L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Aida, un atto d’amore

Note di Regia

di Franco Zeffirelli *

Ascoltavo l’Aida fin da bambino nelle trasmissioni radiofoniche, la vidi per la prima volta a Firenze con il teatro popolare del Carro dei Tespi. Quando decisi di curare l’allestimento di quest’opera per La Scala, chiamai Lila de Nobili. Con lei avevo lavorato proprio alla Scala nel 1958 in Mignon, successivamente aveva curato le scene del Great Gala alla Royal Albert Hall di Londra e le affidai la realizzazione delle scene.

Lila mise in atto le sue meravigliose abilità di artista. Agganciata alla tradizione scenografica ottocentesca, filtrata attraverso i suoi collaudati espedienti pittorici, si impegnò giorno e notte per creare il suo capolavoro e magnificare in una cornice di ineguagliata rievocazione storica la grandiosità imperitura della terra dei faraoni. Fu la resurrezione di un mondo in una visione poetica, struggente, per gli effetti scenici, per il movimento delle masse, per le prospettive architettoniche dei fondali dipinti che rievocavano in un’onirica visione i templi nilotici, per i costumi rutilanti di ori, per la luna che illumina il Nilo, per quella vertigine di emozioni cui aderivo pienamente. È un mio allestimento che viene periodicamente riproposto con l’aura religiosa riservata a uno spettacolo di culto.

Io non sono facile alla commozione, ma quell’emozione era intatta.

Quando si è alzato il sipario nel piccolo e straordinario teatro di Busseto, ho rivisto un’Aida magica, conturbante e il suo segreto è che non c’è nulla di complicato: è solo l’illustrazione della musica di Verdi che prende forma…

L’Aida è uno di quei capolavori che appartengono alla storia della nostra cultura, ma soprattutto è un’opera italiana, cantata nella nostra lingua. La musica della marcia trionfale è un tema universalmente conosciuto, che cantano anche i bambini, da Dallas al Niger. È l’opera più popolare del repertorio verdiano. La musica ci racconta i palpiti di questi tre giovani: Aida e Amneris sono entrambe innamorate di Radames, un cialtroncello egiziano che dimostra di essere uno stupido, ma poi, nel finale, rivela anche quanto sia appassionato nel suo amore per Aida.

Questo mio allestimento è un atto d’amore per un’idea tradizionale della messinscena operistica. La sua conservazione contribuisce a realizzare il sogno di trasmettere e consegnare al mio pubblico la testimonianza del mio operato, la cifra stilistica ed il denominatore comune che unisce i miei spettacoli, grazie ai quali ho potuto conquistare le platee di tutto il mondo.

Colgo l’occasione per salutare con la mia più profonda amicizia e ammirazione il pubblico di Busseto.

* dal programma di sala di Aida, 27 gennaio 2001, per gentile concessione della Fondazione Franco Zeffirelli onlus


 

 

 
 
 

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