L’Ape musicale

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Franz Joseph Haydn (1732 – 1809) Concerto per pianoforte n. 11 in Re maggiore Hob. XVIII

Il Concerto per fortepiano o clavicembalo e orchestra n.11 in Re magg. HobXVIII, composto nel 1782, fu l'ultimo dei concerti composti da Haydn per strumento a tastiera ed è certamente il più conosciuto ed eseguito tra i suoi Concerti. Concepito presumibilmente pensando al mercato degli ottimi dilettanti dell'epoca piuttosto che a quello dei pianisti professionisti, il Concerto in re maggiore, che gode da sempre di una meritata popolarità, si presenta molto più semplice, sia a livello strutturale sia a livello squisitamente tecnico, rispetto ai contemporanei lavori di Mozart. Nella prima metà del Settecento la musica strumentale era cresciuta progressivamente di importanza dando più rilievo a generi come la sinfonia, il concerto e il quartetto per archi legati anche all’aumento di musicisti dilettanti e all’avvio dei concerti pubblici a pagamento. La seconda metà del Settecento, durante la quale si svolgono la vita e l'attività creativa di Franz Joseph Haydn e di Wolfgang Amadeus Mozart, vede anche la graduale ma inesorabile affermazione del forte-piano sul clavicembalo. Haydn, non solo non era un virtuoso della tastiera, ma molte delle sue composizioni nascevano fondamentalmente per il clavicembalo. Quello nei confronti del fortepiano fu per il compositore austriaco un tardivo ma sincero interesse. Haydn acquistò il suo primo fortepiano, costruito da Johann Wenzel Schanz, solamente alla fine del 1788, ed è solo da questo momento (quando ormai aveva licenziato il suo ultimo Concerto da circa sei anni) che lo strumento inizierà a influenzare in modo davvero evidente la sua scrittura tastieristica che in alcuni casi presenterà nuove e interessanti soluzioni, soprattutto nell'uso del pedale di risonanza. In ogni caso, pur essendo un eccellente strumentista, Haydn, a differenza di Mozart, che incarna alla perfezione il ruolo di compositore-virtuoso della tastiera, non ha mai praticato un'attività pubblica di clavicembalista o di pianista. Anche nella produzione di concerti per pianoforte e orchestra la produzione di Mozart è stata nettamente superiore a quella di Haydn.

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Concerto per pianoforte n.21 in do magg. K 467
Nel 1785, anno in cui fu composto ed eseguito a Vienna il Concerto in do maggiore K. 467, Mozart viveva un momento di grande popolarità dopo il successo del Ratto al Serraglio ed era intimo dell'ambiente di corte e in relazioni di fraterna amicizia con il grande Joseph Haydn - cui aveva in quel periodo dedicato anche una serie di Quartetti. Una strada che lo aveva portato al centro della vita musicale viennese facendolo diventare - anche se per poco tempo - un musicista alla moda. E' in questo contesto che egli decise allora di organizzare di propria iniziativa una serie di concerti per sottoscrizione che avrebbero dovuto insieme rafforzare la sua fama ed il suo benessere. Il padre Leopoldo, recatosi a Vienna proprio in occasione della prima esecuzione di questo Concerto in do maggiore scrive alla figlia Nannerl “Tuo fratello ha incassato 559 fiorini e cioè assai di più di quanto immaginassimo poiché ha ancora 150 abbonati - ognuno dei quali paga una sterlina - per altri sei concerti alla «Mehlgrube… Ha poi suonato moltissime altre volte in teatro per pura cortesia. Finissero soltanto questi concerti! Non posso descriverti le seccature, le agitazioni…” Pur essendo riservata al virtuosismo del pianista una parte preminente, in questo concerto un ruolo predominante lo ha anche l'orchestra, che si muove con indipendenza. Se infatti nella parti pianistiche Mozart fa sfoggio della sua originalissima tecnica, si è preoccupato di dare all'orchestra lo stesso grado di interesse timbrico e musicale.

Franz Schmidt (1874 -1939) Sinfonia n.4 in Do maggiore

Il compositore austro-ungarico Franz Schmidt, nato a Pressburg (l’attuale Bratislava) nel 1874 e morto nel febbraio del 1939 a Perchtoldsdorf, nei pressi di Vienna era caduto nel dimenticatoio della storia dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La sua quarta sinfonia (che fu anche l’ultima da lui composta, tra il 1932 e il 1933), fu eseguita per la prima volta a Vienna l’anno successivo dal dedicatario della composizione, il leggendario direttore austriaco Oswald Kabasta, sommo interprete bruckneriano e fraterno sodale dello stesso compositore austro-ungarico. Kabasta fu anche vittima di un tragico destino; dopo la fine della guerra, fu sottoposto a processo, con l’obbligo di non fare più musica e di deporre per sempre la bacchetta direttoriale, in quanto tacciato di collaborazionismo con il regime hitleriano. Sopraffatto dagli eventi e in preda allo sconforto, il 6 febbraio 1946 Kabasta e la moglie si tolsero la vita all’interno di una chiesa di Kufstein, in Austria. Lo stesso Schmidt è stato tacciato di collaborazionismo con il regime di Hitler da alcuni addetti ai lavori dell’epoca, i quali affermarono che il compositore osservò compiaciuto l’annessione dell’Austria al Terzo Reich nel 1936, fino al punto di accettare, poco prima della sua morte, il progetto di composizione di una cantata dichiaratamente nazista, “Deutsche Auferstehung” (“Resurrezione germanica”). Schmidt considerò fin da subito la quarta sinfonia come una delle sue opere fondamentali, al punto che, dopo la prima, trionfale esecuzione di Kabasta alla Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna, ebbe modo di affermare: «Non so se si tratti della mia più grande opera, ma è in ogni caso la più vera e la più profonda». Profondamente legata alla morte dell’adorata figlia Emma, deceduta nel dare alla luce il suo primogenito, la composizione tenta di dare una forma e un significato alla sua sofferenza. Suddivisa in quattro tempi, che si susseguono senza pausa, dando luogo a un lungo, mesto solipsismo orchestrale, questa sinfonia rappresenta un viaggio, un’esplorazione dei sentimenti di fronte all’inevitabilità della morte.


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