L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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il cortile dell'archiginnasio a bologna

LA VERSIONE DI ALEXIS

I Notturni di Chopin non sono un ciclo di composizioni ordinate e composte dall'autore come potrebbero essere i suoi Preludi op. 28 e gli Studi op. 10 e op. 25, i Fantasiestücke op. 12 e le Kinderszenen op. 15 di Schumann o le Consolazioni di Liszt, dove cioè la prassi compositiva è volta a unire i brevi brani in un'unica arcata formale. Al contrario i Notturni di Chopin sono pezzi più estesi e autonomi, legati tra loro da una profonda coerenza di scrittura e da una profilatura stilistica di apollinea chiarezza, anche se scritti in epoche differenti e concepiti per essere suonati singolarmente o per piccoli gruppi. La proposta di eseguirli in un'unica serata è dunque un evento straordinario di rarissima esecuzione.

In questa integrale, non essendoci un preciso arco formale-compositivo imposto dall'autore, l'interprete è legittimato a scegliere una successione la più musicalmente omogenea possibile, volta alla migliore fruizione da parte del pubblico. L'ordine strettamente cronologico infatti non rende giustizia alla bellezza dei brani in un'esecuzione integrale in concerto, mentre è perfetto per l'edizione a stampa, per la compilazione discografica, ovvero per un ascolto di carattere “storicistico”.

Nel 1969 Alexis Weissenberg volle pubblicare la sua incisione dei Notturni seguendo un ordine originale per cui la sequenza dei brani risulta molto coesa e piacevole. Grazie a un'attenta analisi compositiva e armonica, egli ottiene una coerenza formale che riesce a supplire alla mancanza di un preciso piano di Chopin, il quale probabilmente non prese mai in considerazione l'esecuzione integrale dei suoi Notturni. Con particolare sapienza e sensibilità invece Weissenberg trovò un'efficace chiave di lettura da proporre in sala di concerto.

Dopo quasi cinquant'anni Anna Kravtchenko rende omaggio al grande pianista bulgaro scomparso nel gennaio 2012 eseguendo la “Versione di Alexis” dei Notturni di Chopin. I tratti fondamentali che rendono questa successione musicalmente molto funzionale a unificare in un unico pensiero i vari brani scritti in anni così diversi, sono di varia natura e articolati su più livelli musicali quali ad esempio il suono, il tempo, particolari assonanze melodico-armoniche, implicite relazioni funzionali dell'armonia e andamenti agogici e caratteriali dei brani. Si potrebbe definirlo una sorta di “encausto sonoro” reso possibile dalla scrittura stilisticamente coesa di Chopin.

L'analisi di questa sequenza unita all'ascolto della celebre incisione di Weissenberg mi ha colpito per la lucidità analitica e compositiva e per la straordinaria finezza degli accostamenti, che offrono sempre una visione profonda del pensiero compositivo e della costruzione formale. Per questi motivi ritengo che la riproposizione in concerto di questa versione non solo sia un'ottima scelta, ma una vera e propria esigenza musicale.

Luigi Sammarchi compositore

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