Compagnia Zappalà Danza
Instrument Jam
presentazione di Elisa Guzzo Vaccarino
Il grande Sud, la bella Sicilia, la ricca tradizione isolana, la musica ammaliante, frutto di un crogiolo multiculturale antico e modernissimo: Roberto Zappalà, coreografo contemporaneo famoso per l’attaccamento alle sue radici e la proiezione internazionale, riassume tutto un suo intelligente percorso creativo in Instrument Jam, scelto per figurare nel cartellone del Teatro Comunale di Bologna come biglietto da visita altamente significativo della sua poetica, alla testa del gruppo Zappalà Danza fondato nel 1990.
Autore, in questo suo lavoro, anche delle scene, delle luci e dei costumi, Zappalà ha prodotto Instrument Jam nel suo centro operativo a Catania, efficacemente intitolato Scenario Pubblico, un miracolo di accoglienza, convivialità, operosità, messo in piedi con determinazione nel 2002, e fertile di tante iniziative fortunate, senza soluzione di continuità da più di venticinque anni, meritoriamente riconosciuto come Centro Nazionale di Produzione dal 2015.
La prima di Instrument Jam è stata al di là del mare, al Théâtre National Tunisien, la scorsa primavera, nel ciclo intitolato Italia, Culture, Mediterraneo, e nel segno di un’apertura sul mondo che il coreografo ha consapevolmente voluto attuare da sempre sul filo della sua intera vita artistica.
Il progetto Instruments, elaborato durante più stagioni, sfocia dunque quest’anno in una summa che raccoglie più tappe, in tre sezioni specialmente dedicate: la prima al marranzano, cioè lo scacciapensieri, scoprire l’invisibile, la seconda all’hang, la sofferenza del corpo, la terza ai tamburi, cage sculpture.
Si parte dal virtuosismo del catanese Puccio Castrogiovanni, al marranzano, uno degli strumenti più antichi al mondo, in metallo con una linguetta libera da far vibrare pizzicandola.
Due musicisti altrettanto valenti, Arnaldo Vacca ai tamburi, tra cui quello a cornice con sonagli, e Marco Selvaggio all’hang, che vuol dire mano in dialetto bernese ed è uno strumento artigianale nato in Svizzera solo nel 2000, sono artefici dell’ambiente sonoro per la danza di Instrument Jam.
L’hang - ognuno è diverso dall’altro e ha una sua intonazione peculiare - è composto da due semisfere appiattite in acciaio temprato che, unite, gli conferiscono la tipica forma lenticolare. Nella parte superiore ha una protuberanza centrale e sette piccole cavità laterali, mentre la parte inferiore è liscia con un'apertura al centro. Viene suonato con il polso, il palmo e le dita delle mani.
Quanto a Castrogiovanni, ha collaborato, tra gli altri, con Peppe Barra, Giorgio Albertazzi, Gabriele Lavia, Franco Zeffirelli, Carmen Consoli. Ha già curato la musica, con il suo gruppo dei Lautari, per A.Semu tutti devoti tutti e sud - virus di Roberto Zappalà.
Il quale, dal canto suo, con lavori come questo, adesso ripreso a Bologna, ha da tempo messo mano a un progetto di ampio respiro, re-mapping Sicily, nato per rileggere con occhio odierno il proprio patrimonio, articolandosi con più voci alla scoperta di una molteplicità di ritmi e di suoni.
La partitura coreografica “risponde” a queste sollecitazioni ineludibili, amplificandole e incorporandole, in armonia tra orecchio e occhio, in una jam - l’improvvisazione di jazzisti - piena di echi e di evocazioni.
Le mappe, come si sa, sono tracciati di viaggi, tra luoghi, ma anche tra concetti, narrazioni, pensieri, credenze, usi e costumi di ieri e di oggi, perché una cartografia non riguarda solo il territorio, ma molto di più, come affermava il cieco veggente Jorge Luis Borges, il “bibliotecario di Babele”.
Spiega Zappalà: “la Sicilia - Bufalino docet - non esiste; ci sono cento Sicilie e ognuna avrebbe bisogno di altrettante interpretazioni. Per interpretare servono gli strumenti e Instrument Jam se ne fa carico, nel senso letterale e metaforico, usando tre di questi, due tipici della terra siciliana, il marranzano e il tamburo a cornice, e il terzo, l’hang, lanciando reti sonore nel grande mare isolano carico di tante suggestioni profonde”.
I sapori e i colori, oltre che i suoni, della nostra meravigliosa isola che guarda all’Africa sono vivi nel trattamento e nello stile di Zappalà, autenticamente contemporaneo, dinamico, austero, specchio di un artista e uomo eticamente impegnato nella difficile realtà siciliana, oltre che maestro e attivista della danza con il suo gruppo multinazionale di performer devoti al messaggio danzato che il coreografo ama rinviare al suo pubblico di estimatori ammirati e fedeli.
Il “gesto, il comportamento del corpo siciliano”, nella società, nei riti, nella religione, nella letteratura, traspaiono qui nell’arroganza maschile, nella presenza scenica forte della donna - aggiunge ancora Roberto Zappalà. Instrument Jam è un trionfo di Mediterraneità: “la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava…” (Gesualdo Bufalino).