di Gabriele Cesaretti
Giuseppe Verdi
Macbeth
Nucci, Valayre, Iori, Iuliano
direttore Bruno Bartoletti
regia Liliana Cavani
Parma, Teatro Regio, maggio 2006
DVD Unitel Classic A00 008959, collana TUTTO VERDI, 2012
Ero presente al Festival Verdi 2006, quando al Teatro Regio di Parma andò in scena questo Macbeth che, dopo essere apparso su etichetta Tdk, costituisce ora il decimo volume del ciclo TuttoVerdidella CMajor: la cosa migliore di quella serie di recite, che si conferma tale anche alla visione del dvd in questione, fu e resta la direzione musicale del compianto (mai abbastanza) Bruno Bartoletti che, se non vado errato, non aveva ancora consegnato al disco ufficiale il “suo” Macbeth.
Una direzione perfetta, la sua, che trova la quadratura del cerchio nel non rinunciare alla tensione drammatica senza lambiccarsi in inutili manierismi ma sempre riuscendo a sostenere un cast che, del resto, di sostegno sembra avere bisogno.
Non è, forse, il caso di Leo Nucci, che non replica l’ottimo protagonista della registrazione Decca effettuata con Riccardo Chailly alla fine degli anni ’80, ma è sempre un artista che conosce il ruolo anche capovolto e riesce a fraseggiare e interpretare da par suo, pur non al massimo della forma. Meno bene vanno le cose con la Lady di Sylvie Valayre, che è comunque molto bella da vedere in scena, regge bene i numerosi primi piani della regia video e, nel complesso, consegna una Lady attendibile, anche se non indimenticabile. Visto che il Banco di Enrico Giuseppe Iori e il Macduff di Roberto Iuliano non si segnalano per particolari demeriti né per particolari meriti bisognerà parlare dello spettacolo di Liliana Cavani, talmente lambiccato, astruso e intellettualoide che bisogna vederlo per crederci.
La Cavani parte dal presupposto che il Macbeth è un dramma interiore e psicologico, quindi adatto a essere ambientato in un teatro, ma una riflessione sulla mancanza del senso di colpa dei criminali nazisti (ancora?!?) la ha convinta a creare il gioco metateatrale vestendo i protagonisti con costumi seicenteschi mentre, in un teatro elisabettiano degli anni ’40 semidistrutto dalle bombe, un pubblico tedesco assiste alla rappresentazione. Non so che dire: a me parve e continua a parere astrusamente lambiccato (per tacere di cambi scena infiniti ovviamente eliminati nel dvd), in grado di sprecare anche trovate potenzialmente interessanti come le streghe visualizzate nelle donne del popolo, portatrici di una saggezza antica e demoniaca, ma magari ci può essere chi gradisce.
Pubblicato in collaborazione con Non solo belcanto