L’Ape musicale

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ANTONIO BAZZINI

Antonio Bazzini

Nato a Brescia l'11 marzo 1818, iniziò ad otto anni nella sua città lo studio del violino con il maestro F. Camesani (o Camisani). I progressi da lui conseguiti furono assai rapidi e lo indussero nel 1836 a concorrere al posto di primo violino al Teatro di Bergamo; ma fu respinto da J. S. Mayr. L'apprezzamento per le sue doti di esecutore e di compositore era però già tale da procurargli nello stesso anno di essere ascoltato da Paganini, che lo esortò a intraprendere l'attività concertistica in Italia e all'estero. Da allora sino al 1864 egli, percorse una trionfale carriera, che lo portò nei principali centri d'Europa. Cominciò i suoi viaggi in Italia, suonando a Milano, a Venezia, a Verona, a Trieste. Presto gli orizzonti si allargarono ed egli passò in Germania, in Danimarca, in Austria in Ungheria e in Polonia. In Germania, dove si recò dal 1841 al 1845, fu a Dresda e a Berlino, fermandosi (nel maggio 1843) più a lungo a Lipsia, città in cui si dedicò anche intensamente agli studi di composizione. A Lipsia il B. fu assai lodato da R. Schumann ed ebbe occasione di, eseguire per la prima volta in privato, con l'accompagnamento al pianoforte dell'autore, il Concerto per violino e orchestra di F. J. L. Mendelssohn Bartholdy. Tornato in Italia, suonò a Brescia, Cremona, Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. Nel 1848 passò in Francia e poi in Spagna, trattenendovisi un anno. Nel 1852 fissò la sua residenza a Parigi, dove diede moltissimi concerti, alternandoli con continue tournées in Inghilterra, in Germania, in Belgio, in Olanda.

Il B. veniva considerato ormai come uno dei maggiori violinisti del suo tempo, ma ciò non lo soddisfaceva completamente, visto che i suoi interessi si andavano orientando soprattutto verso la composizione, da lui coltivata sin dalla età di sedici anni. Così nel 1864 lasciò Parigi e tornò, a Brescia, dove rimase nove armi, componendo alcuni dei suoi lavori di maggiore impegno, dall'opera Turanda alle ouvertures per il Saul di V. Alfieri e per il Ré Lear di W. Shakespeare, ai primi Quartetti. Nel 1873 fu chiamato a coprire il posto di professore di composizione nel conservatorio di Milano, del quale nel 1882 fu nominato direttore. In tutti questi anni e nei successivi egli fu completamente assorbito dall'attività creativa e da quella didattica (ebbe allievi, fra gli altri, A. Catalani, G. Puccini, M. Mascagni, M. E. Bossi, ecc.), finché le cattive condizioni di salute lo costrinsero ad interromperetali attività. Morì a Milano il 10 febbraio del 1897.

Sul valore del B. come violinista è quasi d'obbligo citare il giudizio pubblicato da Schumann nel 1843 sulla Neue Zeitschrift für Musik: "Comeesecutore B. appartiene certamente ai più grandi del presente; non conosco nessuno come lui abile nella tecnica, nella grazia e nella pienezza del suono, e soprattutto in purezza ed uguaglianza; inoltre predomina gli altri specialmente per freschezza, giovinezza e severità d'interpretazione e se mi raffiguro il carattere senza cuore e senz'anima di qualche blasé virtuoso belga e di molti altri, egli mi sembra essere un giovane fra vecchi cadenti, a cui sta dinanzi un avvenire ancora più brillante anche se ora ha già raggiunto una eccellenza artistica veramente splendida". Tale giudizio trovò piena conferma negli anni seguenti presso il pubblico, i musicisti e la critica di tutti i, paesi in cui il B. si recò: ovunque egli fu accolto con entusiasmo e salutato come uno dei violinisti più completi per virtuosità tecnica e per intensità espressiva. Nel suo scritto Schumann lodava anche le qualità del compositore; ma, in realtà, l'esperienza teatrale del B. non fu felice: la sua unica opera, Turanda, costituì un notevole insuccesso. Il B. fu invece uno dei pochi musicisti italiani del sec. XIX che coltivarono con dignità la "musica pura". In tal senso egli fu in polemica più o meno sottintesa con G. Verdi, al quale taluno volle addirittura contrapporlo, e rivelò nei suoi lavori influssi della musica, strumentale tedesca e francese.

A parte i primi pezzi giovanili (a dicipssette anni il compositore faceva già eseguire a Brescia sei sue Ouvertures a grande orchestra e nella primavera del 1836, maestro di cappella alla chiesa di S. Filippo della Pace, vi faceva eseguire la sua quinta grande Messa), la produzione musicale del B. comprende. l'opera Turanda (libr. di A. Gazzoletti tratto dalla Turandot di C. Gozzi; rappresentata alla Scala di Milano il 13 genn. 1867), le ricordate ouvertures per il Saul dell'Alfieri (1866)e per il Re Lear dello Shakespeare (1868), il poema sinfonico Francesca da Rimini (Milano 1890), le composizioni corali-orchestrali Sennacheribbo (Firenze 1872), La Resurrezione di Cristo, Salmi 51 e 56, Sinfonia cantata, sei Quartetti per archi, due Quintetti per archi, quattro Concerti per violino e orchestra, numerosi brani per violino e orchestra e per violino e pianoforte (pagine spesso di carattere brillante e virtuosistico, tra le quali ebbero notorietà Elegia, La Ronde des lutins e Il Mulattiere), composizioni vocali da camera (romanze, duetti, canzonette, stomehi, fra i quali la celebre romanza Il prigioniero di Josephstadt).Tali musiche furono pubblicate per lo più dagli editori Lucca, Ricordi, Guidi e Fürsher. I sei Quartetti e i due Quintetti sono i lavori che, scritti nel periodo, della maturità, presentano maggiori pregi: parlando di uno dei Quartetti, Arrigo Boito riconosceva al B. "una intelligenza educata da anni e anni alla audizione non solo, ma anche all'esecuzione dei grandi quartetti tedeschi", una intelligenza "la quale, per circostanze eccezionali e per esclusive tendenze alla musica strumentale, s'è trovata al di fuori dell'attuale movimento melodrammatico ed ha potuto conservarsi tutta, per singolare ventura, al culto dell'arte indipendente". Anche per F. Filippi il Quintetto d'arco era "una delle più meravigliose opere instrumentali del nostro tempo, quella che determina, che precisa l'individualità del Bazzini".

[da Dizionario Biografico Treccani]


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