di Michele Olivieri
L’emergenza sanitaria ci ha imposto un nuovo comportamento. Non si può andare a teatro ma questo non significa sospendere ogni attività e non coltivare più gli interessi, bisogna solo fruirne in maniera differente. Grazie al web importanti proposte arrivano direttamente a casa dando una mano alla cultura, e un senso di aiuto per ciascuno di noi. Su RaiPlay dal Teatro alla Scala di Milano è visibile la creazione Le Corsaire di Anna-Marie Holmes.
MILANO aprile 2020 - Attesissimo nel 2018 era andato in scena, con rilevante successo, al Teatro alla Scala Le Corsaire, oggi riproposto da RaiPlay in streaming, una fortunata occasione per ammirare un allestimento maestoso, una creazione di virtuosa fattura e un eccellente Corpo di ballo. La coreografia - da Marius Petipa (di cui nel 2018 ricorrevano i 200 anni dalla nascita) e Konstantin Sergeyev - è firmata da Anna-Marie Holmes, autorevole specialista dei grandi balletti ottocenteschi, proposto in un’inedita veste: scenografie e costumi realizzati appositamente con grande gusto e realismo da Luisa Spinatelli, per quello che è stato il debutto scaligero. Infatti è la prima produzione di questo titolo che il teatro del Piermarini possiede in repertorio da quando, nell’Ottocento, proprio sul palcoscenico milanese venne messo in scena da Giovanni Galzerani seguito poi da Domenico Ronzani. Nel cast oltre un centinaio di artisti tra primi ballerini, solisti e danzatori della compagnia diretta da Frédéric Olivieri, a cui si sono affiancate numerose comparse e sedici allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia diretta da Maurizio Vanadia. Fin dall’apertura di sipario il consenso si è materializzato caloroso per tutti gli interpreti, grazie alla finissima tecnica e alla mescolanza di più elementi in calibrata proporzione, ricco di danze e divertissement coinvolgenti.
La coreografia della Holmes ha apportato sostanziali cambiamenti a quella storica Petipaniana, con l’eliminazione delle parti mimiche e i tagli delle sequenze in pantomima per offrire così un allestimento più agile e funzionale, operando altresì alcuni spostamenti: nel terzo atto le odalische non danzano alla corte del pascià, ma nella scena del mercato del primo atto, trasformando anche il mercante di schiavi Lankendem in un ruolo danzato, come si è ammirato nel pas de deux comunemente chiamato Pas d’esclave, eseguito nel modo migliore da Marco Agostino, insieme a Gulnare nel primo atto. Sul versante delle variazioni femminili si è imposta soavità e grazia, ad esempio nella difficile variazione di Medora che nel primo atto seduce il pascià, denominata Finesse d’amour la quale ha permesso di far risaltare l’ineccepibile tecnica con delicatezza e lirismo dalla prima ballerina Nicoletta Manni, affascinante nel Pas des fleurs diventato celebre con il nome de Le Jardin animé; abilità la sua confermata nel passo a due con Conrad, interpretato dal primo ballerino Timofej Andrijashenko, tutto salti ed elevazioni di livello e tono. Da segnalare con lode la presenza della prima ballerina Martina Arduino, perfetta e seducente nel ruolo di Gulnare, brillante con quella padronanza dei mezzi tecnici connessi all’esercizio artistico. Un posto d’onore l’ha occupato Mattia Semperboni, nei panni dello schiavo Alì, il quale ha donato una sorprendente prova, con splendidi salti, giri eseguiti nel rispetto dell’esattezza, che sembravano non avere mai fine per bellezza. Il primo ballerino Antonino Sutera si conferma una certezza, con quel suo fraseggio tangibile nel ruolo di Birbanto. Note di merito per l’intero Corpo di ballo, e per le odalische risultate in solida sintonia. La partitura musicale riorchestrata da Kevin Galiè, scon brani di Adolphe Adam, Cesare Pugni, Léo Delibes, Riccardo Drigo, Peter von Oldenburg, è stata eseguita dall’Orchestra del Teatro alla Scala diretta con piglio da Patrick Fournillier.
La regia televisiva di Arnalda Canali ha restituito l’ambientazione esotica, tra pirati e schiavi, rapimenti e tempeste, uccisioni e cospirazioni colmando la narrazione sentimentale nell’attraente spirito d’avventura, a testimonianza dell’inesauribile forza dell’amore. Come scrisse Lord Byron “Il potere del Pensiero, è la magia della Mente”.