L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Anna Caterina Antonacci

Istituzione Universitaria dei Concerti

I CONCERTI DELL’AULA MAGNA

73a Stagione 2017-18

Tutta la stagione concerto per concerto

 

Sabato 14 ottobre, ore 17.30

Gerusalemme: celeste e terrena, perduta e liberata

Anna Caterina Antonacci soprano

Accademia degli Astrusi

Federico Ferri direttore

Anna Caterina Antonacci è una star internazionale, suo malgrado - si potrebbe dire - perché "si dedica interamente alla musica, non a recitare la parte della prima donna", come ha affermato un suo grande ammiratore, Riccardo Muti. La sua fortissima personalità d'interprete la spinge a crearsi un repertorio raro e raffinato, ma di grande impatto drammatico, di cui offre un esempio perfetto il suo concerto all'Aula Magna. Con un vero tour de force interpreta tutti e tre i ruoli del Combattimento di Tancredi e Clorinda, capolavoro di Monteverdi, di cui nel 2017 si celebrano i quattrocentocinquanta anni dalla nascita. Questo madrigale in "stile rappresentativo", che evoca un'azione drammatica senza però richiedere una vera e propria rappresentazione teatrale, mette in musica uno degli episodi più celebri della "Gerusalemme liberata". Un altro personaggio del poema di Torquato Tasso, la maga Armida, è la protagonista dell'omonima tragédielyrique di Jean Baptiste Lully, nato a Firenze ed emigrato giovanissimo a Parigi, dove creò l'opera francese: lo stile nobilmente declamatorio di questa musica darà modo alla Antonacci di far valere le doti di grande tragédienne per cui è ammirata in Francia, ma che gli italiani ancora non conoscono, perché non ha cantato Lully in Italia prima d'ora. Il concerto è dedicato non solo alla Gerusalemme terrena del Tasso ma anche a quella celeste della Bibbia: saranno infatti presentate in prima esecuzione moderna due Lamentazioni per la Settimana Santa di Giovanni Paolo Colonna, che fu stimatissimo maestro di cappella a San Petronio di Bologna. L'Accademia degli Astrusi e il suo direttore Federico Ferri completano il programma con musiche di raro ascolto di Corelli (una vera gemma è la Sinfonia da lui scritta per l'oratorio S. Beatrice d’Este di Giovan Battista Lulier) e Biber.

Martedì 17 ottobre, ore 20.30

Ensemble Ars Ludi

Ready Made Ensemble

Marcello Panni direttore

Scritte nel 1917, Le Nozze sono l'ultimo capolavoro del periodo "fauve" di Stravinsky, prima della sua conversione al neoclassicismo. Questo balletto - composto su commissione di Diaghilev, direttore della compagnia dei Ballets russes­ - è scritto per voci soliste, coro e un gruppo strumentale assolutamente insolito, formato da quattro pianoforti e percussioni. Il soggetto è la celebrazione di un matrimonio contadino in un villaggio russo e questo suggerì al compositore molte citazioni di melodie russe, sia popolari che liturgiche. Per la prima volta si potrà ascoltare l'esecuzione integrale della revisione del LeNozze in lingua garganica (una sorta di dialetto napoletano antico e purissimo) realizzata da Roberto De Simone: potrebbe sembrare un'operazione astrusa, invece discende da una profonda e motivata convinzione del regista, compositore ed etnomusicologo napoletano, secondo cui nelle tradizioni popolari si può riconoscere un nucleo profondo di valori e riferimenti culturali validi sempre e ovunque e non circoscrivibili esclusivamente a una data epoca e a un dato luogo. L'esecuzione è affidata alla bacchetta di un direttore d'orchestra e compositore attento e sensibile alla musica del Novecento come Marcello Panni e ai due ensemble strumentale e vocale Ars Ludi e Ready Made. Si potranno ascoltare anche una trascrizione di Petrushka, altro fondamentale balletto di Stravinsky, e la novità assoluta Nessun luogo è lontano per sei percussioni di Marcello Filotei, chelavora sulle specificità timbriche di strumenti provenienti da tutto il mondo, alla ricerca di una sintesi in grado di rappresentare una convivenza possibile tra culture che si credono ancora distanti.

Sabato 21 ottobre, ore 17.30

Una serata con Ennio Morricone

Duo pianistico Canino-Ballista

Mariano Rigillo voce

Marco Serino violino

Antonella Marotta mezzosoprano

Orchestra Roma Sinfonietta

Gabriele Bonolis direttore

In Ennio Morricone convivono l'autore di innumerevoli musiche da film, che gli hanno dato la fama a livello planetario, e il compositore di partiture destinate alle sale da concerto, scritte nel sofisticato stile contemporaneo appreso alla scuola di Petrassi e sviluppato in esperienze d'avanguardia come il Gruppo d'Improvvisazione Nuova Consonanza. Sono due Morricone diversi ma non inconciliabili, perché c'è un continuo scambio di esperienze tra l'uno e l'altro. Morricone stesso ha scelto di proporre tre delle sue musiche da concerto più significative. La prima è Se questo è un uomo su testo di Primo Levi, con la voce recitante di Mariano Rigillo, il violinista Marco Serino e la mezzosoprano Antonella Marotta. Seguono Quattro anacoluti per A.V. e, in prima esecuzione a Roma, le Varianti dedicate al duo pianistico Canino-Ballista, che le suonerà anche in questa occasione. Inoltre Morricone ha volute che si rendesse omaggio la suo maestro Goffredo Petrassi, un grande protagonista della musica del Novecento. Suona Roma Sinfonietta, nota come "l'orchestra di Morricone", che l'ha diretta personalmente in innumerevoli concerti nel mondo, ma che questa volta lascerà la bacchetta a Gabriele Bonolis, un giovane la cui carriera sta prendendo ottimi sviluppi.

Martedì 24 ottobre, ore 20.30

Il Flauto Magico

Elio voce recitante e baritono

Julia Bauer soprano

Ensemble Berlin

Un originale progetto di rilettura di Die Zauberflöte, ovvero Ilflautomagico, il Singspiel in due atti che fu l'ultima opera musicata da Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Emanuel Schikaneder. Il protagonista dello spettacolo è uno straordinario Elio, che darà vita ad una brillante ma fedele rielaborazione del libretto originale, nella doppia veste di narratore e baritono: come voce recitante interpreterà tutti i vari personaggi e come baritono canterà le arie e i duetti di Papageno, personaggio irresistibilmente buffo ma anche ricco di umanità. Il soprano Julia Bauer, artista di fama internazionale, interpreterà le protagoniste femminili dell’opera. La musica di Mozart sarà una presenza costante, nella trascrizione di F.J. Rosinack per quattro strumenti, eseguita dall’Ensemble Berlin, formato da alcuni degli straordinari musicisti dei Berliner Philharmoniker. Nella prima parte del concerto saranno eseguite altre due composizioni di Mozart, il Quartetto K 370 in fa maggiore per oboe, violino, viola e violoncello e il celebre mottetto “Exsultate Jubilate“ K 165 in un arrangiamento per soprano e quattro strumenti.

Sabato 4 novembre, ore 17.30

Isabelle Faust violino

Kristian Bezuidenhout clavicembalo

Di lei il New York Times ha scritto: "Il suo suono ha passione, grinta ed elettricità, ma anche un calore e una dolcezza disarmanti, che possono rivelare l'intimo lirismo della musica". Dopo aver vinto in tenera età i prestigiosi concorsi "Leopold Mozart" e "Paganini", Isabelle Faust è stata invitata a suonare con le orchestre più importanti del mondo, tra cui Berliner Philharmoniker, Orchestra of the Age of Enlightenment, Boston Symphony Orchestra e NHK Symphony Orchestra di Tokyo. Ha collaborato con molti grandi direttori ma ha instaurato un intenso rapporto artistico soprattutto con Claudio Abbado. Nel 2012 è stata insignita anche del premio "Abbiati" della critica musicale italiana. Suona lo Stradivari "Bella addormentata" del 1704. Suo partner in questo concerto è Kristian Bezuidenhout - uno specialista delle tastiere storiche come il clavicembalo e il fortepiano - che sta ottenendo crescente e unanime riconoscimento internazionale sia per la sua attività concertistica che discografica. Sono in programma sei opere di Bach. Insieme eseguiranno la Sonata in sol maggiore per violino e basso continuo BWV 1021 e tre Sonate per violino e clavicembalo BWV 1015, 1016 e 1017. Inoltre la Faust da sola eseguirà la Sonata n. 2 in la minore per violino BWV 1003, mentre Bezuidenhout da solo suonerà la Toccata in re minore per clavicembalo BWV 913.

Martedì 7 novembre, ore 20.30

Bach is in the Air

Ramin Bahrami

&

Danilo Rea

Due pianisti - Ramin Bahrami, uno dei più celebri interpreti di Bach alla tastiera, e Danilo Rea, raffinato jazzista che parte spesso dalla musica classica per le sue improvvisazioni - si uniscono in un progetto intitolato Bach is in the Air, che viene presentato in prima romana e diverrà presto un disco. Si potrebbe pensare che si alternino, prima l'uno suonando Bach, poi l'altro improvvisando sui temi di Bach, ma fanno qualcosa di molto più audace e originale, perché Bahrami suona Bach e simultaneamente Rea improvvisa sull'altro pianoforte. La si direbbe un'impresa irrealizzabile, perché l'armonia, il contrappunto e la melodia di Bach sono non solo perfette in sé ma anche talmente dense che aggiungervi altre note sembrerebbe impossibile, invece a Rea riesce l'impensabile. Lui e Bahrami agiscono con grande rispetto nei confronti di Bach ma anche con creatività, cosicché in certi momenti si pensa quasi che Bach stesso, se avesse composto qualcosa per due pianoforti, avrebbe fatto proprio così.

Sabato 11 novembre, ore 17.30

Debutto italiano in recital

Alexander Malofeev pianoforte

Di questo incredibile talento russo si sta parlando in tutte le principali sale da concerto del mondo. Alexander Malofeev ha appena sedici anni, ma non è un enfant prodige, è un pianista già maturo. Qualcuno già lo definisce un genio. Valery Gergiev ne è entusiasta e ha voluto dirigerlo nei suoi debutti a Mosca e San Pietroburgo e lo scorso febbraio anche alla Scala, dove ha avuto accoglienze entusiastiche. Ha riscosso analoghi successi anche a Parigi, Londra, Amsterdam, Tokyo, Pechino. E in USA, Australia, Azerbaijan, Finlandia, Svizzera, Germania, Austria, Spagna, Portogallo. Ormai è uno dei più affermati pianisti a livello internazionale e il programma del suo recital - il primo da lui tenuto in Italia - è quello di un grande pianista, maturo sotto l'aspetto tecnico e interpretativo: passerà dall'intensa e profonda drammaticità della Sonata n. 2 "Marcia funebre" di Chopin alla forza percussiva della Sonatan. 7 di Prokof'ev e dai colori sfavillanti di Gaspard de la nuit di Ravel all'emotività tardoromantica della Sonata n. 2 di Rachmaninov.

Martedì 21 novembre, ore 20.30

Spira Mirabilis

Spira Mirabilis è un progetto nato nel settembre 2007 ad opera di alcuni giovani musicisti già attivi nelle più importanti realtà musicali di tutta Europa, che hanno espresso l’esigenza comune di crearsi uno spazio e una dimensione proprie, in cui poter continuare a studiare senza dover rincorrere il ritmo frenetico imposto dal mondo musicale professionale, e di poterlo fare insieme, in modo da condividere le loro idee e imparare gli uni dagli altri. Per ogni incontro (ne vengono organizzati in media sei all’anno, della durata di circa una settimana) viene scelto un solo brano del repertorio sinfonico, da analizzare, interpretare ed eventualmente presentare in pubblico, ma il concerto non è l’obiettivo principale delle prove. È questa la grande differenza tra Spira Mirabilis ed una normale orchestra. Per tale motivo si può affermare che essa non è un’orchestra ma un laboratorio di studio, un'officina in cui al centro del lavoro è una ricerca intellettuale ed artistica volta alla crescita dei musicisti che vi prendono parte. Non è difficile suonare insieme senza direttore, è difficile pensare insieme, rinunciare ad una propria idea in favore di un’altra che si dimostri più coerente all’interpretazione, creare un’interpretazione univoca di un complesso brano sinfonico. È proprio questo processo il motivo dell’esistenza di Spira Mirabilis. Potrebbe sembrare un'utopia, ma che i risultati siano reali e concreti lo dimostrerà la loro interpretazione della Sinfonia n. 1 di Brahms.

Sabato 25 novembre, ore 17.30

Anda

Daniel Melingo

Daniel Melingo, cantante, clarinettista e autore, è l’ambasciatore di un tango popolare e colto, una voce tormentata che attraverso immagini e arrangiamenti atipici vuole riportare la danza nazionale argentina al di fuori degli schemi consueti. Il suo tango, che reinterpreta il tango cancion inventato da Carlos Gardel, non è un elegante prodotto da esportazione o un'attrazione turistica, ma è il tango dei bassifondi e dei locali fumosi di Buenos Aires, è vita vissuta ai margini della società. Come scrive Le Monde de la Musique, Melingo "...è un eretico della religione tangueira...un iconoclasta che guarda alla vita degli emarginati di Buenos Aires e per farlo va alle fonti d'ispirazione del tango". Il suo tango è stato definito surrealista e ipnotico, romantico e vertiginoso, e per lui si sono avanzati paragoni con Borges e Fellini. Insieme al suo quintetto presenterà il suo più recente album, Anda.

Martedì 5 dicembre, ore 20.30

Omaggio a Giya Kancheli

Nino Surguladze mezzosoprano

Alessandro Stella pianoforte

Le repubbliche indipendenti nate dalle ceneri dell'Urss sono tra i centri musicali oggi più interessanti, soprattutto perché hanno prodotto alcuni compositori dalla marcata personalità e dallo stile assolutamente originale. Nel 1991, quando l'Urss si dissolse, alcuni di loro erano già in età matura, ma sono nati a nuova vita da quando respirano l'aria della libertà, come il georgiano Giya Kancheli. Dalla retorica delle Sinfonie di grande drammaticità e di grandi dimensioni è passato, attraverso un processo di costante e progressivo assottigliamento e rarefazione, a pezzi in forma libera, spesso di dimensioni miniaturistiche. In questo concerto a lui dedicato si potranno ascoltare diciannove di queste miniature, tratte da Simple Music for Piano, che saranno eseguite da uno degli interpreti più ragguardevoli della musica del noto compositore georgiano, il pianista Alessandro Stella, che ha inciso queste composizioni in un cd entusiasticamente accolto dalla critica internazionale e molto lodato da Kancheli stesso. Sarà poi presentato in prima italiana il ciclo completo delle dodici Miniatures for voice and piano, nell'interpretazione dello stesso Stella e del grande mezzosoprano georgiano Nino Surguladze, che calca i palcoscenici operistici del mondo intero ed è la dedicataria di questo ciclo vocale.

Martedì 12 dicembre, ore 20.30

Chloë Hanslip violino

Umberto Clerici violoncello

Orchestra Sinfonica Abruzzese

Ulrich Windfuhr direttore

L'Aquila ha una vita musicale molto fervida, che dopo il terremoto si è riavviata con slancio ancora maggiore. Ne è un simbolo l'Orchestra Sinfonica Abruzzese, che sta ottenendo crescenti riconoscimenti a livello nazionale. Insieme al suo nuovo direttore principale Ulrich Windfuhr, presenta all'Aula Magna un impegnativo "tutto Brahms". Eseguiranno la Sinfonia n. 4, in ideale collegamento con Spira Mirabilis per l'impiego di un organico di dimensioni contenute, simile a quello dell'orchestra di corte di Meiningen, per cui Brahms aveva scritto questo capolavoro: tale recente tendenza propone un'interpretazione più "cameristica" e attenta ai particolari, che sta imponendo un nuovo modo di vedere il compositore amburghese. NelDoppio Concerto intervengono due solisti di primo piano: la giovane violinista Chloë Hanslip che ha vintovari premi discografici ed è regolarmente ospite col suo Guarneri del Gesù di importanti orchestre internazionali, quali Philharmonia di Londra e Tokyo Philharmonic; il violoncellista Umberto Clerici suona nelle sale più prestigiose come la Carnegie Hall di New York e il Musikverein di Vienna e da tre anni, spinto dal suo spirito sempre alla ricerca di nuove esperienze, si è stabilito a Sydney, come primo violoncello della locale orchestra sinfonica e professore all'università.

Sabato 16 dicembre, ore 17.30

Il mio debutto a Roma

Edgar Moreau violoncello

Il Pomo d’Oro

La IUC ha sempre presentato tanti nuovi talenti, facendo esordire a Roma molti giovani che si sono poi affermati a livello mondiale. Il ventitreenne violoncellista francese Edgar Moreau, premiato giovanissimo al Concorso “Ciajkovskij” di Mosca e al “Rostropovich” di Parigi, può già vantare una nutrita collaborazione con illustri artisti quali Valery Gergiev, Gidon Kremer, András Schiff, Yuri Bashmet, Krzysztof Penderecki e Gustavo Dudamel. Porta all'Aula Magna una scelta del suo cd GiovinCello, in cui esegue alcuni concerti di autori del XVIII secolo (Platti, Vivaldi, Boccherini) insieme a Il Pomo d’Oro, un ensemble formato da giovani musicisti selezionati da ogni parte del mondo, che hanno in comune la volontà di recuperare un'interpretazione storicamente informata della musica barocca, eseguita su strumenti dell'epoca.

Sabato 13 gennaio, ore 17.30

Debussy preraffaellita, impressionista, simbolista, astrattista

Ilia Kim pianoforte

Il centenario della morte di Debussy capita in un momento in cui la sua figura è al centro degli interessi della critica e in cui si vede in lui uno degli artisti che rappresentano il punto di svolta fra due grandi epoche della storia della musica, il romanticismo dell'Ottocento e la modernità del Novecento. Al momento della sua prima affermazione Debussy venne visto come un equivalente musicale dell'impressionismo pittorico. Era una collocazione pressoché inevitabile ma che, dati i suoi rapporti con Mallarmé e con Maeterlinck, gli stava stretta, tanto che più tardi si cominciò a parlare di lui come simbolista. E l'appartenenza al simbolismo è sicuramente quella che meglio definisce, in senso generale, l'arte di Debussy. Ma Debussy aveva composto il suo primo capolavoro, la cantata La Damoiselle élue, su testo di Dante Gabriele Rossetti, esponente tra i maggiori dei preraffaelliti. E le sue ultime creazioni furono contemporanee, nel tempo e nello spirito, alla nascita dell'astrattismo a opera di Mondrian. Il programma scelto dalla pianista coreana Ilia Kim evidenzia i segni di questa evoluzione dell'arte di Debussy, ripercorrendo sinteticamente i diversi momenti della sua poetica di artista e, si potrebbe dire, di "traghettatore" della musica dall'Ottocento al Novecento, in parallelo con l'analogo passaggio delle altre arti. Il concerto sarà preceduto da un “Salotto Debussy” dedicato ai rapporti fra il musicista e le arti figurative, in collaborazione con il MLAC Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza e con la partecipazione di Claudia Cieri Via, Franco Piperno, Piero Rattalino e Claudio Zambianchi.

Martedì 16 gennaio, ore 20.30

Steven Isserlis violoncello

Olli Mustonen pianoforte

Un duo formato da due solisti di fama internazionale, il violoncellista inglese Steven Isserlis e il pianista finlandese Olli Mustonen. Isserlis è regolarmente ospite delle principali orchestre, dai Berliner Philharmoniker alla NHK Symphony di Tokyo, ma si dedica soprattutto alla musica da camera, sempre con partner del massimo livello, tra cui Ian Bostridge, Isabelle Faust, Joshua Bell, Andras Schiff, Mikhail Pletnev e, appunto, Olli Mustonen. Alla Beethovenhaus di Bonn ha suonato il violoncello appartenuto a Beethoven, che taceva da oltre cinquanta anni, e a Londra gli è stato attribuito il Premio Wigmore per la sua esecuzione delle Suites per violoncello solo di Bach, la cui incisione è stata altresì scelta come disco dell'anno dalla rivista Gramophone. Mustonen ha un posto unico sulla scena musicale odierna, perché prosegue la tradizione di molti maestri del passato, che erano allo stesso tempo compositori, pianisti e direttori d'orchestra, come Liszt, Rachmaninov e Busoni. Con Isserlis si trova sulla stessa lunghezza d'onda perché, pur suonando regolarmente con le maggiori orchestra come le Filarmoniche di Berlino e New York, ha un feeling speciale per la musica da camera. Insieme hanno scelto di aprire e chiudere il loro concerto con Schumann, tra cui hanno inserito due compositori russi del Novecento - Kabalevskij e Prokof'ev - e una Sonata dello stesso Mustonen in prima esecuzione a Roma. Conosceremo così Mustonen anche come compositore postmoderno, che getta un ponte tra secoli di musica occidentale, dal barocco al minimalismo, dal tardo romanticismo alla nuova spiritualità del ventunesimo secolo.

Martedì 23 gennaio, ore 20.30

Fazil Say pianoforte

Fazil Say è un altro pianista che compone e un altro interprete fuori dal meanstreem che riduce tutto alla tecnica e all'immagine, mortifica le idee e rende gli interpreti uno uguale all'altro. Say è diverso, è un interprete sempre originale e trascinante. I suoi concerti sono diretti, aperti, stimolanti e vanno dritti al cuore dell'ascoltatore in un modo divenuto ormai raro nel mondo sempre più materialista e rigidamente programmato della musica classica. Ha le sue idee, non solo in campo musicale, e le esprime liberamente e con coraggio, tanto che per alcuni tweet considerati ironici sull'Islam - un'accusa che egli respinge decisamente - è stato rinviato a giudizio e condannato. Ma questo non lo ha fatto desistere dall'esprimere le sue opinioni, criticando senza timore l'operato di Erdogan e del governo turco. Anche la musica è per lui un modo per esprimere senza reticenze le proprie idee, come quando ha dedicato una sua composizione alle vittime della polizia durante le manifestazioni per Gezi Park ad Istanbul. Say non disdegna di collaborare con altri musicisti, ma è soprattutto un lupo solitario ed è nei recital che dà il meglio di sé. Questa volta eseguirà tre Notturni di Chopin, la Sonata "Appassionata" di Beethoven, le Gnossiennes di Satie e due sue composizioni, Black Earth, ispirata da una canzone popolare turca, e The Art of Piano, che contiene un omaggio alle vittime dell'attacco terrorista dell'Isis ad Ankara nell'ottobre 2015. Come compositore Say accoglie nella sua musica gli stimoli più diversi provenienti dalla sua formazione cosmopolita e fa dialogare la tradizione musicale della Turchia e la musica classica europea, gettando un ponte musicale tra oriente e occidente.

Sabato 27 gennaio, ore 17.30

Voci Sacre

Patrizia Bovi voce, arpa, direttore

Françoise Atlan voce, percussioni

Fadia Tomb El Hage voce

Francesco Savoretti percussioni, salterio

Peppe Frana oud, liuto

Questo progetto, che si ascolta per la prima volta a Roma, unisce la tradizione musicale vocale delle tre grandi religioni monoteiste ed è il punto di arrivo di un percorso di scoperta e approfondimento iniziato con le due mostre sulle Tre religioni del libro e su I luoghi di pellegrinaggio, tenutesi ad Anversa su commissione di AMUZ, uno dei più importanti centri europei per la musica antica. Patrizia Bovi - cantante e strumentista, nonché membro fondatore dell'ensemble Micrologus, specializzato nella musica del Medio Evo - ha invitato Fadia Tomb El Hage e Françoise Atlan per esplorare rispettivamente la musica della parte mistica dell’Islam, i canti della chiesa maronita d’oriente e la tradizione ebraica sefardita. Alcuni brani vengono dalla tradizione sufi, come il canto iniziale del concerto Ayyhal Nas, uninvito alla preghiera, e Tale’a a’alaynal. I canti della tradizione ebraica provengono dal Cantico dei Cantici o da repertori regionali, come il giudaico provenzale Adonai be kol shofar e Ay madre e Cum mucha lecenzia,che vengono invece dai Balcani e dal Marocco, dove gli ebrei di Spagna avevano trovato rifugio dopo la diaspora del 1492. I canti cristiani sono preghiere e inni alla Vergine Maria della mistica Ildegarda di Bingen o conducti e mottetti tratti dal Codice Las Huelgas del XIII secolo, un manoscritto in uso nel monastero femminile di Santa Maria di Las Helgas a Burgos, oltre ad alcuni brani di tradizione orale come E lu giovedì sante, canto per la Passione delle donne di Ischitella (Puglia), e lo Stabat Mater di Calenzana (Corsica).

Sabato 10 febbraio, ore 17.30

Pietro De Maria pianoforte

Marco Rizzi violino

Enrico Dindo violoncello

Alessandro Carbonare clarinetto

Quattro dei migliori solisti italiani - il pianista Pietro De Maria, il violinista Marco Rizzi, il violoncellista Enrico Dindo e il clarinettista Alessandro Carbonare - si uniscono per formare l'insolito organico richiesto dal Quatuor pour la fin du Temps di Olivier Messiaen, uno dei lavori più rappresentativi della musica del ventesimo secolo, sia per le circostanze in cui fu scritto (il compositore era rinchiuso come prigioniero di guerra nel campo di concentramento di Görlitz) sia per il suo stile musicale, che si colloca al centro degli sviluppi della musica di quel secolo, perché Messiaen è stato il maestro di molti compositori delle avanguardie del dopoguerra, in particolare di Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Nel 1941 il Quatuor pour la fin du Temps ebbe la sua prima esecuzione su strumenti di fortuna (il pianoforte aveva alcuni tasti fuori uso, al violoncello mancava una corda) in un gelido capannone del campo di Görlitz, davanti a cinquemila prigionieri. Il titolo, che evoca la fine del tempo, è desunto dall'Apocalisse, a cui il pensiero del compositore, fervente cattolico, andava spesso in quel tragico periodo. Nella prima parte del concerto i quattro strumentisti tributano un omaggio a Debussy nel centenario della morte, eseguendo tre pezzi scritti da Debussy rispettivamente per il clarinetto, per il violoncello e per il violino con l'accompagnamento del pianoforte.

Martedì 13 febbraio, ore 20.30

I viaggi del Barocco: la musica nelle capitali del mare Napoli, Venezia, Londra, Amburgo

Tommaso Rossi flauto dolce

Adriano Maria Fazio violoncello

Ensemble Barocco di Napoli

L'Ensemble Barocco di Napoli è stato fondato nel 2010 da un gruppo di musicisti già attivi singolarmente nei più importanti gruppi italiani di musica antica. In questi anni si è esibito con crescente successo in stagioni concertistiche e festival sia in Italia che all'estero e ha già inciso alcuni cd, accolti in modo più che lusinghiero da parte della critica internazionale. Sono in programma sei Concerti per flauto dolce o per violoncello, composti da musicisti che vivevano nelle quattro principali città marinare europee del diciottesimo secolo, che erano vivacissimi centri di scambi non solo commerciali ma anche musicali. Venezia è rappresentata da Antonio Vivaldi, Napoli da Nicola Fiorenza, di cui resta poca ma bellissima musica, Londra da Giuseppe Sammartini, milanese di nascita e formazione ma londinese di adozione, e Amburgo da Georg Philipp Telemann. I solisti sono Tommaso Rossi ed Adriano Maria Fazio, rispettivamente flauto dolce e violoncello.

Sabato 17 febbraio, ore 17.30

Le Violon Noir

Camerata Ducale

Guido Rimonda violino e direttore

Il 23 ottobre 1764 il violinista e compositore francese Jean-Marie Leclair fu ucciso con una pugnalata alla schiena. Solo dopo molto tempo il suo corpo venne ritrovato: stringeva ancora al petto ciò che aveva di più caro, il suo Stradivari. Le sue mani lasciarono un'impronta nera indelebile sul legno del violino, che da allora è denominato “Le Violon Noir”. Questo strumento dal suono fantastico e inconfondibile è appartenuto attraverso i secoli a diversi musicisti, fino ad arrivare alcuni anni fa a Guido Rimonda, cui questa romanzesca storia ha suggerito un programma che, più che ricollegarsi alla tragica vicenda di cui questo violino fu testimone, presenta celebri composizioni ispirate al lato più misterioso e affascinante del violino, nonché alle straordinarie capacità tecniche di alcuni grandi virtuosi di questo strumento, di cui si mormorava che avessero stretto un patto col diavolo. Le esecuzioni di Rimonda e della Camerata Ducale diffonderanno nell'Aula Magna le atmosfere luttuose e sulfuree della Trauersymphonie ("Sinfonia funebre") di Locatelli, del “Trillo del diavolo” di Tartini, della Pavane pour une infante défunte e delle "Streghe" di Paganini, ma ci saranno anche alcuni momenti sereni e paradisiaci, come la Danza degli spiriti beati di Gluck.

Martedì 27 febbraio, ore 20.30

Per la prima volta a Roma

Steven Osborne pianoforte

Steven Osborne ha suonato con le orchestre di mezzo mondo, eseguendo i Concerti più popolari del repertorio pianistico, come quelli di Rachmaninov, ma ama soprattutto stare solo davanti al pubblico, quando è più libero di realizzare le sue idee musicali in uno di quei programmi attentamente strutturati che sono una sua caratteristica. Trasferisce questi programmi anche nei suoi dischi, con cui ha vinto due premi Gramophone e tre Schalplattenpreis. Per il suo debutto romano ha scelto Prokof'ev, Ravel e Berg, tre grandi compositori di tre diverse scuole della prima metà del Novecento, il suo periodo musicale preferito.

Sabato 3 marzo, ore 17.30

Quartetto Borodin

Ritorna a Roma dopo molti anni il Quartetto Borodin, che fa tappa all'Aula Magna dopo Parigi e Mosca e prima di Londra ed Amsterdam. È uno dei più longevi quartetti al mondo ed ha festeggiato nel 2015 i settanta anni di attività, essendo stato fondato nel 1945 (allora si chiamavaQuartetto Filarmonico di Mosca)da quattro studenti del Conservatorio di Mosca. Uno di loro era Mstislav Rostropovich, che però lasciò abbastanza presto i compagni per intraprendere la sua straordinaria carriera di solista. Nel corso degli anni anche gli altri membri del quartetto sono inevitabilmente cambiati, ma non sono cambiati i due principi che da sempre lo caratterizzano: la provenienza di tutti i suoi membri dal Conservatorio di Mosca e l'incessante ricerca di una qualità altissima, a livello sia di interpretazione che di tecnica. Oggi il Borodin è una leggenda ed è unanimemente considerato il miglior quartetto russo ed uno dei migliori in campo mondiale. Eseguirà il primo Quartetto di Borodin e il primo di Ciajkovskij, tra cui s'inserisce un capolavoro di Schubert, l'incompiuto Quartetto in do minore D. 703.

Martedì 6 marzo . ore 20.30

Giovanni Sollima violoncello

Giuseppe Andaloro pianoforte

Giovanni Sollima è estroverso e vulcanico, Giuseppe Andaloro è meno esuberante, ma si intendono benissimo quando suonano insieme, e non solo perché sono nati tutti e due a Palermo. Su una solidissima base classica hanno entrambi innestato una viva attenzione per generi musicali molto diversi: Andaloro spazia dal Rinascimento a Gershwin e ai compositori contemporanei, mentre Sollima ha una passione particolare per il rock, il pop e la musica etnica. Non sorprenderà dunque che il programma del loro concerto sia molto eclettico. Si apre infatti con l'inglese di epoca elisabettiana John Dowland, passa per la Sonata op. 40 di Shostakovich e giunge a trascinanti rivisitazioni di pezzi rock degli anni '70/'80 e a due brani originali di Sollima in prima romana, Tema III da "Il Bell'Antonio" e Anphesibene da "il bestiario di Leonardo". Oltre che violoncellista, Sollima è infatti anche un compositore: la sua musica è unica nel suo genere, grazie all'empatia con cui trasmette emozioni e sensazioni, riesce a conquistare un pubblico variegato e trasversale, che va dai giovani "metallari" appassionati di rock al pubblico della Scala, dove la sua musica è entrata con la benedizione dal podio di Riccardo Muti, che ha diretto la prima assoluta di Tempeste. A sua volta Antonio Pappano ha diretto la prima dei suoi Ludwig Frames a Santa Cecilia.

Sabato 17 marzo . ore 17.30

Dedications

Alexei Volodin pianoforte

Alexei Volodin è considerato uno dei più completi pianisti di oggi. Le sue doti sono quelle tipiche della grande scuola russa, che ha prodotto tanti dei più grandi virtuosi degli ultimi centocinquant'anni: ferrea disciplina, tecnica straordinaria, interpretazione intensa e vissuta con tutta l'anima. A questo Volodin aggiunge una sua personale qualità: la delicatezza e raffinatezza di tocco, che convive prodigiosamente con la forza del suono ereditata dalla tradizone russa. Volodin ha suonato con le maggiori orchestre e con i direttori più famosi (Lorin Maazel, Riccardo Chailly, Valery Gergiev e Myung Whun Chung, tra gli altri) e i suoi recital sono stati ospitati dalle sale da concerto e dai festival più prestigiosi. I suoi compositori d'elezione sono i grandi romantici, che sono al centro del suo concerto romano, imbastito sulle dediche che si scambiarono tre degli alfieri del romanticismo musicale, ognuno dei quali ammirava enormemente gli altri due. Il primo brano è Widmung, che significa appunto dedica: è un Lied di Robert Schumann, che apre una raccolta da lui dedicata all'amata Clara. Sarà eseguito nella trascrizione di Franz Liszt, a dimostrazione degli stretti rapporti artistici tra questi musicisti. A seguire ancora Schumann con Kreisleriana, dedicata a Chopin, cui risponde un brano di Chopin dedicato a Schumann, la Ballata n. 2. In conclusione la monumentale Sonata in si minore di Liszt, una pietra miliare delle musica dell'Ottocento, dedicata a Schumann

Martedì 27 marzo, ore 20.30

Quartetto Guadagnini

Il Quartetto Guadagnini nasce nel 2012. L’affiatamento dei quattro musicisti provenienti da Ravenna, Pistoia, Roma e Bari ha portato questa giovane formazione a vincere appena due anni dopo il premio Piero Farulli, in seno al XXXIII Premio Franco Abbiati, cui sono seguite le vittorie ai concorsi "Marco Dall’Aquila" e "Pietro Argento". Attualmente è considerato uno dei più promettenti quartetti non solo d'Italia ma d’Europa. Si dedica al grande repertorio quartettistico classico e romantico, ma presta particolare attenzione alla musica del Novecento e del nostro tempo. Si è già esibito nelle più importanti sale da concerto italiane e anche all'estero, riscuotendo particolare successo a Parigi. Il programma presentato all'Aula Magna è incentrato su tre grandi opere della scuola austro-tedesca del Settecento (il Quartetto "Imperatore" di Haydn), dell'Ottocento (il Quartetto op. 51. N.1 di Brahms) e del Novecento (le 6 Bagatelleop. 9 di Webern).

Sabato 7 aprile, ore 17.30

Tetraktis Percussioni

Alessio Allegrini corno

Un incontro tra le percussioni e il corno è veramente insolito, perfino bizzarro. Qualcosa di mai ascoltato prima. Tetraktis Percussioni e Alessio Allegrini eseguono la trascrizione di una Sonata di Cherubini, dedicata alla bellezza e al virtuosismo storico del corno solista, e una Brazilian Suite, basata sufamose melodie sudamericane abilmente rielaborate da David Short. Presentano anche due composizioni di autori contemporanei italiani, in prima esecuzione romana. Il primo è Elegie del noto jazzista Ramberto Ciammarughi, espressione del lirismo inaspettato che il corno e le percussioni riescono a creare. L'altro è OUT di Riccardo Panfili, fantastica sintesi dei suoni e dei linguaggi della nostra società, in cui convivono la Pop Art, le sperimentazioni ardite, il rock e tanti altri generi musicali. Le percussioni di Tetraktis eseguono inoltre il virtuosistico Trio per Uno per una gran cassa e tre percussionisti del serbo Nebojša Jovan Živkovic e ThirdConstruction di John Cage, frutto di una ricerca tra le infinite poliritmie della tradizione centroafricana. Allegrini e Tetraktis sono convinti che la musica sia un diritto inalienabile per l’umanità e fanno musica a sostegno dei diritti umani, ancora troppo poco riconosciuti e tutelati.

Martedì 10 aprile, ore 20.30

Signum Saxophone Quartet

"Quattro sassofonisti che scuotono la sala", "Sono la reincarnazione dei Beatles?", "La loro stupenda perfezione è un dono": la stampa internazionale apprezza il Signum Saxophone Quartet per i motivi più diversi, ma sono sempre e comunque lodi entusiastiche. Questi quattro giovani - due tedeschi e due sloveni - hanno una solidissima formazione classica, sono stati premiati in concorsi molto selettivi, suonano nelle più prestigiose sale da concerto europee (Barbican Centre London, Konzerthaus Vienna, Concertgebouw Amsterdam, Palais des Beaux-Arts Brussels, Elbphilharmonie Hamburg) e con le loro tournée sono arrivati fino in Corea. Nei loro programmi dimostrano un grande eclettismo, proponendo autori antichi e contemporanei e accostando la musica classica al tango e al jazz, come fanno anche nel loro concerto romano, che parte da Haydn e Bach (ovviamente in trascrizioni), passa a due grandi compositori del Novecento (Ligeti e Ginastera) e approda a Piazzolla e Chick Corea.

Martedì 17 aprile . ore 20.30

Istanbul

Jordi Savall viola d’arco, lyra e direttore

Hespèrion XXI

Jordi Savall, uno dei massimi interpreti della musica barocca, da alcuni anni si dedica con passione anche alla riscoperta e alla diffusione di tradizioni musicali extraeuropee, particolarmente del vicino oriente e delle altre sponde del Mediterraneo, che oggi sono dimenticate e ignorate e rischiano di sparire. Il suo concerto dedicato a Istanbul (in prima esecuzione romana) presenta le musiche strumentali “colte” della corte ottomana del XVII secolo, in dialogo e in alternanza con le musiche “tradizionali” del popolo, rappresentate qui da musica di tradizione orale di musicisti armeni e da quella delle comunità sefardite accolte nell’impero turco dopo la loro espulsione dal regno di Spagna. Alla base per questo programma è Il Libro della Scienza della Musica di Dimitrie Cantemir, un documento eccezionale sotto molti aspetti: innanzitutto come fonte fondamentale di conoscenza della teoria, dello stile e delle forme musicali ottomane del XVII secolo, ma anche come una delle più interessanti testimonianze sulla vita musicale in uno dei più importanti paesi orientali. Questa raccolta di 355 composizioni, scritte con un sistema di notazione musicale inventato dall’autore stesso, rappresenta la più importante collezione di musica strumentale ottomana dei secoli XVI e XVII giunta fino a noi.

Sabato 21 aprile, ore 17.30

Manuel Barrueco chitarra

Manuel Barrueco è considerato uno dei più grandi virtuosi della chitarra di oggi in ambito classico, forse il più grande. "Un musicista superiore" (New York Times), "magico" (Los Angeles Times), "un musicista raffinato, un aristocratico della chitarra" (Dallas Times) sono alcune delle definizioni coniate per lui dalla stampa internazionale.

Ha iniziato a suonare la chitarra a orecchio a Cuba e ha concluso gli studi al Peabody Conservatory of Music, una delle più prestigiose istituzioni musicali degli Usa. In questa sua duplice formazione sta forse il segreto diquesto musicista colto e popolare allo stesso tempo, che si fa amare per la naturalezza e l'immediata e spontanea comunicativa ma anche ammirare per il gusto, l'eleganza, lo stile. Tutte queste sue qualità avranno modo di rifulgere in un programma che spazia dal Cinquecento al primo Novecento - da Milán a Albèniz passando per Sor e Bach - e si presenta dunque come una vetrina della più bella musica per chitarra, in originale o in trascrizioni dello stesso Barrueco.

Sabato 12 maggio . ore 17.30

I Solisti Aquilani

Shlomo Mintz violino e direttore

Nato a Mosca sessanta anni fa e trasferitosi ad appena due anni in Israele, Shlomo Mintz è uno dei massimi violinisti della nostra epoca. Debuttò giovanissimo con la Filarmonica d'Israele e poco dopo fu chiamato da Zubin Mehta a sostituire il grande Itzhak Perlman. A sedici anni suonò alla Carnegie Hall di New York e da allora si può dire che siano finite le esibizioni da bambino prodigio e sia iniziata la sua vera grande carriera concertistica, che lo ha portato in tutto il mondo. Impossibile elencare le sale prestigiose, le grandi orchestre e gli illustri musicisti che figurano nel suo carnet. Si dedica anche alla direzione d'orchestra ed è nella duplice veste di violinista e direttore dei Solisti Aquilani che viene ora a Roma. Suonerà il Concerto in re minore per due violini, archi e basso continuo di Bach e il Concerto in re minore per violino e archi di Mendelssohn, che saranno incorniciati da due composizioni per sola orchestra, la Sinfonia n. 10 per archi di Mendelssohn e le Visions fugitives op. 22 di Prokof’ev, trascritte dallo stesso Mintz.

Martedì 22 maggio . ore 20.30

...E cammina cammina

Peppe Barra

In questo spettacolo Peppe Barra, con il sostegno di musicisti straordinari che da lungo tempo sono i suoi compagni di viaggio, propone il suo più recente disco, “E cammina Cammina”, un omaggio al suo percorso artistico iniziato più di cinquant’anni fa, in cui mescola assieme canzoni vecchie e nuove in un crescendo di emozioni e di musica. Da Shit Struck Street Blues - ovvero "Idillio e’ merda” del poeta FerdinandoRusso, magistralmente trasformato in un blues a dimostrazione che non esistono confini alle contaminazioni culturali - agli autori del passato come Raffaele Viviani (O Malamente), Salvatore di Giacomo (Munastero), Pisano-Rendine (La Pansè) per arrivare all’omaggio a Eduardo De Filippo (Uocchie c’arraggiunate), fino alla reinterpretazione dei brani di autori contemporanei come Vasame di Enzo Gragnaniello e Cammina, cammina di Pino Daniele. E ancora i testi recitati di Tiempo, in cui la creatività artistica del cantante e attore napoletano trova il picco più alto, in questo eterno cammino di musica e poesia. Protagonista dello spettacolo è, come sempre, la versatilità interpretativa di Barra, espressione di una napoletanità dal sapore passato e dalle sonorità contemporanee.

Ufficio stampa dell'Istituzione Universitaria dei Concerti:

Mauro Mariani - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - tel. 335 5725816


 

 

 
 
 

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