L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

Indice articoli

Zakharova e la grande danza a Bologna



Quattro titoli per otto serate con grandi compagnie ed étoiles italiane e internazionali
Classici del balletto e capolavori moderni dei maggiori coreografi di oggi
L’Orchestra del Teatro Comunale per Amore della star del balletto Svetlana Zakharova e per Il lago dei cigni diČajkovskij

Il programma in pdf

Mette la danza nuovamente al centro della sua programmazione artistica il Teatro Comunale di Bologna, presentando un terzo cartellone d’eccellenza – accanto a quello della lirica e della sinfonica già annunciati lo scorso ottobre – con il quale si completa la nuova Stagione 2019. Quattro titoli distribuiti in otto serate di spettacolo in Sala Bibiena, con grandi compagnie ed étoiles italiane e internazionali, che non mancheranno di entusiasmare appassionati e neofiti. Un calendario di qualità che valorizzerà la cultura del balletto con grandi classici del repertorio e celebri titoli neoclassici, firmati dai maggiori coreografi del Novecento, e che sconfinerà inoltre nel linguaggio contemporaneo con nuove creazioni già acclamate nel mondo. Protagonista anche l’Orchestra del Comunale, che eseguirà dal vivo le partiture dei primi due titoli in programma: Amore di Svetlana Zakharova e Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij nella produzione del Teatro di San Carlo di Napoli. Sul podio, rispettivamente per i due spettacoli, i direttori d'orchestra Pavel Sorokin e Aleksej Baklan. 

«Presentiamo con orgoglio questo nuovo cartellone dedicato alla danza – dice il sovrintendente Fulvio Macciardi –, che dal prossimo anno avrà una sua propria identità autonoma rispetto alla Stagione Lirica. Crediamo infatti che il Comunale, per sua storia e tradizione, certamente possa proporsi come uno dei teatri di riferimento nello scenario operistico odierno, tenendo conto della forte evoluzione che questo settore sta vivendo, senza però dimenticare l'arte coreutica, spesso meno valorizzata in Italia ma capace di coinvolgere un pubblico in molti casi diverso da quello della lirica. Ci auguriamo, quindi, che questa nuova proposta artistica possa stimolare non solo coloro che già frequentano il Teatro e le sue attività, ma anche nuovi spettatori». 

L’inaugurazione è affidata alla superstar mondiale del balletto Svetlana Zakharova, ospite per la prima volta delle stagioni del Comunale, che presenta il suo ultimo spettacolo: il trittico Amore (27 e 28 febbraio, ore 20.30). Étoile del Teatro Bol’šoj di Mosca dal 2003 e del Teatro alla Scala di Milano dal 2007, è riconosciuta per la perfezione tecnica e l’eleganza assoluta del suo stile. ConAmore, titolo dedicato all’Italia cui la danzatrice russa è molto legata, Zakharova ha scelto di cimentarsi nel repertorio contemporaneo affidando a coreografi di fama internazionale i tre lavori che compongono il trittico Amore. Il primo, Francesca da Rimini, creato dal russo Yuri Possokhov sull’omonima fantasia sinfonica di Pëtr Il’ič Čajkovskij per il San Francisco Ballet nel 2012, è ispirato al celebre episodio del Canto V dell’Inferno dantesco dedicato all’amore tragico di Paolo e Francesca. Sul palco, accanto a Zakharova, i solisti del Balletto Bol’šoj Denis Rodkin nel ruolo di Paolo e Mikhail Lobukhin in quello di Gianciotto. L'ideazione video è curata da Marija Tregubova, i costumi sono di Igor’ Čapurin e le luci di Andrej Abramov. Segue Rain before it falls, coreografia a tinte forti creata nel 2014 dal tedesco Patrick De Bana appositamente per Zakharova su musiche di Johann Sebastian Bach, Ottorino Respighi e Carlos Pino-Quintana. Il lavoro, che scava nel profondo dell’animo umano fra interni bui e ombre inquietanti, vede protagonisti, insieme a Zakharova, il solista del Bol’šoj Denis Savin e lo stesso De Bana. Il libretto è di Jean-François Vazelle, i costumi di Stephanie Baeuerle e le luci di James Engot. Chiude il trittico Strokes through the tail, creato nel 2005 per la Hubbard Street Dance Company di Chicago dall’irlandese Marguerite Donlon sulla Sinfonia n. 40 di Wolfgang Amadeus Mozart. In scena con Zakharova cinque danzatori del Bol’šoj che “si appropriano” della struttura della notazione musicale mozartiana rivelando tutto il genio e l’umorismo del grande compositore. Costumi e luci sono di Igor’ Čapurin e Andrej Abramov. 
Il 5 e 6 aprile (ore 20.30 e ore 18.00) spazio a un grande classico ottocentesco come Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Eseguito dal Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli diretto da Giuseppe Picone, al suo debutto al Comunale, il balletto è proposto nella rivisitazione storica del coreografo cubano Ricardo Nuñez, che con questa produzione vinse a Venezia il premio della critica nel 1994. Sul palco la Prima ballerina del Balletto Nazionale Olandese Maia Makhateli nel doppio ruolo di Odette-Odile, ovvero il Cigno bianco e il Cigno nero, e il solista Alessandro Staiano nel ruolo del principe Sigfrido. Capolavoro del tardo Romanticismo eseguito per la prima volta al Teatro Bol’šoj nel 1877 con la coreografia di Julius Reisinger, ottenne un vero successo soltanto nel 1895 grazie all’allestimento di Marius Petipa e Lev Ivanov al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Manterranno il fascino della fiaba russa originaria le scenografie di Philippe Binot ispirate alla pittura di fine Ottocento. 
Segue il debutto al Comunale di una delle compagnie più interessanti della danza internazionale, il Ballet Nice Méditerranée diretto dal 2010 dal grande danzatore e coreografo Éric Vu-An, con un programma di classici del balletto moderno intitolato Trittico (11 e 12 maggio, ore 20.30 e ore 15.30), presentato per la prima volta in Italia. Stella dell’Opéra de Paris, Éric Vu-An arriva a Bologna accompagnato dalla fama di una carriera eclettica, che si estende al cinema e al teatro, con le riprese di tre lavori firmati da alcuni dei maggiori coreografi contemporanei. L’Arlésienne, balletto fortunatissimo di Roland Petit del 1974 ispirato alla struggente tragedia d’amore di Alphonse Daudet su musiche di Georges Bizet, vede al centro del racconto Frédéric, che ha occhi solo per il fantasma di una femme fatale di Arles un tempo amata anziché per la bella Vivette. I caldi colori vangoghiani e il folclore provenzale tentano di rasserenarlo, ma il giovane sceglierà di sposarsi con la morte. Le lezioni quotidiane alla sbarra di due ballerini si trasformano a poco a poco in un delicato ed emozionante passo a due in Three Preludes dell’inglese Ben Stevenson, creato per l’Harkness Youth Ballet nel 1969 su musiche di Sergej Rachmaninov. Seducenti evoluzioni in rosso e nero si intrecciano con le movenze e i ritmi tangueri di Astor Piazzolla nei 5 Tangos, che chiudono il Trittico, ideati nel 1977 dall’olandese Hans van Manen. 
Infine, a rappresentare il panorama contemporaneo italiano è la Compagnia Zappalà Danza, che torna al Comunale, dopo il successo di LA NONA (dal caos, il corpo) nel 2017, con Instrument Jam (24 e 25 settembre, ore 20.30). Lo spettacolo della compagnia siciliana, che ben ritrae il temperamento unico del suo direttore e coreografo Roberto Zappalà, unisce tre titoli creati nel corso di un decennio nel centro operativo di Catania Scenario Pubblico. In questa nuova versione, al debutto lo scorso marzo al Théâtre National Tunisien nell’ambito del programma “Italia, Culture, Mediterraneo”, sono aggregate le tappe dedicate a tre strumenti musicali che rileggono la Sicilia e le sue tradizioni: il marranzano, ovvero lo scacciapensieri (Puccio Castrogiovanni), l’hang (Marco Selvaggio) e i tamburi (Arnaldo Vacca). In scena insieme ai musicisti sette danzatori uomini, che interpretano con vigore una Sicilia senza confini e multiculturale, dove tradizione e contemporaneità si incontrano. 

nuovi abbonamenti alla Stagione di Danza 2019, da 180 euro a 50 euro, sono disponibili a partire dal 7 novembre presso la biglietteria del Teatro e online. Chi possiede l'abbonamento completo a tutti gli appuntamenti della Stagione d'Opera 2019 e/o della Stagione Sinfonica 2019, avrà diritto a uno sconto sull'abbonamento Danza 2019 (non possono, quindi, usufruire della riduzione i possessori di mini abbonamento e carnet dell'Opera e dell'abbonamento solo al “Teatro Manzoni 4 concerti” della Sinfonica). 
biglietti per i singoli balletti, da 100 euro a 10 euro, sono in vendita dal 9 gennaio presso la biglietteria del Teatro e online. Ingressi a 5 e 10 euro per gli under15, se accompagnati da un adulto in possesso di titolo d'ingresso. 

CONTATTI E ORARI DELLA BIGLIETTERIA 
Mar > Ven 12.00 – 18.00, Sab 11.00 – 15.00 
Tel. +39 051.529019 / Fax +39 051.529995
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Nei giorni feriali di spettacolo da due ore prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo. 
Nei giorni festivi da un’ora e mezza prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo.  


 

Svetlana Zakharova

Amore

presentazione di Valentina Bonelli

L’inaugurazione della nuova stagione di balletto del Teatro Comunale di Bologna è affidata all’étoile Svetlana Zakharova, protagonista insieme a Primi ballerini e Solisti del Balletto Bol’šoj di Mosca dello spettacolo Amore, in scena mercoledì 27 e giovedì 28 febbraio alle ore 20.30.

Prima ballerina del Teatro Bol’šoj di Mosca ed Étoile del Teatro alla Scala di Milano, Svetlana Zakharova è oggi all’apice della fama, contesa dai maggiori teatri per la tecnica impeccabile, lo stile squisito, l’avvenenza scenica. Interprete ineguagliabile del repertorio classico e del Novecento, nelle ultime stagioni la ballerina russa si è dedicata con passione a spettacoli da lei stessa ideati, per i quali ha scelto preziose coreografie di repertorio e commissionato nuove, esclusive creazioni, per sé e per le étoiles che la accompagnano.

«Continuo ad adorare i balletti classici, che vorrei danzare sempre e il più a lungo possibile» ha confidato Zakharova. «La mia voglia di cambiare invece riguarda le creazioni contemporanee: sono per me come vestiti, ne vorrei provare sempre di nuove! Ho capito che cresce in me il desidero di conoscere nuovi coreografi, confrontarmi con stili a me ignoti, senza paura degli esperimenti. Mi piace anzi, e persino mi diverte, mostrarmi diversa da come il pubblico si aspetta di ritrovarmi, rivelare aspetti insospettabili della mia personalità scenica. Certo è difficile e rischioso sperimentare, ma per un ballerino nulla è più stimolante».

Da questa voglia di mettersi in gioco è nato il trittico Amore, titolo italiano ovunque comprensibile, scelto dalla stessa artista in omaggio al nostro paese dov’è sempre accolta con grande affetto.

Tre i titoli presentati, assai diversi per stile e temperamento, eseguiti con l’accompagnamento dal vivo dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna.

Yuri Possokhov, coreografo russo formatosi alla grande scuola del Bol’šoj e affermatosi in America, firma il petit ballet Francesca da Rimini sull’omonima fantasia sinfonica di Čajkovskij. Creato nel 2012 per il San Francisco Ballet è stato specialmente riallestito per Svetlana Zakharova e i ballerini del Bol’šoj. L’étoile, che del coreografo è stata musa per i balletti Cinderella e Un Eroe del nostro tempo, ha trovato in lui le doti che cercava: quell’attitudine al racconto propria degli artisti russi, la forza drammatica radicata nel dance-drama sovietico, il gusto per l’intrattenimento affinatosi nelle permanenza americana. Dalla vicenda dantesca, Possokhov tratteggia una Francesca che nell’interpretazione di Svetlana Zakharova diventa figura antica dal virginale candore, prima sospinta e poi travolta dalla passione. Paolo ha l’avvenenza del Primo ballerino del Bol’šoj Denis Rodkin, che manifesta il suo temperamento con l’aitanza della giovinezza, mentre Gianciotto ha la forza virile e le tinte fosche di Michail Lobuchin, anch’egli Primo ballerino del Bol’šoj. Intorno a loro un coro di damigelle stilizzate alla maniera medievale e di figure maschili simili a spettri infernali.

Con Patrick De Bana, coreografo tedesco formatosi con Béjart, Kylián, Duato, il primo incontro di Svetlana Zakharova è stato per un breve passo a due, interpretato insieme. È diventato il nucleo creativo di Rain Before it Falls, creazione per tre protagonisti su musiche barocche e sudamericane. Misteriosa l’atmosfera che pervade il brano, indecifrabili le figure che abitano la scena, un interno buio, legate da chissà quale rapporto: Svetlana Zakharova, che appare in lungo un abito viola, forse una parca con il destino dei due uomini tra le mani, lo stesso Patrick De Bana e Denis Savin, Solista del Balletto Bol’šoj. Passi a due, duetti maschili, assoli: la coreografia ha un’espressività nervosa, il gusto estetico è a tinte forti. Protagonista di un lungo assolo, Zakharova danza due pas de deux con De Bana creando un’alchimia strana tra se stessa, così delicata e algida, e il suo partner, fisionomia possente e tratti esotici. Tanto che i due hanno detto l’uno dell’altro: «Con lei si ha l’impressione di camminare nella città proibita, dove l’ultima imperatrice cinese ti invita a danzare» e «ballare con lui è come sentirsi in acqua, tuffarsi senza vederne il fondo».

La firma femminile del programma ha il nome di Marguerite Donlon, coreografa irlandese dal gusto eclettico e dallo stile estroso. Del suo repertorio Svetlana Zakharova ha scelto il balletto “signature”, Strokes Through the Tail, composto sulla Sinfonia N. 40 di Mozart. Esplicativo dello spirito della coreografia il titolo, che allude alla libertà lasciata dal compositore ai musicisti di eseguire le note lunghe o brevi proprio attraverso quelle “codine” segnate in partitura. Creato un decennio fa per la Hubbard Street Dance e divenuto un hit con altri ensembles per “la meravigliosa musicalità” e “il fine umorismo”, il balletto è stato specialmente riallestito per l’étoile russa e per i danzatori del Teatro Bol’šoj, capeggiati del Primo ballerino Michail Lobuchin. Invertiti i generi, nella nuova variante protagonista è la ballerina, in frac e gambe scoperte, attorniata da cinque uomini in tutù bianchi e torso nudo. Così il gioco dei ruoli funziona ancora meglio e l’umorismo irresistibile vira a tratti nel comico: per Svetlana Zakharova un registro inedito, e anche questo le riesce benissimo.


Il Lago dei Cigni” zarista di Ricardo Nuñez

Tra tradizione, amore e ribellione sulle note eterne di Čaikovskij

presentazione di Valeria Crippa

Una vena rivoluzionaria si insinua nel Lago dei Cigni zarista coreografato da Ricardo Nuñez che il Balletto del San Carlo di Napoli, diretto da Giuseppe Picone, presenterà al Comunale di Bologna il 5 e 6 aprile 2019 nella nuova stagione di danza. A eseguire l’eterna partitura di Pëtr Il'ič Čaikovskij sarà l’Orchestra del Comunale di Bologna.

Ambientato a San Pietroburgo alla corte di Nicola II, il classico del classici rivisitato da Nuñez prevede, nell’impianto tradizionale, un colpo di scena: i regali, imperturbabili Cigni, alla fine si ribellano al mago Rothbart di cui si liberano, permettendo al principe Sigfrido e all’amata fanciulla-cigno Odette di partire felici e contenti verso un insperato lieto fine. Così lo concepì il coreografo cubano, scomparso nel 2014, nella sua versione prodotta dal Teatro San Carlo di Napoli, dove debuttò nel maggio 1994 durante la direzione di Roberto Fascilla, interpretato con grande successo, nei ruoli principali, dalla coppia formata da Valentina Kozlova e Maximiliano Guerra. La produzione tornerà in scena al San Carlo il 30 marzo 2019, prima di approdare al Comunale di Bologna. Il balletto si incastona nel raffinato allestimento scenografico firmato dal francese Philippe Binot, che ha attinto alla pittura fine Ottocento per disegnare il lago fatato citando, nelle altre scene, il mondo della nobiltà russa e il gusto contadino, nei quali ha però introdotto richiami medievali. Ma non sono gli unici spunti a caratterizzare, tra i molti “Laghi” prodotti, la versione Nuñez. Il personaggio dell’inquieto Sigfrido, mosso da dubbi amletici, deve assecondare il volere della madre zarina che mira ad accasarlo a una ragazza dell’alta società e del tutore, una sorta di Rasputin, che coltiva malignamente l’arte della magia come arma di potere. Il principe troverà l’amore sulle rive del lago, in una creatura alata e pura, Odette, cui prometterà amore per sempre, finché non giungerà a corte un Cigno identico, ma Nero nelle sembianze e nell’anima: è la perfida Odile, emanazione di Rothbart, che estorcerà al principe una nuova promessa precipitando Odette nella disperazione. La rappresaglia dei Cigni contro Rothbart aprirà però la strada all’happy ending, a differenza di molte altre versioni che prevedono invece un epilogo drammatico. Ma la vera malìa di questo Lago a tinte soffuse risiede nei due “atti bianchi” e nel grand pas de deux del terzo atto. A illuminare questo classico rinnovato, il Balletto del San Carlo sfoggerà le sue stelle. Nel ruolo del principe Sigfrido ballerà Alessandro Staiano; protagonista come Odette / Odile la prima ballerina del Balletto Nazionale Olandese Maia Makhateli.


Compagnia Zappalà Danza

Instrument Jam

presentazione di Elisa Guzzo Vaccarino

Il grande Sud, la bella Sicilia, la ricca tradizione isolana, la musica ammaliante, frutto di un crogiolo multiculturale antico e modernissimo: Roberto Zappalà, coreografo contemporaneo famoso per l’attaccamento alle sue radici e la proiezione internazionale, riassume tutto un suo intelligente percorso creativo in Instrument Jam, scelto per figurare nel cartellone del Teatro Comunale di Bologna come biglietto da visita altamente significativo della sua poetica, alla testa del gruppo Zappalà Danza fondato nel 1990.

Autore, in questo suo lavoro, anche delle scene, delle luci e dei costumi, Zappalà ha prodotto Instrument Jam nel suo centro operativo a Catania, efficacemente intitolato Scenario Pubblico, un miracolo di accoglienza, convivialità, operosità, messo in piedi con determinazione nel 2002, e fertile di tante iniziative fortunate, senza soluzione di continuità da più di venticinque anni, meritoriamente riconosciuto come Centro Nazionale di Produzione dal 2015.

La prima di Instrument Jam è stata al di là del mare, al Théâtre National Tunisien, la scorsa primavera, nel ciclo intitolato Italia, Culture, Mediterraneo, e nel segno di un’apertura sul mondo che il coreografo ha consapevolmente voluto attuare da sempre sul filo della sua intera vita artistica.

Il progetto Instruments, elaborato durante più stagioni, sfocia dunque quest’anno in una summa che raccoglie più tappe, in tre sezioni specialmente dedicate: la prima al marranzano, cioè lo scacciapensieri, scoprire l’invisibile, la seconda all’hang, la sofferenza del corpo, la terza ai tamburi, cage sculpture.

Si parte dal virtuosismo del catanese Puccio Castrogiovanni, al marranzano, uno degli strumenti più antichi al mondo, in metallo con una linguetta libera da far vibrare pizzicandola.

Due musicisti altrettanto valenti, Arnaldo Vacca ai tamburi, tra cui quello a cornice con sonagli, e Marco Selvaggio all’hang, che vuol dire mano in dialetto bernese ed è uno strumento artigianale nato in Svizzera solo nel 2000, sono artefici dell’ambiente sonoro per la danza di Instrument Jam.

L’hang - ognuno è diverso dall’altro e ha una sua intonazione peculiare - è composto da due semisfere appiattite in acciaio temprato che, unite, gli conferiscono la tipica forma lenticolare. Nella parte superiore ha una protuberanza centrale e sette piccole cavità laterali, mentre la parte inferiore è liscia con un'apertura al centro. Viene suonato con il polso, il palmo e le dita delle mani.

Quanto a Castrogiovanni, ha collaborato, tra gli altri, con Peppe Barra, Giorgio Albertazzi, Gabriele Lavia, Franco Zeffirelli, Carmen Consoli. Ha già curato la musica, con il suo gruppo dei Lautari, per A.Semu tutti devoti tutti e sud - virus di Roberto Zappalà.

Il quale, dal canto suo, con lavori come questo, adesso ripreso a Bologna, ha da tempo messo mano a un progetto di ampio respiro, re-mapping Sicily, nato per rileggere con occhio odierno il proprio patrimonio, articolandosi con più voci alla scoperta di una molteplicità di ritmi e di suoni.

La partitura coreografica “risponde” a queste sollecitazioni ineludibili, amplificandole e incorporandole, in armonia tra orecchio e occhio, in una jam - l’improvvisazione di jazzisti - piena di echi e di evocazioni.

Le mappe, come si sa, sono tracciati di viaggi, tra luoghi, ma anche tra concetti, narrazioni, pensieri, credenze, usi e costumi di ieri e di oggi, perché una cartografia non riguarda solo il territorio, ma molto di più, come affermava il cieco veggente Jorge Luis Borges, il “bibliotecario di Babele”.

Spiega Zappalà: “la Sicilia - Bufalino docet - non esiste; ci sono cento Sicilie e ognuna avrebbe bisogno di altrettante interpretazioni. Per interpretare servono gli strumenti e Instrument Jam se ne fa carico, nel senso letterale e metaforico, usando tre di questi, due tipici della terra siciliana, il marranzano e il tamburo a cornice, e il terzo, l’hang, lanciando reti sonore nel grande mare isolano carico di tante suggestioni profonde”.

I sapori e i colori, oltre che i suoni, della nostra meravigliosa isola che guarda all’Africa sono vivi nel trattamento e nello stile di Zappalà, autenticamente contemporaneo, dinamico, austero, specchio di un artista e uomo eticamente impegnato nella difficile realtà siciliana, oltre che maestro e attivista della danza con il suo gruppo multinazionale di performer devoti al messaggio danzato che il coreografo ama rinviare al suo pubblico di estimatori ammirati e fedeli.

Il “gesto, il comportamento del corpo siciliano”, nella società, nei riti, nella religione, nella letteratura, traspaiono qui nell’arroganza maschile, nella presenza scenica forte della donna - aggiunge ancora Roberto Zappalà. Instrument Jam è un trionfo di Mediterraneità: “la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava…” (Gesualdo Bufalino).


Ballet Nice-Méditerranée

Trittico Stevenson, Van Manen, Petit

presentazione di Elisa Guzzo Vaccarino

Inghilterra, Olanda, Francia si incontrano sulla Côte d¹Azur, in un trittico di balletti di alta classe. Il pedigree di lungo corso del britannico Ben Stevenson, dell'olandese Hans Van Manen e del francese Roland Petit, di scena al Teatro Comunale di Bologna con il Ballet Nice-Méditerranée, nato nel 1947 e oggi più che mai vitale, è una certezza di alta qualità e di eleganza, coreografica e teatrale. A garanzia del gran pregio di Tre Preludi di Stevenson, 5 Tangos di Van Manen e L’Arlésienne di Petit, c’è il nome dell’attuale direttore della compagnia, Éric Vu-An, stella dell’Opéra de Paris e anche del cinema e del teatro, che firma qui un programma di autentici classici del balletto moderno.

Vu-An, come è buon uso in Francia, porta con sé ovunque vada l’expertise di étoile della casa madre del balletto transalpino, vale a dire tecnica, estetica, cultura, ampia conoscenza diretta del repertorio, sia di tradizione sia odierno, e dei modi per trasmetterlo a nuovi interpreti.

Scelto da Nureyev, appena diciannovenne, per il ruolo di Basilio in Don Chisciotte e da Maurice Béjart per il sensuale Boléro, il suo fascino scenico global, raffinato e spiccatissimo, gli è valso nel 1990 anche un ruolo-cammeo indimenticabile nel film di Bartolucci, Il tè nel deserto, dal romanzo di Paul Bowles, e la parte di un seducente Antinoo danz-attore nelle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, messo in scena da Maurizio Scaparro.

Dopo aver danzato all’Opéra in grandi titoli di George Balanchine, John Neumeier, Roland Petit e William Forsythe e in un memorabile Après Midi d’un Faune di Vaslav Nijinsky, dal 1955 Vu-An si dedica alla direzione del ballo prima al Grand Théâtre de Bordeaux, poi ad Avignon, poi a Marseille, come maître associato, e infine a Nice dove approda nel 2009, svolgendo un ottimo lavoro di guida sapiente e spaziando nelle sue proposte, sempre accuratamente scelte su misura per la compagnia, da Béjart a Lucinda Childs a Dwight Rhoden, oltre a montare Don Chisciotte e Coppélia, poi anche in Italia.

I tre lavori scelti ora per Bologna offrono tutta la gamma espressiva più amata da ogni pubblico, dai toni romantici di Stevenson a quelli formali del tango moderno stilizzato di Van Manen su Piazzolla agli accenti passionali e tragici di Roland Petit.

Una sbarra da esercizio in sala ballo è l’attrezzo-pretesto per raccontare una storia d’amore intensa e delicata nei Tre preludi del coreografo inglese, già danzatore nel Royal Ballet londinese, sulla musica di Sergej Rachmaninov, che sa far sbocciare le emozioni più intime, di condivisione, di complicità, di affiatamento, di fiducia.

Stevenson (1936), direttore di compagnie di primo piano in patria e negli USA, ha presentato in tutto il mondo questi suoi preludi, creati per l’Harkness Youth Ballet nel 1969, compreso il Teatro alla Scala, con immancabile successo.

Quanto al tango, il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges non amava Astor Piazzolla, detto “el gato” per l’agilità musicale felina, che a suo dire “non era tango”, ma è fuor di dubbio che questa nuova musica del compositore nato a Mar del Plata nel 1921 e morto a Buenos Aires nel 1992, allievo di Nadia Boulanger, cantato da Mina e Milva, ha rilanciato l’amore per il sound tanguero planetariamente.

I 5 Tangos in rosso e nero, come da convenzione, ma originalissimi nel disegno dei passi, disegnati nel 1977 incrociando i mezzi e i codici del balletto classico con il ghiaccio bollente del ballo rioplatense ad opera di Van Manen (1932), coreografo per istinto e per talento, uno dei padri e dei numi del balletto moderno olandese, appartengono proprio all’epoca della riscoperta di un universo di sentimenti, popolare e colto insieme, appunto per merito di Piazzola.

Il terzo maestro riproposto da Éric Vu-An al Comunale è Roland Petit (1924-2011), il coreografo più francese e più eclettico d’oltralpe con L’arlésienne, balletto fortunatissimo del 1974, che prende nome dalla “donna di Arles” in Provenza, mettendo in danza il racconto drammatico di Alphonse Daudet, pubblicato nel 1866, su musica di Georges Bizet del 1872.

Il giovane Frédéric, perdutamente preso dal fantasma di una femme fatale di Arles un tempo amata, nonostante le tenerezze per lui della bella e giovane Vivette, si smarrisce nei meandri di un’ossessione troppo forte per riuscire a dominarla. I colori caldi vangoghiani e il folklore provenzale di sottofondo, non lo rasserenano. Il suo mondo è cupo e Frédéric ne sarà travolto: un’eterna e infallibile storia di amore e morte.

 

 

 

 


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