasdia e il baritono Bruno de Simone. Un saluto gioioso quello del circolo scaligero, mentre, a pochi passi dal Teatro Filarmonico, già si allestiscono le scenografie di Nabucco, titolo inaugurale del prossimo festival estivo della fondazione. Un piccolo anticipo dell'estate anche nel rammentare a tutti gli associati (si spera sempre più numerosi nelle prossime stagioni) l'offerta di cui gli iscritti al circolo potranno usufruire, in occasione del Gala Carmen, il prossimo 24 luglio.
Il concerto si apre con due defezioni di carattere sanitario: il maestro accompagnatore di tutti i lieti pomeriggi offerti dal circolo, Patrizia Quarta, è costretta a restare in un palco di barcaccia ad applaudire gli interpreti, a causa di un infortunio a una mano vistosamente fasciata. La seconda defezione è di carattere molto più lieto: infatti, proprio nella giornata di oggi, il baritono Alessandro Luongo è stato costretto in ospedale, ma non per un incidente, bensì per assistere la moglie, in procinto di dare alla luce un secondo erede alla famiglia del cantante toscano. A entrambi, per motivi diversi, vanno i nostri auguri.
Il programma resta, comunque, ricchissimo, come nella miglior tradizione di Veronalirica. L'irrinunciabile e insostituibile presenza e ironia di Davide Da Como ci presenta un debutto al Filarmonico: per la prima volta a esibirsi in città il complesso i Fiati di Verona, composto dagli ottimi professori d'orchestra dell'Arena. Non solo fiati fra loro, poiché si aggiunge, a far da efficace legante armonico, un sonoro contrabbasso.
Si comincia con l'ouverture da La forza del destino di Giuseppe Verdi, festosamente salutata dai numerosi astanti. Di seguito è la volta dei cantanti, accompagnati dal M° Pietro Salvaggio e con un giovane basso italiano, Antonio Di Matteo, a interpretare la cavatina del Conte Rodolfo da La Sonnambula di Vincenzo Bellini. L'artista ha messo in mostra un mezzo estremamente interessante, dei begli armonici e un timbro pastoso, che fa ben sperare per il futuro. Dopo la trionfale Traviata di gennaio, Francesca Dotto torna a calcare il legno del Filarmonico con un partecipato e ben interpretato “Sì, mi chiamano Mimì”, da La bohème di Giacomo Puccini, dimostrandosi, una volta di più, una delle voci di soprano lirico puro di maggior interesse per i prossimi anni. Un altro ritorno, dopo l'inaugurazione della stagione invernale con l'ineccepibile - musicalmente - Lucia di Lammermoor dello scorso 13 dicembre, quello di Piero Pretti, che ripropone ai veronesi il suo Edgardo. Per ovvi motivi - l'assenza del coro e di Raimondo - il tenore ci fa ascoltare “Tombe degl'avi miei” privo di “Tu che a Dio spiegasti l'ali”. Pretti è ormai una certezza più che una conferma del repertorio ottocentesco, verdiano e donizettiano; prova ne è anche il fatto che, dopo aver aperto la stagione invernale, inaugurerà anche quella estiva, interpretando Ismaele in Nabucco, come anticipato tempo fa dallo stesso direttore artistico, Paolo Gavazzeni, in conferenza stampa.
Piccolo riposo per i soli e il maestro Pietro Salvaggio, sostituiti dal ritorno de i Fiati di Verona con la sinfonia da Il Signor Bruschino, durante la quale un unico professore d'orchestra (il contrabbassista), si è cimentato a battere l'archetto, non su un paralume o su un leggìo, bensì sul suo stesso strumento. D'altra parte si trattava di una riduzione e il compito non poteva essere assolto dai secondi violini, come indicato in partitura. Torna Francesca Dotto con una delle arie più struggenti del melodramma italiano, cesura della vita di Giacomo Puccini e della sventurata Liù; quel “Tu che di gel sei cinta” che ha gonfiato di lacrime gli occhi di tanti spettatori negli anni. Chiude la prima parte ancora Piero Pretti con la bellissima interpretazione di “Quando le sere al placido” dalla Luisa Miller di Giuseppe Verdi.
Dopo la pausa si torna in sala nel segno di Wolfgang Amadeus Mozart e del Singspiel Die Zauberflöte, con la breve aria di Sarastro “O Isis und Osiris”, ovviamente affidata a Antonio Di Matteo. Lasciamo parzialmente Vienna, per ascoltare un brano da un'opera che avrebbe dovuto essere operetta: infatti Francesca Dotto ci fa ascoltare il Sogno di Doretta da La rondine di Giacomo Puccini, dedicando - fino a questo momento - il suo pomeriggio al compositore toscano. Ancora Verdi, invece, per Piero Pretti, con un passionale “Ah sì, ben mio”, purtroppo privo della cabaletta “Di quella pira”, che tanto bene aveva eseguito, pochi anni or sono, sempre in concerto, al Regio di Parma. Ultima sinfonia e ulteriore anticipazione dell'estate scaligera è l'esecuzione dell'ouverture di Nabucco, sempre affidata a i Fiati di Verona, ben guidati, come nelle precedenti occasioni, dal M° Massimo Longhi. Chiusura dedicata al Simon Boccanegra, con “Il lacerato spirito” intonato dalla voce di Antonio Di Matteo e a La Traviata con il duetto “Un dì felice, eterea”, naturalmente interpretato da Francesca Dotto e Piero Pretti.
Pubblico entusiasta e numerose richieste di bis al termine, con tanto dell'immancabile “Bravo maestro!”, caratteristico dell'estate areniana.
Un sentito ringraziamento va al presidente Giuseppe Tuppini, all'impeccabile organizzazione logistica e di coordinazione affidata a Renato Martino e a tutti i quadri dirigenziali di Veronalirica, capaci con il proprio lavoro volontario di offrire una stagione concertistica di livello pari, se non superiore, a quella di molti teatri. Un ulteriore plauso va anche alla Fondazione Arena per la collaborazione con il circolo, che si spera possa raccogliere sempre più adesioni nel prossimo futuro.