a cura di Roberta Pedrotti
La quattordicesima edizione del concorso intitolato a Ottavio Ziino vede emergere fra i tredici finalisti il giovane soprano tarantino. La giuria internazionale presieduta da Giovanna Casolla e quella critica presieduta da Maria Adele Ziino assegnano premi in denaro, concerti, ruoli alle migliori voci in un gruppo assai variegato per repertori, registri e provenienze.
Intervista alla vincitrice Giuliana Gianfaldoni
ROMA 8 novembre 2015 - La Storia ha giocato un brutto scherzo a Villa Torlonia, associandola ai momenti più sinistri vissuti dal nostro Paese, che hanno finito per offuscare il fascino di un luogo che ha alle spalle almeno altri due secoli di rispettabilissima esistenza, dalle origini secentesche con la famiglia Pamphilj, al passaggio cent'anni dopo ai Colonna e alla successiva vendita ai Torlonia, che en affidarono, ai primi dell'Ottocento la ristrutturazione e l'ammodernamento a Giuseppe Valadier, l'architetto che segnò profondamente, in temperie neoclassica, l'urbanistica capitolina, realizzando tra l'altro il restauro di Ponte Milvio e del Colosseo, le passeggiate archeologiche dei Fori e del Colle Oppio, causa inconsapevole di parecchi guai nella conservazione della sottostante Domus aurea. E alla stessa Domus neroniana, come ai complessi del Palatino, si rifà chiaramente nelle strutture e nelle decorazioni del delizioso teatrino della Villa, gioiellino neoclassico affrescato secondo modelli antichi e recentemente restaurato.
Riportata a nuova vita, la sala di Villa Torlonia torna a guardare al futuro ospitando la finale del Concorso lirico internazionale Ottavio Ziino.
La giuria, presieduta da Giovanna Casolla, era composta da Alejandro Abrante (Opera de Tenerife), Claude Henri Bonnet (Opéra de Toulon), Paulo Abrao Esper (Cia Opera, concorso Maria Callas e Teatro São Pedro di São Paolo in Brasile), Bernhard Helmich (Opera di Bonn), Vivien Hewitt (Festival Illica di Castell'Arquato), Joan Matabosch (Teatro Real di Madrid), Wally Santarcangelo (direttore artistico Concorso Ziino e associazione Il villaggio della musica), Angelo Taddeo (Festival Puccini di Torre del Lago). Ad essa si è affiancata per la finale una giuria critica presieduta da Maria Adele Ziino e composta da Dario Ascoli (Oltrecultura), Gisella Bolgeri (Cemat), Stefania Bonfadelli, Giovanni D'Alò (La repubblica), Gina Guandalini (Opera Magazine, L'ape musicale), Antonella Neri (Cantare l'opera), Roberta Pedrotti (L'ape musicale), Rainero Schembri (Puntocontinenti), Maria Elisa Tozzi (Il mondo della musica) e Paolo Zefferi (Rai News24).
Mentre il pubblico era intrattenuto dall'esibizione dei Roma Gospel Voices, le giurie si sono riunite deliberando, in tempi invero piuttosto brevi, l'assegnazione di premi in denaro, ruoli e contratti. Indiscutibile trionfatrice è risultata Giuliana Gianfaldoni, soprano tarantino di appena ventitré anni che con la sua interpretazione di “Oh quante volte oh quante” dai Capuleti e i Montecchi ha conquistato anche numerosi inviti dai direttori artistici e sovrintendenti presenti, oltre al premio del pubblico, al ruolo di Lauretta nel Gianni Schicchi che l'associazione Il villaggio della musica proporrà nel 2016 e a una menzione d'onore da parte della giuria critica.
Al secondo posto si è classificato il baritono ucraino Yuriy Yurchuk con “Nemico della Patria” da Andrea Chénier, affrontato con un piglio da scafato professionista che gli è valso anche il premio della critica. Terzo classificato il mezzosoprano Carlotta Vichi, che intelligentemente ha giocato la carta apparentemente discreta e certo poco battuta del breve monologo “Nel silenzio di quei raccoglimenti” dalla Suor Angelica accattivandosi così numerosi apprezzamenti e la scrittura come Zia Principessa per l'opera pucciniana sempre in scena per Il villaggio della musica.Nella stessa opera si riascolterà come protagonista Clarissa Costanzo, finalista proprio con l'aria “Senza mamma”, accanto alla Suor Gienoveffa di Gloria Giurgola, che si è invece cimentata con la rara “Gentile di cuore” dal Guarany di Gomez, scelta intrigante che ne ha messo in luce la vivacità d'interprete. Per le altre opere in programma direttamente legate al Concorso, citiamo anche la scelta del tenore brasiliano Hildomar Silva (“Avete torto”) come Rinuccio e, per Il barbiere di Siviglia, del mezzosoprano norvegese Lilly Jorstad e del tenore italiano Giuseppe Tommaso, entrambi ascoltati nelle rispettive cavatine dall'opera rossiniana.
Gli altri finalisti erano i soprani Keng Li (Taiwan, “Ecco l'orrido campo” da Un ballo in maschera), Costanza Fontana (Italia, “Quel guardo il cavaliere” da Don Pasquale), Camila Titiger (Brasile, “Dove sono i bei momenti” dalle Nozze di Figaro), i tenori Keonwoo Kim (Corea del Sud, “Ah mes amis” dalla Fille du régiment) e Sehoon Moon (Corea del Sud, “Parmi veder le lagrime” da Rigoletto). Fra loro, quest'ultimo e la Titiger, soprattutto, sembrano aver incontrato il favore delle direzioni artistiche ricevendo alcuni inviti per concerti e produzioni.
Al termine, festosi applausi per tutti, compresi i pianisti Davide Dellisanti e Marcos Madrigal, con l'appuntamento alla prossima edizione, ma anche alle prossime occasioni per ascoltare, a Roma e nel mondo, questi ragazzi, fra i quali, ancora una volta, ci sarà darà soddisfazioni e lustro al Concorso.