Cronaca di un disastro annunciato
di Giuseppe Guggino
La riduzione della serata di inaugurazione del 78° Maggio Musicale Fiorentino in forma di concerto a causa di uno sciopero sancisce una situazione frustrante e francamente incomprensibile, in una Fondazione dallo stato patrimoniale ormai fuori da ogni possibile controllo. Per capire le ragioni della situazione attuale e l’irrazionalità di simili forme di protesta proponiamo un viaggio nei bilanci degli ultimi 10 esercizi della Fondazione, come sempre pieno di tutti i numeri necessari per spiegare ogni cosa.
Se c’è un primato che oggi può vantare la fondazione Maggio Musicale Fiorentino – se vogliamo ritenerlo tale – è quello di presentare dalla sua costituzione (1999, data di conversione dell’omonimo Ente Lirico ope legis) tutti i bilanci con un saldo tra costi e valore della produzione sempre in forte perdita; l’anno zero di questa brutta storia, il paletto posto tra il prima e il dopo la conversione in fondazione di diritto privato è la “perizia Certaro” del 31 dicembre 1998 che stima il patrimonio iniziale pari a 70 miliardi di lire per il diritto d’uso del vecchio Teatro Comunale e della retrostante scuola Sassetti (di proprietà del Comune) e in circa 21 miliardi e mezzo il patrimonio artistico di bozzetti e figurini, a cui aggiungere ancora il diritto di proprietà dell’ex stabilimento Longinotti (adibito a deposito scene) e un fondo liquido iniziale, accresciuto dal Comune di Firenze di 5 miliardi, 7 miliardi e 9 miliardi rispettivamente nel 2000, 2001 e 2002 (versati in aggiunta ai contributi in conto esercizio).
Il patrimonio totale iniziale così costituito, tutto disponibile (ossia in disponibilità liquide o comunque allocabili nel mercato per fare cassa) ad eccezione di quei 70 miliardi di diritto d’uso del teatro, al 1999 è nettamente superiori alle passività iniziali; ebbene partiamo con il nostro viaggio non dal 1999 ma dal 2004 perché è l’esercizio economico che segna il sostanziale annullamento del patrimonio netto iniziale: in altre parole il patrimonio netto disponibile, a causa di tutte le perdite tra il 1999 e il 2003 – dopo appena cinque esercizi – si è già sostanzialmente annullato (consumati circa 20,3 milioni di euro, leggasi circa 39 miliardi di lire).
Il grafico seguente mostra l’andamento del saldo finale di ogni esercizio che, ad eccezione del 2006 (dove il margine operativo lordo ossia la differenza ricavi vs costi è comunque in perdita, ma si realizza una de-patrimonializzazione di cui diremo dopo nel dettaglio capace di concretizzare un saldo finale occasionalmente positivo), è sempre in stratosferica perdita (qualche milione di euro per ogni anno).
[ Nota: in tutti i grafici seguenti è sempre indicato il nome del responsabile dell’esercizio; quando si verifica un cambio al vertice si indica il doppio nome. In particolare a luglio del 2005 Giorgio Van Straten è dimissionario dalla sovrintendenza, e il Teatro è commissariato da Salvatore Nastasi fino al 31 gennaio 2006 quando è firmata la nomina di Francesco Giambrone a sovrintendente, che si insedia due mesi dopo; sostanzialmente tutto l’esercizio del 2006 è ascrivibile a Giambrone che lascia la Fondazione a maggio del 2010, mentre la responsabilità dell’esercizio 2010 è da condividere con Francesca Colombo. Infine a gennaio 2013 la Colombo è commissariata, quindi a lei è da ascrivere la responsabilità dell’interno esercizio 2011 e non tutta la responsabilità dell’esercizio 2012 in quanto il bilancio di quell’anno (che si redige sempre nel corso dell’anno seguente) è firmato da Francesco Bianchi, che dispone un consistente accantonamento nel fondi rischi di 6,8 mln€. ]