di Andrea R. G. Pedrotti
W. A. Mozart
Concert Arias
tenore Rolando Villazon
basso Antonio Pappano
London Symphony Orchestra
direttore Antonio Pappano
CD Deutsche Grammophon 2014
Limited hardcover edition: 0289 479 2463 0 2 CDs DDD GH2
Lo stesso Rolando Villazòn racconta che qualche anno fa, dilettandosi, da fine studioso quale è sempre stato, nella ricerca delle partiture di Don Giovanni e Così fan tutte in un archivio della città di Monaco, per caso fortuito finì coll'imbattersi in una edizione di arie da concerto di Mozart. Ebbe immediatamente l'idea di trarne una registrazione: tale proposito maturò quando, nel maggio del 2011, mentre era intento a interpretare il ruolo di Werther al Coven Garden, riferì l'intenzione al maestro Antonio Pappano. A distanza di tre anni quella che era stata soltanto un'intuizione nata per caso diventa realtà. Fino a non molto tempo fa pochi avrebbero creduto che Rolando Villazòn sarebbe potuto diventare un tenore mozartiano di questo livello, ma solo lui poteva stupire tutti, una volta di più: risorto da un male che pareva avergli definitivamente stroncato la carriera, ha saputo rialzarsi e reinventarsi una vocalità. Lo strumento pareva avere dei limiti, com'è logico che sia, ma dove si è fermata la natura ha vinto l'intelletto. Il celebre cantante franco-messicano sfoggia ora una duttilità vocale prima impensabile: messe di voce, variazioni di colore, filati, fraseggio, trilli, coloratura, addirittura un perfetto sillabato, caratterizzano ogni sua esecuzione; la voce è più libera e squillante, propria di una posizione del suono più alta, che gli ha consentito di migliorare notevolmente la proiezione. Il suo approccio a Mozart è unico, come unico è l'interprete, mai noioso e costantemente innovativo. L'estensione e i fiati sono considerevolmente migliorati, grazie a una tecnica frutto d'un costante perfezionamento. Non si deve pensare che Villazòn si fermi a questo: di formazione umanistica, grazie al suo grandissimo carisma e indiscutibile capacità comunicativa, si fa sia puntiglioso ricercatore sia abile divulgatore. Egli utilizza il suo essere divo, nel senso più alto e nobile del termine, per farsi tramite di una condivisione culturale. Pochi altri avrebbero avuto il coraggio e l'inventiva di proporre un disco di arie quasi completamente sconosciute al grande pubblico: sarebbe stato certamente più semplice, ma anche banale, proporre una selezione di brani d'opera. Rolando Villazòn non risulta mai banale e, attraverso una personale e minuziosa indagine filologica, fatta di analisi dei personaggi trattati e delle stesse lettere del compositore austriaco, ha saputo portare a compimento un lavoro di notevole bellezza. Sarebbe assai riduttivo definirlo semplicemente “tenore” o “cantante lirico”: al contrario la sua ricerca rappresenta un connubio fra le cosiddette scienze umane; ne è compiuta sintesi nel suo esercizio musicale, rispettando, come afferma lui stesso, lo stile senza essere mai anonimo, unico nella straordinaria facilità ed efficacia di eccellere nella tragedia come nella commedia. La Deutsche Grammophon ha dato e avuto occasione di proporre al grande pubblico una pubblicazione incredibilmente piacevole, colta e raffinata. All'interno dell'incisione vengono presi in esame dodici arie dal variegato messaggio emotivo. Villazòn riesce, come nessun altro, a far propri e a esprimere l'intera gamma di umani sentimenti, rendendo partecipe immancabilmente chi abbia la fortunata idea di ascoltarlo e facendo comprendere quella che si può chiamare arte a pieno titolo.
I componimenti presi in esame, che vennero alla luce fra il 1772 e il 1783, figurano al meglio la policromia delle emozioni più veraci: amore, follia, rabbia, scherno e ironia. Circa metà dei brani (Si mostra la sorte; Misero! O sogno o son desto?, Aura che intorno spiri; Or che il dover, Tali e cotanti sono) non hanno una precisa collocazione drammaturgica e l'autore del testo risulta anonimo, ma il tenore messicano riesce ugualmente a dare il senso di un contesto ben preciso e di tutta un'esistenza attorno a pochi versi, sapientemente orchestrati (nel disco solo le arie Dove mai trovar quel ciglio? e Müsst ich auch durch tausend Drachen, furono completate da Franz Beyer) da un Mozart, che qui riflette al meglio il proprio reale carattere sia riflessivo sia estroverso. I restanti brani sono originali estratti dalla mai completata opera buffa Lo sposo deluso <(Dove mai trovar quel ciglio?), o inserzioni da opere di altri autori: Il curioso indiscreto di Pasquale Anfossi (Per pietà, non ricercate), i due bellissimi e scanzonati estratti dall'opera di Niccolò Piccinni L'astratto, ovveroil giocator fortunato e Clarice cara mia sposa; quest'ultima aria offre agli ascoltatori il divertente e autoironico pertichino di Antonio Pappano, qui improvvisatosi basso. Menzione d'onore va all'aria Va', dal furor portata, tratta dal dramma metastasiano Ezio (oggetto di due opere realizzate da Händel nel 1732 e da Saverio Mercadante nel 1827), dove Villazòn mette in mostra una straordinaria interpretazione linguistica, una notevole estensione e duttilità vocale, prodigandosi in un mirabile esercizio di coloratura e un bellissimo trillo finale, donando originalità e vitalità ai da capo di un testo, invero, abbastanza breve. I versi concisi aumentano la difficoltà dell'interprete, nell'apparire sempre nuovo, forte di una crescente sicurezza tecnica, che lo porta ad andare ben oltre la mera lettura musicale, apparendo sincronicamente furente e struggente, grazie anche alle belle cadenze di Christoph Prégardien. Alla gamma delle emozioni si aggiungono scoramento e straniamento nella lettura melanconica, fatta di fraseggio e mezze-voci di Se al labbro mio non credi, inserto all'opera Artaserse di Johann Adolf Hasse: questo risulta il brano più esteso di tutto il disco, ricco di colori e continui spunti di originalità. Villazòn giunge persino al puro amoroso eroismo, in connubio fra parole e musica, nell'aria, dal testo anonimo, Müsst ich auch durch tausend Drachen. Sono solo alcuni esempi, poiché non basterebbe un trattato per enucleare completamente qualità e quantità dei contenuti offerti dalla geniale intuizione, propria dei grandi, nella realizzazione di questo disco. Un lavoro del genere non poteva che essere accompagnato dall'eccellenza della direzione d'orchestra contemporanea, infatti il Mozart di Antonio Pappano è quanto di meglio si possa sperare: bacchetta mai rumorosa, ma sanguigna, con Villazòn raggiunge una perfetta simbiosi interpretativa. Il suono della London Symphony Orchestra è pulito, le dinamiche attuate dal maestro anglo-italiano sono di una perfezione difficilmente eguagliabili, conferendo al prodotto finale un livello qualitativo che raramente abbiamo avuto il piacere di apprezzare.
Per chi lo desiderasse la Deutsche Grammophon ha avuto l'intelligente idea di proporre un'edizione che comprendesse una selezione delle recenti incisioni di Don Giovanni e Così fan tutte, concertate dall'ottimo maestro canadese Yannick Séguin. Il Don Ottavio di Villazòn appare unico e al di fuori dagli stereotipati schemi della tradizione, mentre il suo Ferrando figura al meglio il percorso interiore di quel grande romanzo di formazione che è Così fan tutte. Una segnalazione particolare va a quel grandissimo artista e pensatore (tra l'altro anch'egli di cultura letterario-filosofica) di Alessandro Corbelli, meraviglioso Don Alfonso.Solamente grazie un artista del calibro di Villazòn, che ha sempre saputo rinnovarsi e migliore, forte di un'età ancor giovane, è possibile che forme d'arte spesso considerate superate o rarità inopinatamente bistrattate, acquisiscano sempre nuova linfa vitale.