L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Guida all’Ascolto dal programma di sala del concerto

di Dinko Fabris

Un viaggio nel repertorio della Diva Maria

È scomparsa poco più di quarant’anni fa la “voce” lirica per eccellenza, Maria Callas, entrata nella leggenda alla metà del secolo scorso e la cui memoria resta affidata tutto sommato a poche registrazioni storiche di opere complete, recital e raccolte di arie. Era nata a New York nel 1923 da una famiglia greca: il suo nome completo era infatti Maria Anna Cecilia Sofia Kalogheropoulou, contratto in Kalos che significa “bello”: presagio dei vertici irraggiungibili che avrebbe toccato la sua arte canora, Il Teatro di San Carlo dedica al suo mito l’inaugurazione della stagione di concerti 2022/23, come apertura dell’anno celebrativo che vedrà anche Napoli protagonista insieme ai più grandi teatri del mondo dove Maria Callas si era esibita ( e non a caso nell’aprile scorso il San Carlo ha ospitato l’omaggio struggente e profondo di Marina Abramovic con il suo spettacolo-performance Seven deaths of Maria Callas , unica ripresa italiana di una coproduzione europea).

Forse pochi conoscono oggi che il legame del più famoso soprano della storia dell’opera con Napoli fu precoce e molto importante nella carriera della futura Diva.

Dopo aver trascorso un periodo di studi in Grecia ed un breve ritorno negli Stati Uniti subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, Maria accettò un invito che avrebbe cambiato il corso della sua vita: debuttare a Verona ne La Gioconda di Ponchielli diretta da Tullio Serafin e accanto a Beniamino Gigli. Il 27 giugno del 1947 il piroscafo su cui viaggiava attraccò nel porto di Napoli, che fu dunque la prima città ad accoglierla. Il viaggio raccontato in questo concerto, attraverso la voce del soprano che rappresenta oggi nel mondo il vertice dell’arte canora, Anna Netrebko, vede proprio nel napoletano Teatro di San Carlo un momento cruciale per la consacrazione della stella di Maria. Nelle stagioni dal 1948 al 1951 torna a Napoli più volte, facendo il suo esordio in una Turandot di Puccini diretta da Perlea il 12 febbraio 1949, seguita nello stesso anno, il 20 dicembre, dal Nabucco di Verdi. Sarà quest’ultimo uno dei suoi primi trionfi, di cui fortunosamente resta un eccezionale documento sonoro, una registrazione privata (reperibile in rete) che ha immortalato la sua Abigaille accanto a Gino Bechi con la direzione di Vittorio Gui. L’Archivio storico del Teatro di San Carlo conserva i libretti completi di queste prime interpretazioni e una serie di rare fotografie di scena. Dunque è possibile ascoltare anche l’aria “Anch’io dischiuso un giorno”, la seconda nel programma odierno, di cui oltre alla registrazione napoletana esiste anche una successiva in disco, con l’Orchestra nazionale della Rai di Torino diretta da Oliviero de Fabritiis nel 1952.

Dopo un Trovatore di Verdi nel gennaio 1951, Maria Callas non tornò più al Teatro di San Carlo se non una sola volta, il 22 marzo 1956 in una Lucia di Lammermoor di Donizetti, lasciando così campo libero alla sua “rivale” e già beniamina del pubblico napoletano Renata Tebaldi. Quest’ultima aveva debuttato alla Scala prima della Callas e anche nell’Italia settentrionale costituiva un continuo motivo di confronto: il destino prese una direzione favorevole per Maria soltanto quando si trovò ad interpretare Isolde nel Tristan di Wagner alla Fenice di Venezia, diretta da Serafin, alla fine del 1947 e subito dopo una Turandot. Il doppio successo le aprì le porte del successo internazionale. Non a caso nel nostro concerto è stata scelta proprio la cruciale scena della morte di Isolde (Liebestod), che inizia con le celebri parole “Mild und leise” (mite e gentile), di cui esiste anche una registrazione storica della Callas per la Fonti Cetra per la direzione di Arturo Basile. In quei primi anni in Europa, infatti, Wagner era diventato un cavallo di battaglia della giovane cantante, pur non consentendole di mettere in evidenza tutte le straordinarie risorse della sua vocalità.

Fu infatti la riscoperta del Belcanto ad esaltare la novità interpretativa di Maria, lanciandola come Diva assoluta. Peraltro, tra le sue interpretazioni delle opere “belcantistiche” della prima metà dell’Ottocento, un ruolo molto importante è ricoperto da Anna Bolena , il titolo con cui inizia questo concerto, soprattutto grazie alla memorabile interpretazione offerta in quel ruolo dalla Callas alla Scala di Milano nell’allestimento del 4 aprile 1957, di cui esiste una registrazione discografica più volte ristampata. Ma la estrema versatilità della sua voce durante tutti gli anni ’50 del secolo scorso è dimostrata dal suo continuo oscillare nel repertorio dai primordi del secolo XIX a Puccini. Una celebre registrazione discografica ci ha trasmesso la sua interpretazione memorabile di Madama Butterfly (da cui è estratta la tenera aria della protagonista “Un bel dì vedremo”), diretta da Herbert von Karajan nel 1955 con Nicolai Gedda nei panni di Pinkerton.

La versatilità di Maria Callas trova altre prove nel repertorio francese, da lei mirabilmente interpretato e di cui pure esistono preziosi documenti sonori. “Printemps qui commence ” dal I atto del Samson et Dalila di Camille Saint-Sa ë ns (la parte di Dalila è un mezzo-soprano con grandi salti dal grave all’acuto) si può ascoltare in un disco realizzato nel 1961 con la Orchestre National de la Radiodiffusion Francais diretta da Georges Prêtre. Altre registrazioni circolano in rete del Roméo et Juliette di Charles Gounod: l’aria “Dieu! Quel frisson court dans mes veines” apre la scena del veleno bevuto da Giulietta nel quarto atto, e costituisce anche, nel nostro tempo, una delle arie di bravura più amate di Anna Netrebko. Quasi a voler suggellare il passaggio di testimone tra le due Dive e protagoniste di epoche così diverse, il programma indugia, prima del finale wagneriano, su un omaggio alla musica russa con due padri fondatori di quella scuola: Glinka e Caikovskij, ma ovviamente senza proporre confronti diretti con la Callas, che quel repertorio non frequentò molto. E tuttavia per una strana combinazione nel 1970, poco prima della nascita della futura collega Netrebko, Maria Callas compì un viaggio in Russia celebrato dalle cronache e dalle biografie proprio per la sua eccezionalità (si era ancora in piena Guerra Fredda e, pur essendo ormai cittadina italiana era sempre statunitense di nascita), partecipando come giurata per il canto al celebre Concorso Caikovskij di quell’anno.

Inizio celebrazioni Centenario Maria Callas (1923-2023)


Vuoi sostenere L'Ape musicale?

Basta il costo di un caffé!

con un bonifico sul nostro conto

o via PayPal

 



 

 

 
 
 

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.