L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Domenica con Margherita Hack

DOMENICA 27/06/2021

“Infinito Hack” Rai Storia ricorda Margherita Hack nell’anniversario dellascomparsa

Un’intensa opera sperimentale dove il racconto sempre entusiasmante e appassionato di Margherita Hack, è intervallato dall’elemento coreografico e da immagini cosmiche e stellari che, secondo lo stile inconfondibile del regista, contribuisce a creare una sinfonia psichedelica che ci restituisce, ad alcuni anni dalla sua scomparsa (29 giugno 2013), vivido il ricordo di una figura in dimenticabile della cultura, oltre che della scienza, italiana. Di Fabio Massimo Iaquone, “Infinito Hack” andrà in onda domenica 27 giugno alle ore 19.00 su Rai Storia.

“Passato e Presente” La Comune di Parigi (con il Prof. L. Curreri)

Marzo 1871. Parigi è stretta da mesi dall’assedio delle truppe prussiane. La guerra franco-prussiana è finita a Sedan, Napoleone III è prigioniero. La Terza Repubblica è stata proclamata, ma Parigi rifiuta di arrendersi. La città che resiste ai cannoni, al freddo, alla fame, rappresenta una sfida per il Governo di Difesa Nazionale: il capo dell’esecutivo, Adolphe Thiers ordina all’esercito di requisire i cannoni di Montmartre che i parigini hanno acquistato attraverso una sottoscrizione pubblica, lanciata, fra gli altri, da Victor Hugo. La città si ribella e insorge. Una pagina di storia riletta da Paolo Mieli con il professore Luciano Curreri, autore del libro “La Comune di Parigi e l’Europa della Comunità”, a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda domenica 27 giugno alle20.30 su Rai Storia. I soldati fraternizzano con gli insorti, i generali vengono fucilati e la folla occupa caserme, prefetture e la sede del municipio, l’Hotel de Ville. Il 28 marzo viene proclama la Comune. Inizia così un rivoluzionario esperimento di autogoverno che gestirà la città in una sorta di “festa popolare” e che sarà, tre mesi più tardi, represso nel sangue. Le utopie e le ideologie della Comune –federalismo, decentramento dei poteri, democrazia diretta, collettivizzazione – ispireranno altre rivoluzioni del ‘900.

Il “Binario Cinema” Bright star

Londra. 1818. Il poeta si innamora della bella studentessa di moda Fanny Brown. I due giovani vivranno a pieno la loro storia d’amore nonostante le condizioni economiche disperate del poeta. A causa della tubercolosi, Keats sarà a costretto a partire per l’Italia, dove però troverà la morte nel febbraio 1821. Con Ben Whishaw e Abbie Cornish, “Bright Star” - diretto da Jane Campion e in onda su Rai Storia domenica 27 giugno alle 21.10 per il ciclo “Binario Cinema” - racconta gli ultimi tre anni di vita di John Keats. Il titolo della pellicola è tratto da un sonetto che il poeta scrisse durante la sua relazione: “Bright star, would I weresteadfastasthou art”.

LUNEDI’ 28/06/2021

“Passato e Presente” La propaganda nella Grande Guerra

Nell’inverno del 1914 l’idea di una guerra rapida e di movimento si infrange contro la potenza di fuoco dei cannoni e dell’artiglieria. Il conflitto si trasforma in una guerra di logoramento combattuta in gran parte nelle trincee. Di fronte alla necessità di guidare le grandi masse di soldati, di controllare e dirigere i loro sentimenti, così come quelli di tutta la popolazione, ogni governo belligerante scopre il valore strategico della propaganda. Vengono utilizzati tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione. Fotografie, giornali, cartoline, disegni satirici. A “Passato e Presente” – il programma di Rai Cultura in onda lunedì 28 giugno alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia – Paolo Mieli ne parla con il professor Giorgio Belardelli.

In Italia la propaganda viene inizialmente rivolta al fronte interno, cioè quello dei civili. Per vincere la guerra bisogna trovare risorse. Tra il 1914 e il 1918 lo stato italiano ricorre a sei prestiti di guerra nazionali che verranno pubblicizzati con grandi manifesti appesi nei teatri, nelle stazioni ferroviarie, sui muri delle città. A partire dal 1917, dopo i fatti di Caporetto e l’arrivo del generale Diaz a sostituire Cadorna, la propaganda sposta la sua attenzione sul fronte del soldato. Dopo mesi e mesi di guerra, entra finalmente in gioco il fattore umano. Alle tradizionali regole della disciplina militare si affianca l’arte sottile della motivazione e della persuasione. Nasce quindi il servizio Propaganda. Noto come servizio P. che contribuisce all’elevazione del morale dei combattenti attraverso una capillare ed efficace opera di persuasione di carattere politico e patriottico. Segnalare ai comandi tutte quelle situazioni di carattere morale e materiale che possono rendere più difficile la vita quotidiana del soldato al fronte. Tra i maggiori strumenti di questa persuasione ci sono i Giornali di trincea, pensati, organizzati e scritti per i combattenti nelle trincee. Il primo giornale a grande tiratura esce il 21 marzo del 1918. Si chiama “La Tradotta”, settimanale della III armata.

Cronache dall’impero “I Flavi: il nuovo volto del potere”

La storia dei Flavi ricorda una saga borghese: Vespasiano raggiunge il successo, il primo figlio Tito muore giovane, il secondogenito Domiziano manda tutto in malora. Tra il Colosseo e i palazzi sul Palatino, Cristoforo Gorno racconta una dinastia che, nonostante l’aura di mediocrità quasi ricercata, ha lasciato a Roma alcuni dei suoi paesaggi urbani più importanti. Per scoprire il nuovo volto del potere dell’Impero, appuntamento con Cronache dall’Impero e Cristoforo Gorno lunedì 28 giugno su Rai Storia.

“Cronache dall’antichità” Pompei, cronaca di una catastrofe

È un giorno di fine estate del 79 d.C., Plinio il Vecchio, comandante della flotta romana di Capo Miseno, vede una nuvola alzarsi dal Vesuvio, poco dopo gli arriva una richiesta d'aiuto: chi abita sotto il vulcano sta morendo. Plinio si mette in mare con le navi per portare soccorso, ma anche lui perderà la vita. La cronaca del suo viaggio è il resoconto di una grande operazione di protezione civile. Il racconto della catastrofe verrà narrato da Cristoforo Gorno in questo appuntamento con “Cronache dall’antichità” in onda lunedì 28 giugno alle 21:40 su Rai Storia.

Italia. Viaggio nella bellezza. “L’originale e il suo doppio. La nobile arte della copia”

Copiare, rifare, riprodurre. Per l’artista è una pratica primordiale. La copia è connaturata al funzionamento stesso della produzione artistica. E come in un gioco di specchi infinito, è legata in un rapporto inscindibile con il suo doppio, cioè l’originale. In una tensione mai risolta. Cosa è stata l’arte greca e romana se non un’attività seriale, fatta di multipli, di ripetizioni, dove copiare non era affatto considerato in contrasto con la qualità e la bellezza? È soltanto quando, nella cultura occidentale, ha prevalso l’idea dell’opera d’arte come di un’entità unica, individuale, irripetibile e come tale, irriproducibile, che la copia è diventata una minaccia. La pallida emanazione di un originale, capace di mettere a repentaglio quella che il filosofo tedesco Walter Benjamin, più di 80 anni fa, ha chiamato aura: quella specie di forza magnetica che è il vero segno dell’autenticità di una tela, o di una scultura. In questa terza puntata dedicata al tema del falso della serie “Italia: viaggio nella bellezza”, programma prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il Mibac, in onda lunedì 28 giugno alle 22.10 su Rai Storia, mettiamo in discussione i principali pregiudizi sull’arte della copia. Qual è oggi il nostro giudizio sul valore dell’opera riprodotta? Oggi che la tecnologia consente di eseguire riproduzioni che sono quasi indistinguibili dagli originali? Cosa proviamo quando siamo di fronte, per esempio, alla replica perfetta di un capolavoro come “le Nozze di Cana” di Paolo Veronese? E cosa vediamo quando guardiamo un’opera appena restaurata? È davvero lo stesso dipinto che conservavamo nella nostra memoria? Il restauro suscita interrogativi complessi. Restaurare significa ripristinare l’aura? O trasformare il dipinto in una copia, in una riproduzione di sé stesso? Sarà per questo che non si ha il coraggio di restaurare la Monna Lisa del Louvre? Oggi, nell’epoca dei social, siamo capaci di voltare le spalle alle opere d’arte più importanti, trasformandole nel semplice sfondo di un selfie. Salvo, poi, continuare a essere ossessionati dal fantasma dell’originale: pronti a indignarci se, per caso, veniamo a scoprire che quel capolavoro, che abbiamo appena dissacrato, l’aura non ce l’ha, perché in realtà è una copia. Intervengono in puntata Marcello Barbanera, archeologo, Ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana alla Sapienza Università di Roma e Direttore, Enzo Borsellino: storico dell’arte, Professore Associato di “Museologia” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre, Simona Chiodo: filosofa dell’arte, Ordinario di Estetica al Politecnicodi Milano. Questo ciclo de “Italia: viaggio nella bellezza” è stato ideato da Eugenio Farioli Vecchioli, scritto con Roberto Fagiolo, Massimiliano Griner, Stefano Di Gioacchino, Keti Riccardi, Maura Calefati, Alessandro Varchetta, Lucrezia Lo Bianco, Agostino Pozzi; consulenza di Francesca Barbi Marinetti, regia di Eva Frerè, filmati di Marzia Marzolla, Antonio Masiello, a cura di Vitilde d’Onofrio, Paola Principato, produttore esecutivo Sabrina Destito.

MARTEDI’ 29/06/2021

Benedetto XVI, un rivoluzionario incompreso. A 70 anni dall’ordinazione sacerdotale del Papa Emerito Benedetto XVI

A 70 anni dall’ordinazione sacerdotale del Papa Emerito Benedetto XVI Rai Cultura propone “Benedetto XVI un rivoluzionario incompreso”, firmato da Antonia Pillosio, in onda martedì 29 giugno alle 18.30 su Rai Storia. Per capire il papato di Joseph Ratzinger il racconto del documentario parte dal gesto rivoluzionario delle sue dimissioni, a lungo meditate e annunciate dopo l’inizio dell’anno della fede. Perché Benedetto XVI fece un simile annuncio l’11 febbraio, Giorno della Memoria della Vergine Maria a Lourdes, dedicato dalla Chiesa ai malati? Perché in una riunione di routine di cardinali? E perché la decisione di ritirarsi a vivere nel monastero di clausura all’interno del Vaticano? Nel documentario, che utilizza anche materiale delle Teche Rai, ne parlano gli storici Elio Guerriero, Andrea Riccardi e Don Roberto Regoli, dai vaticanisti Andrea Tornielli e Sandro Magister, dai Cardinali Gerard Ludwig Muller e Gianfranco Ravasi, da Padre Federico Lombardi e Antonio Paolucci. Con la sua rinuncia Benedetto XVI affida al successore Francesco l’eredità del suo impulso riformatore.Ma nel documentario c’è anche il “vecchio” Joseph Ratzinger, brillante teologo, professore in quattro università tedesche, Arcivescovo di Monaco e per 23 anni è Prefetto della Congregazione per la Fede, prima di diventare Papa Benedetto XVI. Al documentario hanno collaborato la Kto, télévisioncattolique, il Cortile dei Gentili, il Centro Televisivo Vaticano, la Biblioteca Ratzinger e la Fondazione Joseph Ratzinger Benedetto XVI, l’Archivio de L’Osservatore Romano mettendo a disposizione diverso materiale preso dai loro archivi.

“Passato e presente” Traiano imperatore

98 d. C. Alla morte dell’anziano Nerva, che lo ha adottato due anni prima, Marco Ulpio Traiano diventa imperatore. La professoressa Francesca Cenerini e Paolo Mieli lo raccontano nell’appuntamento con “Passato e presente” in onda martedì 29 giugno alle 13:15 su Rai3 e alle 20:30 su Rai Storia. Nato nell’odierna Andalusia, è un generale molto amato che, già sotto Domiziano, si è distinto per valore e capacità strategiche. La sua figura simboleggia il ritorno all’antico modello romano di semplicità e obbedienza, tanto che il senato gli conferisce il titolo onorifico di optimus princeps. Traiano riforma la giustizia, limita la pressione fiscale e adotta una politica espansionistica. Nel 101 intraprende la prima delle due campagne militari contro la Dacia del re Decebalo – l’attuale Romania. Le imprese di quella guerra, che si conclude 5 anni dopo con la vittoria romana e il suicidio di Decebalo, sono celebrate dai bassorilievi della colonna traiana, dove possiamo leggerle ancora, come su di un antico storyboard. Diventata provincia romana, la Dacia frutta a Traiano l’oro necessario a costruire innumerevoli opere pubbliche in tutto l’Impero. Con Traiano l’Impero raggiunge la massima espansione e vive la sua età dell’oro.

Doppio appuntamento con “Corea 1950. La battaglia di Chosin”. 

L’attacco cinese (parte 1)

La Guerra di Corea (1950-53) ha segnato l’affermazione della Cina comunista tra le grandi potenze mondiali e contribuito a creare gli equilibri geopolitici in Estremo Oriente con cui dobbiamo confrontarci ancora oggi. La battaglia del bacino di Chosin (27 novembre - 11 dicembre 1950) - raccontata dal documentario in due parti in onda martedì 29 giugno dalle 21.10 su Rai Storia - fu uno dei momenti decisivi del conflitto, oltre che il più violento scontro tra truppe cinesi e statunitensi della storia. Ad introdurre e contestualizzare l’argomento, lo storico militare Gastone Breccia.

Tra il 1950 e il 1953 la Corea fu teatro di una guerra durissima, che provocò oltre due milioni di morti e la distruzione di buona parte del paese. Causa del conflitto fu la divisione della penisola lungo il 38mo parallelo, decisa nel 1945 quando sovietici e statunitensi posero fine all’occupazione giapponese. Dal 1948 nel sud iniziò una cruenta guerra civile tra comunisti e nazionalisti; dopo la sconfitta dell’insurrezione, l’esercito comunista passò il confine il 25 giugno 1950, contando sulla debolezza militare dell’avversario. Due giorni dopo le Nazioni Unite autorizzarono però l’intervento di una forza multinazionale per ripristinare lo status quo. Gli statunitensi fornirono il grosso delle truppe combattenti e riuscirono in extremis a fermare l’avanzata nordcoreana. Il 15 settembre 1950 il generale Douglas MacArthur, a capo delle forze dell’Onu, lanciò un fulmineo contrattacco anfibio che portò alla liberazione di Seoul e alla cacciata dei nordcoreani da tutto il sud.

Gli eroi del ghiaccio (Parte 2)

Nella seconda parte de “Corea 1950. La battaglia di Chosin”, in onda alle 22.10, MacArthur, con il consenso del presidente Truman, non si fermò al 38mo parallelo: convinto di poter riunificare il paese, diede ordine alle sue truppe di raggiungere lo Yalu, che separa la Corea dalla Manciuria, ignorando i segni di un possibile coinvolgimento nel conflitto della Repubblica Popolare Cinese. Mao Zedong fece capire che non avrebbe tollerato senza reagire una presenza americana ai suoi confini; a fine ottobre quasi 300.000 soldati cinesi avanzarono in Corea contrattaccando di sorpresa le colonne delle Nazioni Unite, che subirono gravi perdite. Alla fine di novembre la 1a divisione dei Marines venne circondata da 60.000 cinesi nei pressi del lago artificiale di Chosin, sui monti Taebaek: la sua distruzione avrebbe potuto infliggere un colpo decisivo al morale degli Stati Uniti, inducendo Truman a cercare una via d’uscita dal conflitto. Per due settimane i Marines lottarono per sopravvivere con temperature fino a 30 gradi sottozero, riuscendo infine a rompere l’accerchiamento e a mettersi in salvo al porto di Hungnam. La guerra sarebbe andata avanti fino al luglio 1953, senza un vero vincitore.

MERCOLEDI’ 30/06/2021

Passato e Presente: la “rivoluzione dell'etere”. La nascita delle tv “private”

All’inizio degli anni ‘70, in Italia, il mercato radiotelevisivo è ancora dominato dal monopolio della Rai, l’azienda radiotelevisiva di Stato. Dagli esordi, nel 1954, i telespettatori della tv sono aumentati progressivamente ed è cresciuta l’offerta, fatta di importanti programmi di inchiesta, varietà e sceneggiati. In quegli stessi anni, però, il monopolio della Rai inizia a incrinarsi, minato dalle emittenti straniere di confine, che vengono captate nell’Italia settentrionale, e da alcuni soggetti privati che decidono di trasmettere illegalmente in nome della libertà di espressione. Sta per cominciare, così, una “rivoluzione dell’etere”, ricostruita dalla professoressa Silvia Salvatici e da Paolo Mieli a “Passato e Presente”, in onda mercoledì 30 giugno alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.

Caso emblematico è quello di Telebiella. Il fondatore, l’ex regista Rai Peppo Sacchi, conduce una lunga battaglia legale che porterà alla storica sentenza del 1974, che dichiarerà legittime le trasmissioni via cavo, purché in ambito locale. Due anni dopo, nel 1976, una sentenza analoga liberalizzerà anche le trasmissioni via etere, innescando una vera e propria rivoluzione che nel giro di pochi anni vedrà moltiplicarsi le radio e le tv private su tutto il territorio nazionale.

Gli “Italiani” di Rai Storia. Tina Lagostena Bassi

"Le donne mi hanno aiutato a capire una cosa molto importante per un avvocato: che la legge non è sufficiente. Può contribuire a modificare un atteggiamento culturale, ma è necessario che fuori dalle aule dei tribunali, nella società, nella mentalità di uomini e donne si modifichino comportamenti e pensiero.” Queste le parole dell’avvocatessa Tina Lagostena Bassi, protagonista dell’appuntamento con “Italiani”, di Silvia Cossu, regia Nicoletta Nesler, con la consueta introduzione di Paolo Mieli, in onda mercoledì 30 giugno alle ore 21:10 su Rai Storia. Tina Lagostena Bassi ha segnato con la sua attività la storia civile e giudiziaria di questo paese lasciando un’impronta indelebile nella difesa dei diritti delle donne, culminata con l’approvazione della legge sulla violenza sessuale nel 1996. Divenne famosa per essere stata la prima avvocatessa a pronunciare in un’aula di tribunale la parola ‘stupro’ - durante il processo sul massacro del Circeo dove difese Donatella Colasanti. Poi nel 1979 le riprese effettuate nel corso di un nuovo processo confluirono in un documentario che divenne un caso mediatico: “Processo per stupro”, seguito sulla Rai da oltre 13 milioni di telespettatori (Festival di Berlino, Prix Italia, conservato al MOMA di New York). I suoi racconti, asciutti e dettagliati, di quello che molte ragazze subivano rivoluzionarono non solo la visione della donna e della sua dignità, ma anche il linguaggio usato fino ad allora in tribunale.

Erano gli anni ’70, quelli in cui lo stupro era ancora un reato contro la morale non contro la persona, anni delle prime rivendicazioni di genere, dei cortei e referendum su aborto e divorzio, dei collettivi, l’inizio del percorso di emancipazione. La Lagostena Bassi diventa un’icona delle donne per il suo impegno non solo nelle aule dei tribunali, al Ministero di Giustizia si occupa della riforma del diritto di famiglia; da parlamentare si batte per l’introduzione delle Quote Rosa, e nel 1996 - dopo 20 anni e sei legislature - riesce a far approvare la legge contro la violenza sessuale, grazie a una mobilitazione trasversale delle parlamentari di ogni credo politico. Sono intervenuti la regista Loredana Rotondo, la scrittrice Lidia Ravera, il magistrato Paola Di Nicola, la scrittrice Dacia Maraini.

Catilina, cronaca di una congiura

Negli ultimi anni della Repubblica, Roma presenta una scena politica particolarmente violenta. Le conquiste in Africa e in Oriente hanno sconvolto lo scenario sociale. Grandi quantità di schiavi sono affluite in Italia, provocando un crollo del costo del lavoro, l’impoverimento della classe media e lo sviluppo del latifondo. La battaglia politica tra la nobiltà, che controlla il Senato, e la plebe, che ha diritto di veto sulle leggi, si è fatta molto dura. I “patres”, i nobili, vogliono conservare i loro privilegi, i “populares” chiedono la distribuzione delle terre demaniali e la mitigazione dei debiti. Nel 63 a.C. questo scontro sfocia in un tentativo di colpo di stato. Il protagonista si chiama Lucio Sergio Catilina. A duemila anni di distanza, attraverso un’attenta ricostruzione dei fatti e un confronto con le fonti storiche, Cristoforo Gorno rilegge questa pagina di Storia in “Catilina, cronaca di una congiura” in onda mercoledì 30 giugno alle 22.10 su Rai Storia.

Gli storici latini definiscono Catilina intelligente e audace, ma anche ma pieno di vizi, crudele e perverso. Anche se è di origine nobile, si è più volte candidato al consolato, la massima magistratura romana, per la fazione dei populares, ma le ripetute sconfitte, causate da brogli e accuse varie, lo spingono ad organizzare una rivolta armata contro l’ordine costituito. Il suo antagonista si chiama Marco Tullio Cicerone. Viene dalla provincia, ma si è distinto nei tribunali per la sua arte oratoria e ha fatto una brillante carriera politica che lo ha portato al vertice della Repubblica come console. Anche se non è nobile, è diventato l’alfiere della fazione dei patres, l’aristocrazia senatoriale. Con le sue mosse astute, le straordinarie orazioni e la forza delle legioni, Cicerone sventa la congiura di Catilina, che trova la sua tragica fine in una battaglia senza speranza. Ma sono tanti gli interrogativi che ancora ruotano attorno a questo evento che, per la sua forza drammatica e la statura dei suoi protagonisti, è diventato il modello narrativo per i racconti delle congiure e dei piani eversivi futuri.

GIOVEDI’ 01/07/2021

Passato e Presente. Il Partito Comunista Cinese: 100 anni di rivoluzioni

Il primo luglio di 100 anni fa, a Shanghai, 12 intellettuali fondano il Partito Comunista Cinese. Sotto la guida di Mao Zedong, i comunisti cinesi riusciranno a riunire il paese e a liberarlo dalla dominazione straniera, con una guerra lunga più di 20 anni che entrerà a far parte dell’epica nazionale. Da quando è andato al potere, con la fondazione della Repubblica Popolare nel 1949, il Partito comunista cinese lo ha mantenuto senza soluzione di continuità, attraversando indenne i grandi movimenti utopistici del periodo maoista - come il Grande Balzo e la Rivoluzione Culturale, il periodo delle riforme di Deng Xiaoping e la transizione all’economia di mercato, che ha trasformato la Cina nella prima potenza mondiale accanto agli USA. Una grande capacità di trasformazione e adattamento, quella del PCC, che gli vale oggi un consenso da oltre 90 milioni di iscritti. Qual è il segreto di tanto successo e di tale longevità? Da dove ha tratto in tutti questi anni la legittimazione a governare e con quali effetti sulla Cina? Paolo Mieli ne discute a Passato e presente con il professor Giovanni Andornino nell’appuntamento in onda giovedì 1 luglio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.

“a.C.d.C.”

Il grande viaggio dei vichinghi - Emigranti pt.1

Torna Alessandro Barbero con Il grande viaggio dei vichinghi, in onda giovedì 1 luglio alle 21.10 per il ciclo “a.C.d.C”. Il primo appuntamento, in onda su Rai Storia si colloca tra il VI e il VII secolo, quando una serie di eventi climatici colpì la Scandinavia tra il VI e il VII secolo, provocando carestie e riducendo la produzione agricola e la popolazione. È nel periodo immediatamente successivo che si afferma in Europa l’immagine dei Vichinghi come barbari massacratori di monaci inermi. Dalla Scandinavia sono in molti ad avventurarsi sul mare alla ricerca di una vita migliore, sviluppando un nuovo, caratteristico tipo di nave a vela. Le prime incursioni vichinghe di cui si hanno notizie sono gli assalti e le razzie ai monasteri e alle zone costiere delle isole Britanniche.

Il grande viaggio dei vichinghi  Cento giorni a Parigi pt.2

Torna Alessandro Barbero con il secondo episodio della serie dedicata ai Vichinghi, in onda per il ciclo “a.C.d.C” giovedì 1° luglio alle 22.10 su Rai Storia. Le difese del regno dei Franchi, organizzate da Carlo Magno, si rivelano molto efficaci per impedire ai Vichinghi di risalire i grandi fiumi e di avanzare nell’entroterra, ma la situazione di stallo che si viene a creare è anche di grande stimolo per lo sviluppo di relazioni commerciali tra i Vichinghi e le popolazioni della costa inglese e continentale. Le divisioni interne al regno dei Franchi dopo la morte di Carlo Magno lasciano spazio all’avanzata dei Vichinghi. Nell’845 una grande flotta assedia Parigi e si ritira solo dopo il pagamento di un riscatto.

VENERDI’ 02/07/2021

“Passato e Presente” di Rai3 Movimenti antirazzisti in Usa (con il prof. Mauro Canali)

Alla fine della Seconda guerra mondiale, in America, la Grande Depressione è ormai definitivamente alle spalle. L’occupazione torna crescere, la prosperità è alle stelle. Il sogno americano sembra essere alla portata di tutti. In realtà, questo vale soltanto per la popolazione bianca. In tutto il paese, soprattutto negli stati del sud, la segregazione razziale è ancora riconosciuta dalla legge e gli afroamericani sono trattati come cittadini di serie B. Occorreranno decenni di battaglie ai neri d’America per cambiare la loro condizione: dal rifiuto di Rosa Parks di cedere a un bianco il posto sull’autobus, alla lotta dei 9 studenti neri di Little Rocks, fino alle grandi marce non violente di Martin Luther King. Un cammino che non si è ancora concluso, come dimostrano le marce di Black LivesMatter, l’organizzazione antirazzista nata per protestare contro le uccisioni di afroamericani da parte della polizia. La storia dei movimenti antirazzisti in USA viene ripercorsa venerdì 2 luglio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.

 

Franco Angioni protagonista di “SeDici Storie”

Comandante missione italiana in Libano 1982, pluridecorato e medagliato, tra il settembre del 1982 ed il febbraio del 1984, nell'ambito della Prima Guerra Libanese e successivamente al massacro di Sabra e Shatila a Beirut, ha guidato il contingente italiano della Forza Multinazionale in Libano durante la missione Libano. È lui il protagonista dell’ultimo racconto di “SeDici Storie”, in onda in prima visione venerdì 2 luglio alle ore 21.10 su Rai Storia. L'intervento in Libano fu grazie ad Angioni un modello cui si riferirono anche le successive missioni italiane all'estero. I rapporti con la popolazione locale e le diverse parti in lotta vennero inoltre enormemente facilitati dalla costruzione di un ospedale da campo nei pressi dell'aeroporto di Beirut, dove tutti i feriti di qualunque fazione venivano curati. Un caso paradigmatico del livello di interazione raggiunto è la storia del piccolo Mustafà Haoui: curato nell'ospedale italiano, divenne in seguito la mascotte del contingente. Emigrato poi in Italia, è divenuto tecnico di laboratorio presso l'Istituto Regina Elena di Roma. La missione in Libano segnò anche lo spartiacque nel rapporto tra la popolazione italiana e le Forze armate italiane, deterioratosi dopo la Seconda guerra mondiale, ed ancora di più dopo la contestazione del Sessantotto. La Brigata Folgore rientrò nella sua base di Livorno a fine missione, accolta da grandi festeggiamenti in città, e il suo comandante conobbe un'enorme popolarità su scala nazionale.

Dirò del Rodi. Una tragedia del mare

Il 23 dicembre 1970 il moto peschereccio Rodi naufraga a poche miglia di distanza dal porto di San Benedetto del Tronto (AP). Muoiono i 10 membri dell’equipaggio, i loro corpi restano imprigionati per giorni nel relitto e le operazioni di recupero tardano. Una città intera insorge facendo sentire la propria voce e bloccando il Paese per giorni. È una protesta senza precedenti dai risvolti inaspettati che culminò con la stipula del primo contratto di lavoro per i lavoratori del mare. Di Rovero Impiglia, Giacomo Cagnetti, con Sebastiano Somma, “Dirò del Rodi” andrà in onda in prima visione venerdì 2 luglio alle 21.40 su Rai Storia.

’14-’18: la grande guerra cento anni dopo La Grande Guerra sui mari

Non solo logoranti assedi in trincea e scontri sanguinosi. Il primo conflitto mondiale si è combattuto anche per mare. Se ne parla “’14 – 18. La Grande Guerra 100 anni dopo” - la serie di Rai Storia presentata da Paolo Mieli, con la conduzione di Carlo Lucarelli e con la consulenza storica di Antonio Gibelli e Mario Isnenghi – in onda venerdì 2 luglio alle 22.10 su Rai Storia. Il programma ripercorre la storia della lotta per il dominio dei mari, dall’affondamento del transatlantico Lusitania alla battaglia dello Jütland. In primo piano, l’utilizzo del sottomarino, mezzo fondamentale nelle battaglie delle grandi flotte navali.

SABATO 03/07/2021

“Passato e Presente” La guerra d’Algeria (con la prof.ssa Leila El Houssi)

L’Algeria è una colonia francese dal 1830. Il 1° novembre 1954 una serie di attacchi in tutto il Paese da parte del Fronte di Liberazione Nazionale dà inizio alla più sanguinosa guerra di liberazione del continente africano. L’esercito francese tenta di reprimere con durezza la ribellione, ma ha difficoltà a contrastare la guerriglia della resistenza algerina. Anche i coloni francesi, un decimo della popolazione totale, si arma e combatte contro gli indipendentisti. La debolezza dei governi francesi fa precipitare la situazione e il 1° giugno 1958 Charles de Gaulle, ritiratosi dalla politica dodici anni prima, torna in campo e viene nominato primo ministro. Intanto ad Algeri un gruppo di generali golpisti ha preso il potere con un colpo di stato e minaccia la stessa integrità delle istituzioni francesi. De Gaulle inizia una politica di dialogo, mentre in Francia cresce un movimento di opinione a favore della pace e dell’indipendenza algerina. Sul fronte opposto le destre si radicalizzano e nasce l’OAS, organizzazione terroristica che compie attentati in Algeria e in Francia. Nel maggio 1961 si aprono a Evian i negoziati tra la Francia e il governo provvisorio algerino. Un anno dopo viene firmato il cessate il fuoco e il 1° luglio 1962 in Algeria si vota per il referendum che sancisce l’indipendenza. La guerra d’Algeria è al centro dell’appuntamento con “Passato e presente” in onda sabato 3 luglio alle 20:30 su Rai Storia. In studio con Paolo Mieli la professoressa Leila El Houssi.

“Cinema Italia”Chi si ferma è perduto

Antonio Guardalavecchia e Giuseppe Colabona – interpretati da Totò e Peppino – sono impiegati presso lo stesso ufficio di un'azienda di trasporti di Napoli. I due, amici da una vita, potrebbero aspirare a una promozione, ma il loro atteggiamento poco professionale non suscita la stima del Capo Ufficio Cesare Santoro. Anche la considerazione e l’opinione che le mogli hanno dei rispettivi mariti non è delle migliori. All’improvviso il Cav. Santoro muore: si scatena la corsa alla successione. Nonostante casseforti scassinate, equivoci e stratagemmi di ogni sorta, i nodi verranno al pettine. Regia di Sergio Corbucci. Con Totò, Peppino De Filippo, Luigi De Filippo, Aroldo Tieri, Alberto Lionello, Mario Castellani e Lia Zoppelli, “Chi si ferma è perduto”, andrà in onda sabato3 luglio alle ore 21.10 per il ciclo “Cinema Italia” su Rai Storia.

Documentari d’autore Sogni, sesso e cuori infranti

Un sorprendente spaccato di costume italiano e di storia della sessualità: il Paese visto dalle migliaia di lettere che le italiane scrissero tra gli Anni ’50 e ’60 ai più importanti settimanali femminili dell’epoca. Lo ricostruisce “Sogni, sesso e cuori infranti” di Gianfranco Giagni con Anna Foglietta, in onda sabato 3 luglio alle 22:40 su Rai Storia per il ciclo “Documentari d’autore”.

Dagli anni '50 fino ai '60 le varie rubriche di posta del cuore si moltiplicano sui periodici femminili diventando, insieme ai fotoromanzi e alla letteratura rosa, uno specchio della società reale. Ed è così che le rubriche di lettere di Amica, Annabella, Harper's Bazaar si popolano di ragazze madri, di mogli e madri sull'orlo di crisi di nervi, di riconciliazioni drammatiche e appassionate, ma anche di tentativi per non sfigurare al tempo del benessere. La Contessa Clara insieme a Donna Letizia sono le registe di bon ton e consigliere sentimentali con esiti che oggi appaiono paradossali nel loro voler essere rassicuranti; ma anche, nel caso di Brunella Gasperini, cercando di dare una visione che va al di là dell'Italietta di quegli anni. Quelle lettere e le relative risposte non solo fotografano una faccia della realtà, ma "danno la linea" e ci vorrà del tempo prima che quella linea venga superata.


 

 

 
 
 

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