di Renzo Cresti
Un ricordo di Sylvano Bussotti da parte del prof. Renzo Cresti, amico e biografo dell'artista.
Sylvano Bussotti è considerato a livello internazionale uno dei più importanti artisti del periodo contemporaneo, musicista ma anche grafico, pittore, scenografo, regista. È morto a Milano, domenica 19 settembre alle ore 11.30, dove viveva da molti anni assieme al suo compagno Rocco Quaglia, che ha collaborato col maestro da cinquant’anni.
Ho conosciuto Sylvano negli anni Settanta, io ero un giovane studente e lui era un artista già famoso. Entrambi fiorentini ci siamo incontrati molte volte in diverse occasioni, anche con Rocco che oltre a essere dal 1970 a oggi il suo compagno è stato un grande ballerino e protagonista di tutti i lavori coreografici scritti da Sylvano.
Era un tipo eccentrico, quando Dacia Maraini gli chiese “dicono che sei sempre in costume, che ti piace esibirti, è vero?”, lui rispose “E’ vero. Do molta importanza al gioco, alla frivolezza, al travestimento. Sono le forme esteriori dell’eros”. Un erotismo che si vede fin dalla pagina grafica, così fluente, zampillante, sensuale. Negli anni delle avanguardie, il suo fu un teatro che intercettava le novità e i suoi balletti sono stati memorabili, un modo innovativo di collegare le arti e di creare una danza nuova.
Fu considerato un provocatore ma provocare significa ‘chiamare fuori’, interrogare, reclamare un’attenzione particolare, svegliare il pubblico, promuovere un ascolto attivo. Da tempo mi ero ripromesso di scrivere un libro su di lui, anche per far capire meglio la sua poetica che allarga la concezione stessa del fare musica, al di là della stessa concezione di opera aperta.
Quando Umberto Eco pubblicò il celebre libro Opera aperta era il 1962 e Bussotti aveva già creato partiture grafiche fin dalla fine degli anni Cinquanta, quindi il volume di Eco non era un’indicazione verso nuove frontiere artistiche ma era una riflessione su ciò che proprio Bussotti, assieme a John Cage, aveva già realizzato.
Considerare Bussotti ‘solo’ un grande compositore è riduttivo, infatti, fu grafico dal segno sgorgante e raffinato. I suoi maestri sono stati lo zio Tono Zancanaro e il fratello Renzo. Il personalissimo segno grafico verrà ripreso anche nei bozzetti di scena e nei costumi.Unico pittore vivente ad esporre al Museo d’Orsay di Parigi. Inoltre, Bussotti è stato un regista innovativo sia per le sue opere teatrali sia per quelle del grande repertorio, in particolare pucciniane, amando smisuratamente Puccini tanto da citarlo anche nelle sue composizioni. Nel 2008 gli fu consegnato il Puccini Award.
Bussotti ha ricoperto numerosi e prestigiosi incarichi organizzativi, è stato Direttore artistico della sezione musica della Biennale di Venezia, del Teatro La Fenice, del Pucciniano di Torre del Lago e altro. Ha fondato la Scuola di musica e il Festival di Genazzano che prese il nome di BUSSOTTIOPERABALLET, una sigla che venne coniata per indicare la produzione artistica bussottiana, una sorta di contenitore in progress nel quale confluirono tutte le musiche scritte via via.
La biografia artistica di Bussotti è straordinaria, tanto da aver ricevuto molti premi e riconoscimenti, fra cui vanno citate le cittadinanze onorarie delle città di Rouen e Palermo; il conferimento del titolo di Accademico di Santa Cecilia e dell’Accademia Filarmonica Romana; inoltre Commandeur de l’Ordre des Arts et desLettres della Repubblica Francese e altro ancora.
Compositore intuitivo quanto altri mai, è riuscito ad anticipare tutti i compositori del proprio tempo proponendo, in maniera del tutto naturale, una linea poetica che comprende la musica e tutte le altre arti, approdando a un’opera d’arte totale, unica e personalissima, dove totale non sta solo per l’intreccio delle arti ma comprende anche e soprattutto gli accadimenti dell’esistenza, esaltando l’eros come energia che esalta la libertà. Oggi, il mondo dell’arte piange la scomparsa di un genio della musica nuova che ebbe caro anche Puccini.