di Francesco Bertini
La sempre sofisticata programmazione del Palazzetto Bru Zane offre l'occasione di riscoprire George Onslow, francese di nascita, ma di ben salde radici inglesi, singolare figura di musicista dedita prevalentemente al repertorio strumentale e cameristico.
Venezia – 21 aprile 2015 - L’ultimo festival della stagione 2014/2015 del Palazzetto Bru Zane è interamente dedicato alla figura, poco frequentata, di George Onslow. Il compositore nasce a Clermont-Ferrand ma la discendenza inglese lo tiene sempre legato alla Gran Bretagna, dove trascorre periodi di studio e intrattiene relazioni con l’ambiente musicale. La particolarità che balza agli occhi, a una rapida consultazione del catalogo delle sue opere, è la quasi totale dedizione al repertorio strumentale, genere all’epoca trascurato. L’eredità della tradizione viennese, con la scuola inaugurata da Haydn, Mozart e Beethoven, rivive nelle composizioni di Onslow che sperimenta anche nuove direzioni, anticipando le conquiste della seconda metà dell’Ottocento.
Durante la Restaurazione e la seguente monarchia di luglio, la musica da camera in Francia si diffonde attraverso esecuzioni ristrette, tanto in ambito pubblico (ingresso a pagamento), quanto in privato. In quel periodo sorgono svariate associazioni dedite al genere cameristico che spazia soprattutto nel repertorio austro-tedesco mentre, verso il 1830, si impone la nuova via del virtuosismo. In questo contesto vitale si inserisce la produzione di Onslow che viene presentata dalla rassegna veneziana.
Il concerto del 21 aprile prevede l’esecuzione del Quatuor à cordes en ut majeur op. 64 e del Quintette avec contrebasse n° 15 en ut mineur «de la balle» op. 38. Il primo lavoro risale agli inizi del quinto decennio del XIX secolo, periodo nel quale l’autore torna prepotentemente a questo genere dopo aver scoperto e fortemente ammirato gli ultimi quartetti di Beethoven. La conduzione musicale è equamente spartita tra i quattro strumentisti, con un’accresciuta intensità emotiva dovuta alle novità armoniche e ritmiche. Ben presto la struttura melodica portante lascia spazio ad una formulazione tematica più complessa. Il quartetto eseguito a Venezia esemplifica le caratteristiche riportate. Il consapevole bilanciamento delle parti non crea distinguo tra i solisti, nonostante si manifesti una certa predilezione per il ruolo virtuosistico del violino. Il lirismo di cui è cosparsa l’opera viene scosso da intromissioni, apparentemente azzardate, che rendono vivida l’abile vena creativa del compositore. Nella seconda parte della serata è presentato il quintetto con contrabbasso, a tutt’oggi uno dei lavori più noti di Onslow. L’ascolto di Dragonetti, celebre contrabbassista italiano, spinge l’autore francese a inserire lo strumento nei quintetti, in sostituzione del secondo violoncello. L’opus 38 nasce, salvo il movimento iniziale, in seguito ad un incidente di caccia occorso al musicista nel 1829. Le restanti tre parti, scritte dopo la convalescenza, sono accompagnate da un’indicazione descrittiva: dal menuetto recante la dicitura “dolore” e “febbre e delirio”, all’andante sostenuto denominato “convalescenza”, per terminare con il finale intitolato “guarigione”. Grazie all’incidente, Onslow ha lasciato ai posteri uno dei primi e unici esempi di musica da camera a programma dell’Ottocento. Le disavventure causate dall’evento nefasto percorrono l’intera composizione che si apre con il suono della fucilata e prosegue con audaci pulsazioni ritmiche.
Il Quatuor Ardeo, composto dalle violiniste Carole Petitdemange e Mi-Sa Yang, dalla violista Noriko Inoue e dalla violoncellista Joëlle Martinez, palesa una serrata compattezza e una profonda ricerca personale volta all’espressività e alla coesione. Si aggiunge, per il quintetto, il contrabbassista Yann Dubost, esecutore dal pregevole e disinvolto affiatamento con il gruppo delle colleghe. Il pieno successo finale prova, ancora una volta, l’interesse che il pubblico riserva alle novità e ai programmi strutturati con intelligenza.