Francesco Bertini
VENEZIA, 27 novembre - Il primo festival della stagione 2014 – 2015 del Palazzetto Bru Zane si avvia alla conclusione, in prossimità delle festività e dell’apertura dei lavori nel nuovo anno. L’attenzione è sempre puntata all’anniversario della Grande Guerra, memoria indispensabile e imprescindibile per la società contemporanea. La serata adotta un titolo preso in prestito da uno dei lavori presentati, in questo caso Clairières dans le ciel di Lili Boulanger. La compositrice, vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, nella sua breve esistenza affronta uno dei periodi storici più controversi e difficili. Nonostante le malattie, costanti negli anni, la Boulanger riesce ad ultimare numerosi progetti musicali, aggiudicandosi nel 1913 il Prix de Rome con la cantata Faust et Hélène. Oltre alla sottoscrizione di un contratto con Ricordi, l’artista soggiorna a Roma, a Villa Medici, ma solo per un breve periodo, a causa della guerra.
Il ciclo di tredici liriche che intitola il concerto, è completato proprio nella città eterna e trae ispirazione da Tristesses, un gruppo di ventiquattro poesie di Francis Jammes. Le influenze debussiane non nascondono evidenti citazioni wagneriane, in particolare il celebre “accordo del Tristano”, e reminiscenze di Massenet e Fauré. L’aspetto che più colpisce del Duo Contraste, composto da Cyrille Dubois, tenore, e Tristan Raës, pianoforte, è il fraseggio delicato e incisivo al contempo. Ambedue cesellano il dettato musicale con una finezza sorprendente: Raës gioca costantemente con i chiaroscuri, in un rincorrersi di tinte che Dubois esalta, con una linea canora raffinata. Queste caratteristiche emergono anche nel confronto con le Mélodies di Jacques de La Presle: nato nel 1888, è costretto a interrompere gli studi a causa della guerra che lo porta al fronte con l’incarico di barelliere. La sua forza d’animo gli suggerisce di alleviare le brutture della situazione creando un’orchestra nell’esercito. Al ritorno, dopo la cessazione delle ostilità, termina la propria formazione e nel 1921 si aggiudica il Prix de Rome.
Il programma propone Chanson de la rose, La Branche d’acacia e Hereux ceux quison morts: i primi due testi sfogano l’intollerabile situazione delle trincee con un omaggio alla natura, il terzo è invece un inno ai caduti per la patria che riprende alcuni frammenti della Marseillaise. Del quasi coetaneo Pierre Vellones, arruolato come assistente medico, si ascolta il solo Lettre du front, su testo di Marcel Manchez, struggente rimembranza dell’amata lontana. Nonostante la laurea in medicina, imposta dalla famiglia, l’autore continua a comporre dedicando sempre grande attenzione alle innovazioni. Anche il più anziano Guy Ropartz asseconda le volontà parentali seguendo la formazione giuridica ma, poco più che ventenne, entra al Conservatorio di Parigi dove è istruito da nomi illustri quali Massenet, Dubois e Franck. Le sue Quatre Odelettes, sui versi di Henri de Régnier, dipingono immagini vivide con uno stile non modernista ma ugualmente lontano dall’accademismo. Il linguaggio personale e l’estrema incisività con la quale i testi vengono trattati offrono al Duo Contraste la possibilità di risaltare una coesione e un’unità d’intenti nel sottolineare quanto espresso da poesia e musica. Le Glas, per piano solo, di Louis Vierne evidenzia le potenzialità dinamiche di Raës che non risparmia tinte nella toccante esecuzione. Al termine del concerto, spinti dal calore del pubblico, i due artisti si sono esibiti in brani di Vellones e Duparc (Soupir).