L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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L'opera in breve

Dopo l’esperienza del trittico espressionista - gli atti unici Mörder, Hoffnung der Frauen, Das Nusch-Nuschi e Sancta Susanna - Hindemith si cimenta con un’opera teatrale di dimensioni maggiori, Cardillac,che debutta al Sächsisches Staatstheater di Dresda il 9 novembre del 1926.La fonte letteraria è Das Fräulein von Scuderi, un racconto in stile gotico della raccolta I fratelli di Serapione di E.T.A Hoffmann. Paul Hindemith e il letterato Ferdinand Lion operano una riduzione librettistica che riassume all’essenziale la vicenda noir di Hoffmann facendo di Henri Cardillac, orafo dall’animo nero e tormentato, l’assoluto protagonista dell’opera. All’epoca di Luigi XIV Parigi è sconvolta da una serie di misteriosi omicidi, ne è autore l’artigiano eponimo, ossessionato da un legame morboso e letale con i suoi manufatti tanto da arrivare a uccidere i clienti ai quali ha venduto i suoi gioielli per poterne rientrare in possesso. Per lui i propri monili non sono semplici oggetti da ostentare in pubblico, ma opere d’arte assoluta. Incapace di accettare la funzione sociale della creazione artistica, Cardillac diventa l’emblema dell’artista in eterno conflitto con la realtà che si autocondanna all’emarginazione e alla follia. Al carattere irrazionale dell’intera vicenda e all’ossessione malata del protagonista corrisponde tuttavia una scrittura musicale rigorosa, razionale, priva di coinvolgimento emotivo, che si allontana da un’esplicita rappresentazione affettiva attraverso un processo di astrazione e stilizzazione. In Cardillac Hindemith si avvale di tutte le forme della tradizione strumentale e operistica per organizzare strutture musicali autosufficienti rispetto allo sviluppo dell’azione. Sceglie quindi di articolare l’opera in diciotto numeri (arie, duetti, quartetti, concertati, cori) distribuiti in tre atti senza soluzione di continuità, dove adotta numerosi stilemi neobarocchi: scrittura contrappuntistica (fugati, canoni e la complessa passacaglia finale), forme chiuse, e un colore orchestrale cameristico che vede l’impiego di singoli strumenti con funzione concertante, come ad esempio il sax tenore, alter ego timbrico ossessivo della figura di Cardillac.

Privilegiato e vero interlocutore del protagonista è il coro, voce della collettività a cui le opere d’arte dell’orefice sarebbero destinate. Le due importanti scene corali in apertura e chiusura dell’opera evidenziano infatti il rapporto di ambigua sudditanza psicologica del popolo nei confronti di Cardillac, che, nonostante tutto e anche dopo la sua uccisione, rimane nell’immaginario collettivo l’artista supremo, artefice di opere immortali.


 

 

 
 
 

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