L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Händel debutta con OperaLombardia

STAGIONE D’OPERA 2018

RINALDO

di Georg Friedrich Händel

dramma per musica in tre atti su libretto di Giacomo Rossi


Ottavio Dantone, direttore
Jacopo Spireiregia

Accademia Bizantina

Interpreti:

Delphine Galou (Rinaldo), Francesca Aspromonte (Almirena), Anna Maria Sarra (Armida), Raffaele Pe (Goffredo), Luigi De Donato (Argante), 
Federico Benetti 
(Mago Cristiano), Anna Bessi (Donna).

Teatro Ponchielli, Cremona

Venerdì 23 e domenica 25 novembre

È Rinaldo la nuova produzione barocca del Ponchielli, realizzata in coproduzione con OperaLombardia e che debutterà sul palco del teatro cremonese il prossimo venerdì 23 novembre (ore 20.30) con replica due giorni dopo, domenica 25 (ore 15.30). La rivisitazione dell’opera in tre atti di Georg Friedrich Händel, tratta da Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, è affidata alla sapiente direzione del carismatico e colto Ottavio Dantone che con l’Accademia Bizantina da anni coltiva una prassi storicamente informata, assolutamente necessaria per veicolare il repertorio barocco.

L’esecuzione rigorosa dialogherà con la innovativa regia di Jacopo Spirei, regista di talento che per oltre 15 anni è stato assistente ed allievo del maestro Graham Vick.

La scelta di Dantone è stata di riunire le due versioni dello stesso Händel, la prima del 1711 e la seconda del 1731. Non una decisione arbitraria del Maestro, ma il recupero di una usanza del tempo, ovvero rimaneggiare i manoscritti a distanza di anni come fece lo stesso Händel per adeguarli ai cambiamenti dell’epoca.

“Lo stimolo che spinge ai nostri giorni a curare nuove edizioni - spiega il Maestro Dantone - è la consapevolezza che il manoscritto di un’opera vada inteso come forma “viva” di Arte. L’obiettivo è interpretare e comprendere al meglio il compositore e fornire agli esecutori e al pubblico di oggi il miglior testo possibile per riprodurre il Teatro di secoli passati, nella speranza di una meritata riscoperta e definitiva valorizzazione”.

Da parte sua, il regista Jacopo Spirei ha deciso di rendere Rinaldo “un uomo qualunque, una persona anonima che lavora in un piccolo ufficio, un uomo che potrebbe essere ognuno di noi”. Rinaldo è un'opera inusuale, mescola realtà e fantasia e la magia con la realtà. Un percorso da realismo magico con una serie di contaminazioni dal mondo dell'arte contemporanea e dal cinema.

L’interpretazione di Spirei trae la sua originalità nei luoghi dove è ambientato il dramma musicale. Il primo dei tre atti si apre con Almirena che entra nell’ufficio del protagonista che se ne innamora perdutamente. Il secondo si svolge all’interno di un club notturno, luogo della perdizione e delle tentazioni alle quali Rinaldo è chiamato a resistere. Il terzo e ultimo atto si conclude nuovamente all’interno dell’ufficio dove il valoroso cavaliere templare affronta definitivamente il perfido Argante.

Dopo il debutto cremonese, Rinaldo farà tappa a Brescia al Teatro Grande (30 novembre e 2 dicembre), a Como al Teatro Sociale (11 e 13 gennaio 2019) e a Pavia al Teatro Fraschini (18 e 20 gennaio 2019).

Domenica 18 novembre (ore 11.00, Ridotto del Teatro Ponchielli) durante l’appuntamento Aperitivo con l’Opera, il direttore Ottavio Dantone e il regista Jacopo Spirei racconteranno al pubblico i segreti che si celano dietro le note, le vicende e la storia di Rinaldo. L’ingresso è gratuito.

Per informazioni e prenotazioni:

tel. 0372.022.001 e 0372.022.002

www.teatroponchielli.it


RINALDO - Note di regia

a cura di Jacopo Spirei

Rinaldo è un'opera inusuale, mescola realtà e fantasia in continuazione, mescola la magia con la realtà. Abbiamo deciso un percorso da realismo magico con una serie di contaminazioni dal mondo dell'arte contemporanea e dal cinema.

Rinaldo è un eroe smarrito, è un eroe che non sa la strada da percorrere e che non vuole percorrerla. Rinaldo è noi e noi siamo Rinaldo; il suo percorso di superamento del se e di conquista della sua personale Gerusalemme celeste, che altro non è che realizzazione del proprio massimo potenziale, è il centro della nostra interpretazione dell'opera a metà tra un action movie e un'introspezione umana.

Abbiamo deciso di rendere Rinaldo un uomo qualunque, una persona anonima che lavora in un piccolo ufficio, un uomo che potrebbe essere ognuno di noi. Durante l'overture Almirena entra nel suo "mondo" e Rinaldo se ne innamora perdutamente, a questo punto la sua realtà è contaminata da quella di Almirena, (Foto Atto1.1, Atto1.2), Goffredo irrompe nella stanza trascinando Argante prigioniero e siamo catapultati in una serie di eventi straordinari che capitano ad un uomo ordinario, e Rinaldo è posto davanti al dilemma di combattere una guerra di cui non conosce niente. Argante rimasto solo invoca Armida la quale si palesa (Foto Atto 1.3 1.4) come donna che domina il lato oscuro della vita, rappresentato da un grande ragno (è una famosa scultura dell'artista francese Luoise Bourgois, che rappresenta una madre) il ragno rappresenta i mille modi in cui si può essere imprigionati dalle situazioni della vita, rappresenta il pericolo.

Nella scena seguente Almirena ha portato Rinaldo nel suo mondo (Foto Atto1.5) un giardino realistico ma curvato , che crea un'idea di realtà instabile dove le prospettive sono irregolari, una tenda leggera alle spalle mossa dal vento crea l'illusione di un mondo sereno e di sogno, a interrompere il sogno arriva Armida , il telo bianco cade a rivelare Armida col suo ragno (FotoAtto1.6) , Armida una volta rapita Almirena scompare dietro una saracinesca che rappresenta non solo un limite invalicabile ma anche una porta verso gli inferi e il mondo sotterraneo che Armida rappresenta (foto Atto 1.7).

Nel secondo Atto (foto Atto2.1, 2.3) Rinaldo è davanti all'ingresso, che rappresenta la porta del vizio, la discesa agli inferi, è l'ingresso di un club notturno dove le sirene e la donna all'ingresso lo invitano ad entrare. La saracinesca si alza e avanza verso di noi il mondo di Armida, (Atto2.3, 2.4, 2.5) dove si svolge tutto il secondo atto, una specie di club della perdizione: questo è il percorso delle tentazioni di Rinaldo, deve scendere in fondo per ritrovare il suo amore, una specie di Orfeo che discende negli inferi per incontrare la sua Euridice).

Nel terzo atto ci troviamo di nuovo fuori dal regno di Armida, il mago è il barbone che soggiorna al di fuori dell'ingresso, mago/guru e asceta, un mistico che dona a Goffredo un’arma per entrare (foto Atto 3.1, 3.2, 3.3, 3.4), è con questa arma che entra ed abbatte il ragno di Armida con l'aiuto di Rinaldo.

Nel concitato finale (atto 3.5, 3.6) la realtà di Rinaldo e quella di Almirena si ritrovano, a questo punto Rinaldo deve fare una scelta: tornare nel suo mondo o rimanere in quello di Almirena e vincere. La battaglia è di Rinaldo contro se stesso, di nuovo nel suo ufficio all'interno del quale affronta Argante, una volta sconfitta la sua realtà Rinaldo decide di andare oltre e abbandonare i due mondi insieme ad Almirena, il loro amore li unisce al di là delle differenze e vengono avanti lasciandosi indietro i loro due mondi.


Rinaldo

Nota alla nuova edizione critica a cura di Bernardo Ticci

Revisione drammaturgica a cura di Ottavio Dantone

La stesura di un’edizione critica di un’Opera si basa molto sui costanti e continui progressi che si conquistano nel campo della conoscenza del repertorio e della prassi esecutiva barocca.

Lo studio sempre più approfondito dell’autore, del modo di “scrivere musica” e quindi della codifica delle convenzioni di notazione che ogni compositore possiede, sono stimoli per cercare di presentare ai nostri giorni un testo il più vicino possibile all’idea e alle intenzioni originali.

Dallo studio diretto delle fonti si apprende che frequentemente i compositori preparavano nuove versioni e rimaneggiamenti di precedenti propri manoscritti, per esempio in occasione di un nuovo allestimento dell’opera, come nel caso del Rinaldo.

Dopo la prima versione del 1711 Handel dovette apportare delle modifiche in funzione del nuovo allestimento di venti anni successivo, nel 1731. Il cast completamente diverso rendeva necessari cambiamenti nei recitativi e trasposizioni per adattare la prima versione alle esigenze del momento.

La scelta del M° Ottavio Dantone di riunire le due versioni potrebbe, ad un esame superficiale, apparire quasi arbitraria. Tuttavia è proprio grazie allo studio di nuovi trattati dell’epoca, alla scoperta di nuove fonti, al confronto tra loro e alle continue ricerche nel campo della prassi esecutiva dell'epoca che si apprende quanto una simile operazione fosse in realtà usanza del tempo e sia anzi quanto mai storicamente motivata.

Lo stimolo che spinge ai nostri giorni a curare nuove edizioni è la consapevolezza che il manoscritto di un’Opera vada inteso come forma “viva” di Arte, soggetta a uno studio e a un approccio sempre nuovo, con il fine di tendere alla forma più pulita e più vicina possibile al modo in cui l’Autore ha scritto e pensato; l’obiettivo è interpretare e comprendere al meglio il compositore e fornire agli esecutori e al pubblico di oggi il miglior testo possibile per riprodurre il Teatro di secoli passati, nella speranza di una meritata riscoperta e definitiva valorizzazione.


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