L’Ape musicale

rivista di musica, arti, cultura

 

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Turandot


(24-30 luglio/14-20agosto)

con finale composto da Luciano Berio nel 2001

nuovo allestimento, coproduzione con il

Teatro Goldoni di Livorno

Regia Daniele Abbado, Direttore John Axelrod

scene Angelo Linzalata, costumi Giovanna Buzzi

La Principessa Turandot Catherine Naglestad

Il Principe Ignoto Ivan Magri'

Liu’ Emanuela Sgarlata

Ping Giulio Mastrototaro, Pong Marco Miglietta, Pang Andrea Giovannini

Per la prima volta a Torre del Lago, l’incompiuta pucciniana andrà in scena con il finale che Luciano Berio compose nel 2001 lavorando su 23 dei 30 appunti lasciati da Puccini; un finale chesi compone di complessive 307 battute di cui 133 riprese dagli appunti di Puccini e 174 composte da Berio. Il finale di Luciano Berio, più impegnativo dal punto di vista vocale, vide la sua prima assoluta nel 2002 al Festival delle Canarie e mai eseguito al Festival Puccini.


Nota di Daniele Abbado, regista

Questa realizzazione muove dalla considerazione di Turandot come opera che sta appieno nel percorso teatrale del novecento. Un’opera che ci consegna a un universo in cui coesistono mondi diversi. La favola musicata da Puccini ci spinge verso una narrazione non letterale né tantomeno realistica.

Si parte da una situazione archetipica: il mondo che irrompe in scena è in preda a una paralisi, in una situazione di crisi diffusa. Non si conosce l’origine di questa crisi, probabilmente è stata dimenticata. E, come nell’archetipo, restano da svelare degli enigmi.

Nel racconto scenico emerge una catena di traumi che premettono al trauma principale, quello della Regina Turandot, che ne reincarna uno lontanissimo.

Siamo all’interno della dualità maschile – femminile, una dualità irrisolta.

Questo clima di allucinazione collettiva può essere superato solamente con atti che ripristino la conoscenza. Per questo il ruolo e la funzione del giovane principe senza nome assumono fin dall’inizio il carattere della necessità.

Le tre Maschere sono parte essenziale del racconto, indicano che c’è un ruolo decisivo del Teatro. Il Teatro come luogo delle vicende interiori più inafferrabili ma anche come luogo di possibili svelamenti.

Puccini non riuscì a completare Turandot. Anche con l’importante apporto di Luciano Berio, questo racconto scenico sembra non chiudersi su una fine, quanto piuttosto donare a Turandot il senso di un tentativo, un esperimento. Turandot come Opera Aperta, consegnata al destino di generare e ospitare finali di significato diverso. (Daniele Abbado)


 

 

 
 
 

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